Emilio ANZOLETTI (1874-1950) studiò ingegneria a Bologna e a Berlino. Violoncellista dilettante, apparteneva a una famiglia mezza viennese e mezza italiana. Con suo fratello Augusto, fu legato da stretta amicizia a Busoni. Nel 1918 Emilio Anzoletti si stabilì a Bergamo, lavorando alle dipendenze dell'Italcementi, e vi rimase per il resto della sua vita con la moglie e due figli. [BUSONI I, Lettere nn. 56, 62, 80, 92, 180.]
New York, 23.2.1904

Caro Emilio,
La tua lettera d'oggi - per quanto essa rinunzii a volermi consolare - pure mi ha confortato; se non fosse per altra ragione che per quella, ch'essa parla la lingua europea, vale a dire del pensiero e del cuore. Questa favella è qui sconosciuta e se una volta forse ne si conobbe un germe, oggi ha ceduto ad un vocabolario affaristico che tratta di fatti e mai di sentimenti.
Infatti io comincio a dubitare dell'«avvenire» dell'America e d'un sviluppo di questa nazione nel senso del fiore delle culture del «vecchio» mondo. Durante dieci anni della mia assenza nessun cangiamento si è operato - la vita americana fù [sic] piantata quasi d'un colpo con una brillante idea pratica e rimase lì - la fantasia sembra esaurita coll'avere corrisposto in modo trascendentale ai bisogni della vlta comune.
Si può riassumere quest'opera nei capitoli seguenti: i mezzi di trasporto, tendendo alla rapidità e comodità; le comodità domestiche, nel genere pratico, non estetico e non poetico; vale a dire: ascensori dalla cucina alla camera da pranzo, cabinetti [sic] in congiunzione colla camera da letto, armadii nel vacuo delle mura e simili puerilità.
In terzo luogo: le invenzioni brevettate per la vita pratica e domestica, utensili da cucina meccanica, forni con valvole, polveri per render lucidi i metalli e gli stivali, etc.
In quarto luogo: la pubblicità, spinta all'estremo, I'importanza della stampa (per quest'unico scopo), la sfrontatezza della medesima contro qualunque rivalità, l'esagerazione, la menzogna, la «sensazione». L'esito, il successo, (un concetto che quì [sic] non è che finanziario) formano l'ideale unanime di questa nazione. Ora il successo vuol abbracciare le masse e per conseguenza l'oggetto di qualunque successo dev'essere tale, e riuscire alla portata di tutti, anche dei più infimi.
Lo scopo: il successo e l'oggetto per conseguirlo possono dunque formare il soggetto d'uno scambio d'idee, d'una conversazione fra persone elevate (almeno di posizione) ed inferiori, senza che una differenza di spirito si faccia rimarcare in nessun modo.
Tutta l'America ha basato il suo ideale sulla quantità e non sulla qualità, in modo che ognuno s'intende a meraviglia.
Ora mi pare che il carattere americano sia formato abbastanza nettamente e forse arrivato ad un tipo stazionario. Gli Americani hanno imparato tutto dall'Europa, ma sono convinti di averla sorpassata in tutto. Questa convinzione è fatale allo sviluppo e può avere di serie conseguenze. Sembrami infatti che anche in ciò che si potrebbe chiamare la specialità americana, I'Europa cominci a lasciarla indietro. Gli [sic] automobili francesi, la ferrovia sotterranea di Londra, il treno elettrico a Zossen [sobborgo di Berlino], le officine di Essen e Stettin superano di già le prestazioni degli Stati Uniti. In quanto alla Untergrundbahn di Berlino, l'americano non ha mai sognato di poter riunire la tecnica coll'estetica in un modo sì elegante.
Ecco il succinto delle mie osservazioni, forse un po' influenzate da un'antipatia momentanea, del resto ben spiegabile.
Io non attingo dall'oriente «la debolezza di memorie» come tu quasi mi rimproveri, ma il desiderio dell'avvenire, che mi attende colà .
E tutto il mio essere tende a questo, acciò io possa nuovamente e come è di mia natura «rallegrarmi del giorno che nasce»; facoltà, che quì [sic] mi è interdetta e quasi sparita.
Son contento di avermi scaricato un poco ed alleggerito, e ti ringrazio della buona occasione, che le tue care parole m'hanno fornito. [BUSONI I, 122-123]