HERMANN WILHELM DRABER
ALS BUSONIS SCHÜLER IN WEIMAR


[Hans Heinz Stuckenschmidt - Ferruccio Busoni - Zeittafel eines Europäers - ATLANTIS VERLAG 6063, ZÜRICH 1967, S.148-150;  
ISBN 3-254-00063-3]

Hermann W. DRABER, (1878-1942), flautista, musicologo e critico di origine slesiana. Studiò pianoforte con Busoni a Weimar e ne fu in seguito per un certo tempo l'assistente.

LETTERE DI BUSONI A DRABER

Auch im nächsten Sommer fand der Weimarer Meisterkurs noch einmal, ein letztes Mal, statt. Wieder versammelte sich eine Schar auserwählterjunger Klavierspieler (Kestenberg schätzt die Zahl 1910 auf zwölf, doch zeigt die Photographie achtzehn, unter denen freilich auch Gäste sein mögen) im Tempelherrenhaus um Busoni, den schönen, jungen Maestro mit dem romantischen Vollbart. Hermann Wilhelm Draber, ursprünglich Flötist, später Musikschriftsteller und Organisator von Musikfesten in Deutschland und der Schweiz, hat über diesen zweiten Weimarer Kurs berichtet: «Die Glücklichen, die kommen durften, konnten sich als freie Scholaren fühlen, wie die
Schüler der großen Maler der Renaissance.» Draber schildert die magische Anziehungskraft, die Busoni auf die Jugend ausübte: «Ein Zauberer, der über alle konventionelle Klavierschulmeisterei hinweg, frei von der leisesten Pedanterie, der Jugend die Musik als ein unbegrenztes Himmelreich erschloß,
der weitab vorn Alltag führte, und dessen eigenes Lebensbeispiel... bezeugte: erst mußt du ein Mensch und ein Künstler sein, dann findet sich alles andere.» Busoni habe niemals aus seinen Schülern Asketen machen wollen, sondern freie Lebenskünstler und strenge Kunstpriester, ohne Rücksicht auf Publikurn und Schriftgelehrte. «Den Wankenden ermutigte er zum Aufrechtgehen, dem Aufrechtgehenden gab er die Sicherheit und Zuversichtlichkeit.» Busoni habe jeden Ansatz zur Persönlichkeit erkannt und gefördert.
Dann läßt Draber die Beschreibung des Unterrichts folgen. Sie bestätigt und erweitert das Bild, das Kestenberg gezeichnet hat. «Zweimal in der Woche fanden wir uns im Tempelherrenhaus zusammen. Wer etwas fertig studiert hatte, durfte vorspielen. Die anderen saßen auf den einfachen, mit Kattun überzogenen Sofas, die ringsherum an den Wänden entlang standen, und hörten zu. Sie lernten dabei ebensoviel wie der Vorspielende. Hatte ein Schüler sein Stück beendigt, so gab es erst eine allgemeine Unterhaltung darüber oder man trat auf die Rasenseite, die einen herrlichen Blick in den Park gewährt, vor das Haus und rauchte eine Zigarette. jeder aber war tief erfüllt von der unbeschreiblichen Anregung, die Busonis Ausführungen erweckten. Es war, wie wenn der Heilige Geist über alle gekommen war. Da gab es keinen, der sich nicht von seiner zukünftigen Mission in der Musik erfüllt fühlte. Selten wurden übrigens technische Dinge besprochen. Das Technische verstand sich gewissermaßen von selbst. Fast immer stand das Kunstwerk als Ganzes und seine Gliederung zur Diskussion. Und doch merktejeder einzelne, wenn Busoni sich hinsetzte und vorspielte, was fast jede Woche einmal vorkam, wieviel Technisches er noch zu lernen hatte, um die volle Deutung, frei von Zufälligkeiten der Finger, geben zu können. Dafür bildeten dann technische Probleme außerhalb der Unterrichtsstunden im Schülerkreis ein um so eifriger behandeltes Thema, zu dem Busoni von selbst oder auf Befragung gern und ausführlich seine Ansichten äußerte.»
Draber ist auch erfüllt von der Erinnerung, wie weite Kreise über die Musik hinaus das Gespräch und der Unterricht Busonis zogen. Dankbar bewundert er, wie viele Stunden seiner kostbaren Zeit der große Mann an den Umgang mit den Schülern verschwendete.
Dabei war sich Busoni über die künstlerische und geistige Distanz, die ihn von der Mehrheit seiner Schüler trennte, durchaus klar. Nicht selten niokierte er sich in den Briefen namentlich an Gerda über die Jünglinge und jungen Gänschen, die zu ihm drängten und gar nicht imstande waren, auch nur zu ahnen, was seine Nähe für jeden empfindsamen und gleichgestimmten Menschen bedeuten mußte. Das galt oft sogar für die Meisterkurse, zu denen ja nur eine Elite von Studenten Zutritt hatte, die Busoni selbst aus der großen Anzahl der Kandidaten aussuchte. Die von Draber geschilderte Neigung, das Musikgespräch stets auf andere Gebiete übergreifen zu lassen, hängt mit der ästhetischen Grundhaltung Busonis zusammen. Für ihn war der Begriff der Kunst ein viele Gebiete zusammenfassender. Und wie er selbst musikalische Formen mit architektonischen verglich, seine Kompositionstätigkeit mit literarischer vermengte, Anregungen aus der Lektüre von Literaturen aller Zeiten und aus dem Besuch von Museen und Ausstellungen empfing, so übertrug er diese Haltung auch auf die Menschen seines Umgangs. Der Begriff der Einheit, der seine Musikanschauung kennzeichnet, muß daher auf das Künstlerische und Geistige schlechthin erweitert werden. Um Busonis Schüler zu sein und zu bleiben, genügte es nicht, ausgezeichnet Klavier zu spielen oder technisch gut zu komponieren. Man mußte in seinem höheren Sinne Künstler werden oder lieber ganz die Hände davon lassen.


LETTERE A DRABER


Sedalia, Missouri, 10.3.1911

[...] Il giusto "cadenzare"del dialogo è rimasto finora prerogativa di Mozart e di Verdi. - Esso assomma in sè molti fattori: stato d'animo, tempo, altezza delle note, entrata della risposta; sostegno, ripiegamento discreto o silenzio completo dell'orchestra, cambiamento dell'argomento di conversazione, espressione di una parentesi e che so io. Il Falstaff è una collezione esemplare di tutto ciò. Mi vengono in mente centinaia di esempi. Non ne ho trovato nemmeno uno nel «Cavaliere della rosa» [rappresentato pochi mesi prima, il 26 gennaio 1911 a Dresda]. Wagner ha dato troppa importanza alla "declamazione" (sillabe lunghe e corte, le lunghe sono per la maggior parte più acute) e inoltre c'è un eccesso di illustrazione letteraria.
Prendiamo la proposizione (che ho scritto or ora) "le lunghe sono per la maggior parte più acute". Può scommettere che Wagner avrebbe messo in musica la parola lunghe con una nota piuttosto lunga e più acute con una piuttosto acuta. Ma nella conversazione il tono sale al massimo alle parole per la maggior parte e scende alle parole ''più acute" .
Scusi per favore questa lezione, ci casco sempre.
Ho goduto molto il Don Chisciotte in un'esecuzione della Boston Symphony. Forse il miglior lavoro di Str.[auss].
- Non posso scrivere molto, sono convalescente e sempre sul punto di cambiare il vestito da viaggio con il frack. - Avrei voluto evitarlo, ma devo ancora informarLa che il mio caro O'Neil Phillips si è sparato. Il tono di queste parole è così asciutto, ma è stato un brutto colpo per me. Non aveva più pace, era per così dire perseguitato dai suoi nervi e spesso non dormiva per settimane intere. All'alba saltò dal letto e lo fece. L'effetto fu terribile.
Rallegriamoci della vita, siamo contenti - ogni ora è un dono. [...]

Londra, 21.1.1913

Caro Draber, da oggi alloggerò da Maud Allan [la celebre danzatrice era stata nel 1900 per un certo tempo allieva di pianoforte di Busoni a Weimar], West Wing Regent's Park, e perciò La prego di indirizzare colà eventuali notizie [...]. Ho sentito la 7a Sinfonia di Mahler, frammenti di Wagner (che, sempre, mi va più a genio in concerto) e il Rouet d'Omphale di Saint-Saëns. Quest'ultimo pezzo è quello che mi è piaciuto di più, d'altronde è stato quello meglio eseguito.
Saint Saëns (e Rimsky Korsakov) hanno anche contribuito alla musica per la Turandot (perché la mia non era sufficiente) - che è stata eseguita in stile da Variété da una orchestra di 20 suonatori. Il successo è stato grande!! I giornali sono entusiasti. Fascinating! Come ci si può difendere?
Certo ora ho imparato un po' a comporre, ma non ho ancora im-parato a comportarmi da compositore. Bisognerebbe iniziare un nuovo corso di studi - e io sono rimasto indietro in tante altre cose che devo ancora imparare...!
Bene, caro Draber, Traber, Draper, Trapper - comincio a capire: si fa lentamente strada in me, tardi - ora che il cammino della mia vita volge alla fine - la convinzione che, dato che non si può plasmare il mondo secondo le proprie idee, si... dovrebbe plasmare se stessi a seconda del mondo. Cosa che certo la maggior parte delle persone fa con zelo e con ciò vien data loro ragione, mentre hanno tutti torto.

Sarebbe possibile far capire ai critici che non esistono dissonanze? Che il concetto di cacofonia non è più valido? Per favore lo faccia. Nella B.[erliner] Z.[eitung]. Potremmo poi avanzare più rapidamente. Sono pieno di fiducia. Con questa e con i più cordiali saluti rimango
il Suo incurabile
F.B.
Professore presso la scuola suprema.


Bologna, 18.4.1913

Caro Draber, è mattina, e sono ancora a pezzi per le forti emozioni di ieri sera, non vorrei però tardare a riferirLe quanto è successo. Il consiglio comunale di questa città mi ha offerto ufficialmente la direzione del Conservatorio e la stampa e il pubblico hanno colto l'occasione della mia visita in qualità di concertista per dimostrarmi, con articoli e onoranze mai prima avuti, la loro simpatia e per esprimermi il loro desiderio unanime di avermi come loro capo musicale.
Quello che ho sempre sognato, un posto di grande autorità in Italia, mi viene ora offerto. In due e due quattro potrei fare di Bologna una città della musica, punto focale del paese, e forse spingerla persino a occupare una posizione più elevata in Europa. Mi vengono concessi concerti, orchestra e anche libertà, mi si aprono molte porte... Eppure sono penosamente indeciso, anzi da principio avevo rifiutato tutto quanto.
B. è piccola, angusta, e la vita culturale si svolge solo in una piccola cerchia di persone; per il resto è silenziosa e morta e in quanto ad architettura non è gaia, anzi piuttosto triste.
In fondo, anche una posizione eccezionale con molti diritti e am-pie libertà rimarrebbe dipendente dal consiglio comunale. Il trasferimento qui sarebbe certo una condizione inevitabile. La lotta di Heine contro le cimici "che combattono col loro puzzo" [Orig.: "Die mit Gestank fechten." Busoni cita liberamente da Heine, «Atta Troll. Ein Sommernachstaum», XI, 79] sarebbe certo molto vivace e consumerebbe metà delle mie energie. E il mio bel vasto mondo, in cui mi sento proprio a casa mia, si allontanerebbe e diventerebbe un paese straniero.
Ma gli Italiani mi hanno pienamente riconosciuto come loro compatriota, finalmente - mentre Berlino mi considererà sempre uno straniero e inveirà contro il mio modo di suonare Beethoven, perchè ha (per parlare ancora con Heine) "scale infami" [Orig. "niedertrachtig schìechte Treppen", ibidem, XII, 12. Anche qui si tratta di una citazione libera, con quel che segue] e questo salire e scendere mi fa venire i crampi alle gambe e all'anima.
Così stanno le cose e non ho ancora deciso nulla.
I 3 quinti degli 8 concerti milanesi [*] sono già andati in porto. Anche questa impresa è una bella dimostrazione di stima e tutto è stato organizzato e condotto con grande signorilità.
La signora Marga (Weigert) [allieva di pianoforte di Busoni a Weimar], la quale era presente ieri, Gliene potrà riferire come testimone.
Provo una sensazione di calore e una certa mestizia insieme, eppure ho molti buoni presentimenti.
Tanti affettuosi saluti,
Suo
F. Busoni

[*] Questo ciclo di otto concerti al Conservatorio «Verdi» di Milano (definito da Busoni il suo «Octameron») fu il più esteso che egli avesse mai presentato. Dopo un programma iniziale di trascrizioni da Bach, completato dalle Sonate «Waldstein» e op. 111 di Beethoven (7.4.1913), seguirono una serata interamente dedicata a Beethoven (11.4.), due serate di Chopin (14.4 e 19.4), due serate di Liszt con trascrizioni (21.4) e composizioni originali (5.5), una serata con Brahms, Franck, Alkan e Schumann (9.5), e finalmente un concerto dedicato a composizioni di Busoni, inclusa la prima esecuzione assoluta della Sonalina seconda (12.5, vedi lettera n. 162 a E. Petri del 13.5.1913)


Bologna, 13.6.1914

Mio caro Draber, grazie per la bella lettera e i giornali. Che da Motta si diffonda per iscritto sulla Vossische [Zeitung] prendendo sul serio (e perfino approvandolo) il contegno patologico che di fronte alla musica ha il mio infedele amico dott. Schenker [Heinrich Schenker (1868-1935), teorico della musica austriaco, sostenitore del metodo di analisi musicale basato sul concelto di "forma organica], mi fa dubitare di tutti e due (e anche un po' del venerabile giornale). Il dott. S. è un appassionato talmudista, e ho il sospetto che sia dedito a pratiche di masturbazione.
Il suo cervello non ha più sicuramente una tempra d'acciaio, tanto più duro è in compenso il suo capo. (Diminutivo di discapito) [Orig.: «Schadel» (= cranio) e «Schaden» (= danno, guasto).]
La ringrazio anche per il cordiale accenno alla Sposa sorteggiata.
Fra le opere ineseguite di compositori viventi vorrei ricordare soprattutto L'heure espagnole di Ravel. Al secondo posto anche Arianne et Barbebleu [sic] di Dukas. Sono composizioni di valore e originali, cosa che non si può sostenere del «Ferner Schreck» [Ossia lo «spavenlo lontano» (cioè Der ferne Klang di Schreker).] A Berlino è la brillante mediocrità quella che riporta immediatamente la vittoria. [...] Ho "scoperto" or ora, per la mia edizione di Bach, quattro duetti (per pianoforte) del grande Kantor! Queste sì che sono leccornie! - E nonostante tutto il lavoro di ricerca sull'argomento e i salamelecchi a Bach, questi duetti non sono mai stati eseguiti! Nemmeno da me. Ma, in fondo, io sono un buongustaio (e non un "intenditore"), e devo scoprire da me il sapore delle cose. -
E davvero, dopo Schlesinger [Adolf Martin] e Draber, che cosa potrei rivelare io su questo argomento? Se proponessi un teatro delle novità, per mancanza di altre novità, dovrei raccomandare i lavori miei - come B. Shaw. Delle opere che Ella menziona solo il Boris Godunov reclama un'esecuzione, e d 'altra parte è così splendido che il non essere rappresentato non gli nuoce. [...] Spero di essere a Berlino alla fine del mese.
Ieri ho spedito programmi di sala di Bologna. La tournée ha avuto successo. I giudizi sulla Suite della Sposa sorteggiata sono stati molto intelligenti.
Tanti saluti cordiali.
Suo F. Busoni


Zurigo, 9.4.1919

Caro H.W.D., molto di quel che mi scrive nella Sua lettera mi ha interessato, e soprattutto mi ha fatto piacere che l'abbia scritta. - - Mi ha consentito una certa visione generale, non però sufficiente per trarne una conclusione. - Due sono le cose che ritengo importanti per il progresso della musica. Prima di tutto: in questo ancor giovane secolo sono stati fatti molti esperimenti; partendo da tutto ciò che è stato fatto - dal nuovo e dal vecchio - si tratterebbe ora di dare nuovamente forma a qualcosa di durevole. E quello che tento di fare io. La maestria della forma e la gioia di far musica dovrebbero riacquistare i loro legittimi diritti. Si è già rimuginato troppo, troppo si è andati alla ricerca della profondità, troppo soggettivismo c'è stato nella musica. Anche troppi inutili rumori. - Si dovrebbero esprimere cose non comuni con parole comuni, come dice Schopenhauer, non viceversa. Dunque: Mozart e Goethe. -
In secondo luogo: bisognerebbe evitare dovunque (senza necessariamente negarlo!) il nazionalismo più gretto, borghese (provincialismo).
Per farlo il momento è sfavorevole, soprattutto da voi. - Quanto al resto, ognuno dovrebbe cercare di fare il meglio che può da sé senza cercare il sostegno di gruppi, di comunità; tutto sarebbe più genuino e più onesto.
Queste osservazioni non mi sono venute in mente per l'occasione e non sono state improvvisate sul momento in risposta alla Sua lettera, ma sono invece il risultato maturo di una meditazione personale. In fondo a Beriino si resterebbe delusi di me. Non ne posso più di tutto ciò che è casuale!
Devo anche ringraziaria per essersi gentilmente ricordato del mio compleanno - (il giornale che Le accludo* La informa di come è stato festeggiato qui) - e per la notizia della disponibilità di Richard Strauss. - Spero di aver terminato il Dottor Faust per la stagione 1920-21. Conosce il libretto?
Con i miei saluti più cordiali a Lei, alla Sua Signora e anche a Susi F.,

Suo dev.mo
F. Busoni


*Accluso era un ritaglio dalla Neue Zürcher Zeitung del 4.4.1919, contennte la critica al concerto del 1° aprile alla Tonhalle. Il programma festeggiava Busoni con il suo concerto per violino, la Suite da concerio dall'Idorneneo e la prima assoluta di Sarabande und Cortège op. 51.