Philipp Jarnach, compositore, pianista, operatore culturale e didatta, nacque a Noisy, vicino a il Parigi 26 luglio 1892. Sua madre era tedesca. Il padre era invece originario di Barcellona, scultore affermato, ma anche appassionato di musica e discreto pianista che seppe trasmettere la sua passione per la musica al figlio. «E così - scrisse Jarnach - senza che ciò fosse una meta prefissata, divenni un bambino prodigio. A 11 anni suonai per la prima volta il pianoforte in pubblico, a 14 scrivevo delle piccole opere e a 16 ebbi il piacere di veder pubblicata una delle mie composizioni.»
Nonostante l'editore parigino Durand gli avesse pubblicato alcune opere, Jarnach, in un primo tempo, preferì dedicarsi alla sua attività di pianista.
Studiò a Nizza e, a partire dal 1907, fu allievo, a Parigi, di Albert Lavignac (1846-1916) per la teoria musicale e di Edouard Risler (1873-1829) per il pianoforte. A quell'epoca, la sua attività di accompagnatore in una scuola di canto privata gli gli diede l'occasione di conoscere Debussy e Ravel. L'influenza dell'impressionismo francese può essere rilevata nelle sue composizioni giovanili come la chanson «Ville morte» dove tra l'altro si nota già la preferenza di Jarnach per la melodia fortemente modulante. Ma furono altri due incontri che ebbero su Jarnach un'influenza determinante: a Parigi quello con il cantante Reinhold von Warlich. Jarnach aveva già consacrato molto tempo allo studio dei melodisti francesi, ma fu Warlich che gli fece conoscere il Lied tedesco: «È grazie a lui che ho scoperto questo universo musicale. Sono entrato in un paese incantato, dove mi attendevano meraviglie di espressione poetica e musicale, che mi hanno accompagnato per tutta la vita.» In seguito Jarnach conobbe lo scrittore Romain Rolland, che seppe capire le sue ambizioni di compositore e gli diede un consiglio decisivo: lasciare la Francia per stabilirsi in Germania.
Durante la Prima Guerra Mondiale, essendo difficile vivere all'estero, ma anche a Parigi, Jarnach decise di dimorare in Svizzera: «Anche se ero nato nel cuore della Francia, ero tuttavia sempre - secondo i miei documenti - uno spagnolo. Non essendo possibile, in periodo di guerra, raggiungere la Germania (e del resto non lo desideravo), optai per la Svizzera.» Nel 1914 prese domicilio a Zurigo, dove, nel 1915, conobbe Busoni, divenendone allievo ed ammiratore.
Fino a quel momento, come detto, le sue opere avevano subito l'influsso dell'impressionismo francese. L'incontro con Busoni, le frequenti discussioni sull'arte con questo grande musicista e Kulturmensch, ebbero come conseguenza un arricchimento della sua tavolozza espressiva. Fu probabilmente Busoni stesso a suscitare in Jarnach l'interesse per le tecniche di scrittura contrappuntistica. Il soggiorno a Zurigo fu quindi per Jarnach una tappa fondamentale della sua esperienza artistica. Egli non rimase insensibile nemmeno all'ideale della Neue Klassizität propugnata da Busoni, a cui dovette non solo un saldo senso della forma, ma anche il convincimento del valore della tonalità. La sua incondizionata ammirazione per Busoni non gli impedì di sviluppare una personalità artistica nettamente distinta che difficilmente si può inquadrare in una scuola, anche se punti di riferimento diversi possono essere riscontrati nelle sue composizioni. Nella sua produzione, parte della quale rimasta ancora manoscritta, predomina la musica strumentale. La melodia, che come per Busoni è innanzi tutto affidata alla voce superiore, costituisce il centro del suo stile compositivo. Nelle opere più tarde, come la «Seconda Sonata» oppure la «Sonatine über eine mitteralterliche Volksweise», si verifica un processo di essenzializzazione del suo linguaggio musicale, con l'adozione di uno stile spoglio, asciutto che mette in maggior rilievo l'elemento lineare della sua musica.
Fra il 1918 e il '21 insegnò al Conservatorio di Zurigo, e scrisse, come critico musicale, per il «Berliner Börsencourier» e per altre prestigiose riviste. In breve tempo acquisì un'eccellente reputazione come critico della vita musicale contemporanea: critico erudito, ma anche prudente e costruttivo.
Nel 1921 seguì il maestro a Berlino e, alla morte di questi (1924), ne portò a termine l'opera Doktor Faust. Con Heinz Tiessen ed Herbert Graf, diresse la programmazione dei Berliner Meloskonzerte, il cui scopo dichiarato era di rendere familiare al pubblico la musica contemporanea. Con lo stesso intendimento Jarnach fu uno dei promotori della Società Internazionale di Musica Contemporanea.
Dal 1927 al '49 insegnò composizione alla Hochschule für Musik di Colonia e dal 1949 al '70 fu attivo alla Staatliche Hochschule für Musik di Amburgo (direttore fino al 1959, poi professore di composizione). La Germania divenne così la sua patria artistica e in seguito anche istituzionale (nel 1931 prese la cittadinanza tedesca, «senza però essere infedele alla mia natura e al mio destino»).
Nel 1955 divenne membro della Berliner Akademie der Künste, e 2 anni più tardi ricevette, insieme a B. Blacher, il «Bach-Preis» della città di Amburgo. Ebbe fra i suoi allievi K. Weill, M. Maler e H. Degen.
Morì a Börnsen il 17 dicembre 1982.
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COMPOSIZIONI

Per orchestra:
«Prometheus», «Vorspiel» (s. d.); «Winterbilder», «suite» 1915); «Das leise Lied» (1915); «Ballade» (1916); «Prolog zu einem Ritterspiel» (1917); «Sinfonia brevis» op. 14 (n. d.); «Morgenklangspiel» («Romancero II») op. 19 (1925); «Vorspiel» op. 22 (1930); «Musik mit Mozart», variazioni op. 25 sul trio con pianoforte K. 542 e sul quintetto K. 593 (1935); «Concertino» per 2 violini, violoncello e archi (da Plattì) op. 31 (1935); «Musik Zum Gedächtnis der Einsamen» per quartetto od orchestra d'archi (1952).
Per voce e orchestra: «Die zwei Gesellen» (da Einchendorff; 1915); «Sieben Rappen» (da Wedekind; 1915); «Prädium, Gebet und Heiliger Tanz» aus «Das Wandbild» op. 11 (da Busoni; s. d.); 5 Lieder op. 15 (1-4 con orchestra, 1922); «2 Lieder des Narren» aus «Wie es euch gefällt» op. 24 (da «Shakespeare»; s. d,); «Ballade vom Kämpen» (da Eichendorff; 1934); «6 Volkslieder» op. 29 (1937).
Musica da camera: Quintetto op. 10 (1920); 2 quartetti (1916; op. 16, 1924); «Ballade» per violino e pianoforte (1911); Sonata, id. op. 9 (s. d.); «3 Rhapsodien» («Kammerduette»), id. op. 20 (1927); Sonatina per violoncello e pianoforte (1918); Sonatina per flauto e pianoforte op. 12 (s. d.); «Kavatine» per clarinetto e pianoforte (1960); inoltre, 2 Sonate per violino solo (op. 8 e 13, s. d.); «Konzertstücke» op. 17 (1924); Sonatina («Romancero I») op. 18 (1925); «Das Amrumer Tagebuch» op. 30 (1947); «3 Klavierstücke» op. 32 (1948); Sonata n. 2 (1952); «Sonatine über eine mittelalterliche Volksweise» (s. d.), e altro; liriche. Ha pubblicato inoltre la riduzione per pianoforte delle opere «Arlecchino» (1917), «Turandot» (1918) e «Doktor Faust» (1926) di Busoni, nonché «Sonaten für Flöte und Klavier» di G. Platti e D. Purcell.

Scritti

Alcuni articoli pubblicati da riviste tedesche, tra cui «Die heutige Situation der Musik und die Musikerziehung», in «Musikals Lebenhilfe», a cura di E. KRAus (Amburgo, 1958); «Das Beispiel Busonis», in «Das musikalische Selbstporträt» (ivi, 1963).

Bibliografia

K. HERBST, «Philipp Jarnach, ein biographischer und stilistischer Beitrag zur Geschicbte derjüngsten Musik», in Mk, 1930; H. H. STUCKENSCHMIDT, «Neue Musik», Berlino, 1951; H. MERSMANN e E. G. KLUSSMANN, «Der Künstler Philipp Jarnach und das Gesetz», in Philipp Jarnach zum 60. Geburtstag, Amburgo, 1952; H. WiRTH, in GROVE. [DEUMM] SU


Jarnach nei ricordi di Luening

(cfr.
Una visita di Jarnach e Luening a Busoni..., passim.

SU

Laureto Rodoni

Philipp Jarnach e Busoni

da Die gerade Linie istr unterbrochen [con note]

Saputo dal violinista Carl Flesch che l'insigne pianista [Busoni] si trovava a Zurigo, Philipp Jarnach [1] gli scrisse una lettera l'8 dicembre, manifestandogli il grande desiderio di conoscerlo personalmente: «Ich hege den grossen Wunsch, Sie persönlich kennenzulernen, und würde mich unendlich freuen wenn Sie mir gestatten, Sie zu besuchen.» [2] L'incontro avvenne sicuramente nel corso dello stesso mese e fu molto importante per la vita di entrambi i musicisti, sia sul piano umano, sia su quello artistico. Jarnach divenne ben presto, nonostante la giovane età (nel 1915 aveva 23 anni) non solo un prezioso assistente del compositore, [3] ma anche una sorta di alter ego del maestro, sostituendo in questo ruolo il pianista Egon Petri, che abitava troppo lontano da Zurigo in quel periodo. [4] Busoni fu subito colpito dall'intelligenza del suo giovane assistente e dalla facilità con cui si destreggiava nei meandri delle sue composizioni. Ne fece un efficace ritratto in una lettera [5] a Vianna Da Motta nel giugno 1917, dopo più di un anno di amicizia e collaborazione:

È spagnolo di nascita, educato a Parigi e di mentalità tedesca, ha un'intelligenza che a una grande rapidità unisce una grande chiarezza nell'afferrare e ordinare le idee. Mi è stato di aiuto, ha fatto la riduzione per canto e pianoforte delle due opere e le insegnerà anche ai cantanti; infatti, su mia proposta, è stato assunto dal Teatro municipale di Zurigo. [...] Inoltre gli piace molto la 'teoria', e spesso spiega a me i miei lavori. Parla un francese perfetto e un tedesco da persona colta. - Voilà Philippe! (È un ottimo pianista). [6]

Qualche mese dopo, Jarnach inviò al maestro una lettera [7] che documenta l'importanza del loro incontro e della loro conseguente amicizia:

Ich vergegenwärtige mir genau wie es war, als ich das erste Mal zu Ihnen kam: sie traten im entscheidenden Moment in mein künstlerischen Leben, im Augenblick wo ich, im Besitze einer gewissen Kompositionstechnik gelangt, ziemlich ratlos im Chaos jüngsten Überlieferungen hin und her schwankte. Sie lehrten mich vor allem das Eine: die unabänderdlichen Wertmesser der Kunst zu erkennen. Das hätte mir aber kein Andere schenken können.

[1] Il prezioso carteggio, conservato nella Musikabteilung della Staatsbibliothek zu Berlin, è ancora in parte inedito. Una ventina di lettere di Busoni a Jarnach sono pubblicate nell'edizione delle lettere curata da Beaumont e Sablich.

[2] N. Mus. Depos. 56, 85.

[3] Fino alla primavera del '18 si occupò di «Arlecchino» e «Turandot»: ne fece la riduzione per canto e pianoforte, collaborò alla scrittura delle varie parti, procurando a Busoni i copisti, e insegnò le due opere ai cantanti.

[4] A Zakopane, in Polonia. Sui rapporti con Petri, cfr. l'introduzione di A. Beaumont all'edizione citata delle lettere di Busoni, p.11: «[Durante il periodo dell'esilio] il contatto si fa più sporadico e il ruolo di confidente viene assegnato ad altri: Philipp Jarnach, Hans Huber, Volkmar Andreae e Isidor Philipp.» Cfr. inoltre l'edizione integrale delle lettere di Busoni a Petri cura di M. Weindel, pp. 240-290.

[5] Cfr. anche la lett. a Gerda del 21.8.1918, p. 252: «[Jarnach] ha schizzato un quadro retrospettivo della mia evoluzione come compositore, che dimostra un istinto e un'acutezza non comuni. Mi ha proprio commosso. - In quest'uomo c'è una grande ricchezza.»

[6] Lett. del 21.3.1917, n. 256, pp. 356-357. Cfr. anche Dent, p. 237.

[7] Lett. del 23.6.1917, N. Mus. Dep. 56, 92. Cfr. anche la biografia anonima, N. Mus. Dep. 56, 315: «In dieser Zeit fällt Jarnachs Bekanntschaft mit F. Busoni, die sich trotz der grossen Alters-Unterschiede bald zu einer engen und dauernden Freundschaft entwickelte und für Jarnach zu einer Quelle unschätzbaren Anregungen wurde.» Cfr. infine N. Mus. Dep. 56, 317 e i numerosi, interessanti riferimenti a Jarnach nel citato volume di Luening, pp. 176-185. Busoni seguì il cammino di Jarnach come compositore, incoraggiandolo, lodandone i rapidi progressi ed esortandolo a studiare le partiture mozartiane, in particolare Le nozze di Figaro, che considerava l'opera più perfetta di Mozart. Era soddisfatto nel constatare che il suo giovane famulus non scimmiottava, come molti suoi contemporanei, le composizioni di Richard Strauss.