CARTEGGIO

BUSONI - MARCHESE DI CASANOVA

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Se una rivista è interessata alla pubblicazione integrale di questo carteggio, ampiamente commentato e con riferimenti a Boccioni e ad altri pittori futuristi, scriva al curatore di questo sito [cfr. HOMEPAGE].

Quando incontrò per la prima volta il Marchese Silvio della Valle di Casanova, all'inizio della seconda decade di dicembre del 1915, Ferruccio Busoni da circa due mesi si trovava in Svizzera, a Zurigo, e da quasi un anno era lontano da Berlino, città che dal 1894 aveva scelto come luogo di residenza. Allo scoppio della prima guerra mondiale, il 1º agosto 1914, Busoni si trovava, come sempre d'estate, nel suo grande appartamento in Victoria-Luisen-Platz 11 e stava lavorando, con la collaborazione di Bruno Mugellini ed Egon Petri, all'edizione di tutta l'opera pianistica di Bach. Benché l’Italia fosse rimasta neutrale, si poteva facilmente prevedere una partecipazione al conflitto a fianco delle potenze alleate. Poiché l’abitare a Berlino in una tale situazione cagionava a Busoni un insopportabile disagio, onorò il contratto stipulato in precedenza con istituzioni musicali americane per una tournée negli Stati Uniti. Salpò alla volta di New York all'inizio del 1915. Durante il lungo soggiorno (più lungo del previsto) Busoni pensò anche di stabilirvisi definitivamente, ma «una irrequietudine invincibile, un disgusto insormontabile» lo fecero «fuggire e tornare - nonostante tutto - in Europa.»
Si è imbarcò all'inizio di settembre del 1915 con un piroscafo italiano insieme alla moglie Gerda e al secondogenito Raffaello. Arrivato a Milano «completamente esaurito», vi rimase «ammalato e irresoluto» per circa due settimane. Si trasferì poi a Losanna e decise infine di stabilirsi a Zurigo, dove affittò un appartamento con vista sul lago in Scheucherstrasse 36 (vi entrò il 5 novembre). Benché il suo nome fosse in Svizzera ben conosciuto, egli non sperava di trovarvi amici e ammiratori. Invece fu accolto con ogni deferenza e, appena arrivato, gli fu offerta «un'attività abbastanza estesa come pianista, compositore e direttore d'orchestra, a Zurigo ed in altre città.» Grazie all'aiuto dell'amico Volkmar Andreae ottenne subito l'asilo politico. Durante le prime settimane di permanenza a Zurigo ebbe l'occasione di conoscere la pianista Margarete Klinckerfuss, la quale lo mise quasi subito in contatto con il Marchese di Casanova. Si può ora affermare con certezza che i contatti risalivano ad alcuni anni prima, quando il pianista austriaco Gottfried Galston, amico comune e allievo di Busoni, si era dato da fare per organizzare un incontro a S. Remigio. La sua mediazione non ebbe successo, sicuramente per i numerosi ed estenuanti impegni concertistici del Maestro.
Forse Busoni lesse per la prima volta il nome del Marchese in una lettera del 19 settembre 1907 scrittagli da Galston: «Für Ihre Subscriptionliste auf Liszt's Gesamt-Ausgabe (der Klavierwerke) sind drei Namen (ausser meinem eigenen natürlich) also bitte zu notieren: Casanova Pallanza und Klinckerfuss senior [la madre di Margarete] und junior [Margarete, 1877-1959] Berlin.» [cfr. Weindel, p. 18]
Perché Busoni voleva conoscere il Marchese?
Non solo per la sua raffinata cultura mitteleuropea e per il fatto che era musicista, ma anche, e forse soprattutto, per la sua notevole collezione di autografi lisztiani: egli possedeva infatti, secondo la testimonianza di M. Klinckerfuss, i manoscritti della «Sonata in si minore», della Danse macabre*, della seconda Rapsodia, del Sonetto di Petrarca «Pace non trovo e non ho da far guerra», del «Lied des Frühlings von Uhland» («Saatengrün, Veilchenduft») e del Lied «Ich liebe dich, weil ich dich lieben muss» molto importanti per Busoni che stava curando una raccolta completa delle opere pianistiche del compositore ungherese. Inoltre il Marchese, conoscendo personaggi influenti, poteva intervenire per rendere più agevole il passaggio del pianista dalla Svizzera all’Italia e viceversa: le lunghe soste alla frontiera lo amareggiavano [cfr. lettera nº 4 nel mio saggio sull'esilio di Busoni] infatti profondamente, poiché si considerava cittadino del mondo. Sempre grazie alle sue conoscenze, il Marchese riuscì a far giungere in breve tempo a Zurigo i libri che il Maestro, appassionato bibliofilo, si era portato dall’America.
Per il Marchese il breve incontro con Busoni fu la realizzazione di un sogno («die Erfüllung eines Traums» ) e segnò l’inizio di una solida amicizia:

Io penso e ripenso ai due giorni passati a Zurigo, in dicembre, alle ore indimenticabili... che... hanno lasciato in me una così cara e indelebile memoria. M’auguro di rivederla fra breve... Voglia il cielo, che questo bel progetto abbia ad avverarsi ora - o almeno fra alcuni mesi - quando la primavera verrà a portarci tutta la sua dovizia di fiori ed incanti, a ricostituire un ambiente che sia degno di Lei e che dovrebbe, parmi, aggradirla, che per me sarebbe per me spiritualmente una vera oasi, in questo deserto mentale... Combineremo tutto a Milano, in marzo, dove conto udirla, se Ella mi può procurare l’entrata poiché io non sono membro della Società del Quartetto.

Il Marchese si augurava poi che da questo incontro nascesse una duratura amicizia e che, come stabilito a Zurigo, ci potesse essere un incontro in primavera a Pallanza. Busoni rispose il giorno di Natale, in italiano, ringraziando il Marchese dell’amicizia offerta («e di gran cuore accettata») .
L’ammirazione sconfinata del Marchese per Busoni appare chiara in un brano di una lettera dell’ottobre 1916, in cui dopo aver definito «Convegno spirituale» un imminente récital pianistico di Busoni, riferendosi anche alla moglie Sofia, scrive: «Noi siamo sitibondi della emanazione Sua, quale essa in una settimana ci avvolgerà, conforto dell’anima e del cuore - che l’ora che volge così duramente prova. Fin d’ora viviamo sotto i presentimenti del grande fascino.»
Il Marchese, come detto, conosceva personaggi molto importanti, quali il Senatore Conte di Sant’Elia, aiutante di campo del Re, il Senatore Conte di San Martino, amico del ministro dell’Interno ed era pure amico di Cadorna, di cui aveva un’altissima stima al punto che era grande desiderio del Marchese far conoscere il generale alla fine della guerra a Busoni: «Troverà in lui una persona che, anche in arte, è di una cultura eccezionale. Fu quà da me, circa due mesi prima che scoppiasse la guerra, non si parlò che di arte; quanto poco si sospettava, che doveva sconvolgere le sorti dell’Europa!» Grazie a queste conoscenze, egli poteva varcare il confine liberamente, senza troppe difficoltà anche se non voleva approfittarne troppo frequentemente. Inoltre poteva intervenire per rendere più agevole il passaggio di Busoni dalla Svizzera all’Italia: «Ora mi occuperò di procurarle una dichiarazione per la frontiera in modo che, quando Ella si reca a Roma e poi a Milano, per i suoi concerti, il delegato di frontiera sia preavvisato della Sua venuta e La accolga col massimo riguardo che concedono le circostanze.» Il Marchese, subito dopo l’incontro del 1915, si è anche attivamente e con successo occupato del trasferimento dei libri di Busoni a Zurigo .

Un nuovo incontro tra i due ebbe luogo tra la fine di aprile e l’inizio di maggio ancora a Zurigo , ma è sicuro che i due si erano incontrati un paio di mesi prima, alla fine di febbraio o a metà marzo, poiché, come si vedrà, a metà aprile Busoni aveva già suggerito al Marchese di invitare anche Boccioni a San Remigio. È lecito affermare che il Marchese abbia accettato con entusiasmo la proposta, perché amava contornarsi di uomini colti e di artisti: basti pensare che sono stati suoi ospiti a San Remigio Clara Wieck Schumann, Emil Von Sauer, Eugen D'Albert, e Wilhelm Kempff.


* Questo preziosissimo manoscritto è stato di recente autunno 2001) venduto da un possessore privato nell'asta organizzata da Stargardt a Berlino. Cfr. link con descrizione e foto di una pagina del manoscritto.


I. LETTERA DEL MARCHESE A BUSONI

Bellinzona, 15 Dez. 1915 (abends)

Verherter Meister, soeben hier angelangt , ehe ich die ital(ienisch)e Grenze überstreite und mich dem Joch der Zensur unterwerfe, gestatten Sie mir , auf gut Deutsch , Ihnen und Ihrer Frau Gemahlin meinen wärmsten Dank für Ihre herzliche Aufnahme bei sich , auszusprechen. Sie kennen zu lernen und Ihnen näher treten zu dürfen bedeutete für mich - seit langen Jahren - die Erfüllung eines Traums . Ich bin ein unverbesserlicher Bär, diesmal, aus meiner grimmigen Haut getreten zu sein, hat sich reichlich gelohnt und ich schätze mich glücklich den Grundstein zu unsere zukünftigen Freundschaft gelegt zu haben. Da wir in mancher Hinsicht, in dieser schweren Zeit, verwandt empfinden und gemeinsam leiden, so wär’s mir lieb, wenn wir an einander Sympathie und Halt fänden. Das gebe Gott! Auf S. Remigio werden wir, im Frühjahr, uns ein erträgliches Leben schaffen, wenn Sie Wort halten. Die Natur bietet dort was [parola illeggibile] möglich ist. Das übrige ist an uns gelegen. Einstweilen verfügen Sie über mich und empfangen Sie nochmals warmen Dank.
Ihr sehr ergebener
S. della Valle di Casanova


II. BUSONI AL MARCHESE


Illustre e caro amico,
Ho ricevuto le di Lei buone righe e, ieri, per giunta, le cartoline che rappresentano davvero un sogno afferrato dalla fotografia!
Di tutto La ringrazio ma più specialmente, più intimamente Le sono riconoscente della Sua venuta a Zurigo, dell’offerta (e di gran cuore accettata) amicizia.
Spero molto riveder La fra breve - forse alla occasione delle mie scappate in Italia -.
Intanto Le auguro una felice continuazione della Sua bella vita e pregandoLa di presentare i miei ossequi alla Signora Marchesa, mi dico di Lei affettuosamente devoto.
F. Busoni
Zurigo 26 D. 1915

P.S. La mia Signora porge Loro i suoi saluti. Nel caso che la faccenda dei libri Le recasse troppo incomodo desista pure dalle Sue buone intenzioni. Troverò un altro espediente.


III. BUSONI AL MARCHESE


Stimatissimo e caro Signor Marchese,
nella speranza che Ella abbia ricevuto la mia antecedente mi permetto pregarLa di volermi gentilmente informare intorno al destino dei miei libri. Io soffro indicibilmente del fatto di non aver presso di me le cose che mi sono care e godo nel mio cuore in nome di tutti coloro a cui fu concesso di rimanere nel loro proprio ambiente mentre la burrasca degli avvenimenti si scatena al di fuori. - Beati quelli! - Perciò Le domando scusa d’una insistenza che il mio preambolo Le renderà comprensibile.
Com’Ella sa, la mattinata del 23 Febbraio passerò il confine per rendermi a Roma. A Milano ed in marzo io spero assai di rivederLa. Accetti intanto i sentimenti di stima ed affetto che Le professa il di Lei devotissimo
Ferruccio BUSONI
Zurigo: Scheuchzerstrasse 36
12 G. 1916


IV. IL MARCHESE A BUSONI


Pallanza, 16.1.1916

Caro Maestro,
La ringrazio sentitamente delle sue righe cordiali e amichevoli che mi fecero grande piacere. Mi piange il cuore di pensare, che Ella, domani e dopo, eseguirà la Sua Fantasia Indiana e che io non sarò fra l’uditorio, che invidio. Sarei venuto a Zurigo, più che volentieri, anche per una sola udizione e ne sarei stato regalmente ricompensato; ma non avrei potuto trattenermici, per impegni che mi legano qua. Ora, benché io possa varcare il confine liberamente, non vorrei abusarne, perché pare che non sia troppo ben visto dall’autorità - in linea generale - e sono momenti questi, nei quali non è lecito pensare a sé e ai propri comodi, né di non conformarsi alle esigenze pubbliche. Ella mi capirà e mi vorrà compatire. Se mi sarà dato, più tardi, di assentarmi, per una dimora prolungata in Isvizzera, sarà altra cosa e allora procurerei di potere presenziare a diversi dei Suoi concerti.
Ora mi occuperò di procurarle una dichiarazione per la frontiera in modo che, quando Ella si reca a Roma e poi a Milano, per i suoi concerti, il delegato di frontiera sia preavvisato della Sua venuta e La accolga col massimo riguardo che concedono le circostanze. Vedrò se sarà meglio rivolgermi direttamente al se(nator)e Cte di San Martino, perché egli si rivolga al min. degli Interni, o se basterà una raccomandazione del Prefetto di Milano poiché il delegato di Chiasso è sotto la sua giurisdizione, credo. Se no il Prefetto di Como. Domani vedrò il Cte di Sant’Elia (ajutante di campo di S. M. il re e mio buon amico) e da lui avrò le ultime notizie dal fronte, che, a dire di tutti, sono eccellenti, sotto ogni aspetto. I nostri soldati sono meravigliosi per slancio, per abnegazione, per tenacia. Il morale, in tutto il paese, non potrebbe essere più elevato di quello che sia.
Pel Capo d’anno ebbi pure alcune righe del Generale Cadorna. A guerra finita, Ella ne farà la conoscenza, quà da me, poiché egli mi ha promessa la sua visita. Troverà in lui una persona che, anche in arte, è di una cultura eccezionale.
Fu quà da me, circa due mesi prima che scoppiasse la guerra, non si parlò che di arte; quanto poco si sospettava, che doveva sconvolgere le sorti dell’Europa! Mia sorella, che trovasi a Roma, visitò gli Ospedali militari, in compagnia di Cadorna, circa 10 - 12 giorni fa. Le accludo una descrizione della festa dell’Ospedale di Via Montebello.
Così pure un tagliando di giornale (comunicato da Zurigo): “Anche la musica si rifugia a Zurigo”, dove si parla di Lei. Non è gran ché; ma ha almeno il pregio di portare il Suo nome. Mia moglie La ringrazia dei suoi Saluti, che contraccambia cordialmente. Essa gioisce assai dell’idea che Ella verrà a passare qualche tempo con noi, in primavera. Sono passati parecchi anni, dacchè, dietro accordi presi con Galston, La attendevamo qua.
Voglia il cielo, che questo bel progetto abbia ad avverarsi ora - o almeno fra alcuni mesi - quando la primavera verrà a portarci tutta la sua dovizia di fiori ed incanti, a ricostituire un ambiente che sia degno di Lei e che dovrebbe, parmi, aggradirla, che per me sarebbe spiritualmente una vera oasi, in questo deserto mentale.
Non creda che io abbia dimenticato la commissione dei Suoi affari, affidatami riguardo ai libri.
Io giunsi qua qualche giorno prima del Natale. Proprio allora.... (frase cancellata dalla censura) Per di più c’era un movimento enorme di merce, per l’invio di doni ai soldati al fronte. Volli schivare quel momento, per affidare alla Ferrovia i Suoi libri, temendo ritardi ed eventuali smarrimenti. Appena passato il nuovo anno, mi misi in comunicazione coll’Hotel Regina, feci ritirare la cassa, da una persona di mia conoscenza e fidatissima (lo spedizioniere Dº (?) Donati di Luino) e provvidi per l’inoltro a Lei. Egli mi comunica di avere presentata la cassa all’Ufficio di Pubblica Sicurezza, per il controllo. Di lì passerà (forse è già passata) alla R.(egia) dogana - dopo di che, provvista del “nulla osta”, proseguirà subito per Zurigo. Se vi è del ritardo, sarà perché la verifica è assai minuziosa, vi sarà ingombro di merce e bisogna andare per turno.
In ogni modo, Ella può essere sicuro, che non vi sarà perdita di tempo e riceverà i Suoi libri quanto prima. -
Qui, meno qualche giorno di nebbia, abbiamo un tempo ideale, il sole ha una vigoria estiva.
E Loro, lì a Zurigo, che tempo hanno?
Io penso e ripenso ai due giorni passati a Zurigo, in dicembre, alle ore indimenticabili, passate con Lei, che passarono così veloci e che però hanno lasciato in me una così cara e indelebile memoria. M’auguro di rivederla fra breve. Intanto ella dà gli ultimi concerti, a Zurigo, verso la fine di aprile. E la prima quindicina di maggio è qua l’apogeo della “dolce stagione”. Combineremo tutto a Milano, in Marzo, dove conto udirla, se Ella mi può procurare l’entrata poiché io non sono membro della Società del Quartetto. Voglia ossequiare, per parte mia, la Signora Busoni, a Lei una cordiale stretta di mano dal Suo dev. S. della Valle di Casanova


V. IL MARCHESE A BUSONI


Pallanza 21.1. 1916

Caro Maestro,
Facendo seguito a quanto Le comunicai per lettera e poi per cartolina, ho il piacere di riferirle, che la cassa dei suoi libri è in via per Zurigo e che Ella la riceverà in questi giorni; se non la avesse già avuta. Il ritardo, nella partenza, fu causato, dal fatto che, per mancanza di interpreti si fece deferire l’esame dei libri, in lingua straniera, alla Censura di Milano. Poi se ne fece meno, perché si trovò qualcuno sul posto. In ogni modo, la cassa era già partita il giorno che io ebbi la Sua lettera, ed il mio spedizioniere mi assicura di avergliela spedita, nel modo più sollecito ed economico. Alcuni giornali furono trattenuti e Le verranno consegnati , allorché Ella entra nel regno. Scrissi al sen(ator)e di S. Martino, spiegandogli quello che occorreva e spero di avere risposta a giorni, che sarà mia premura trasmetterle.
Pregandola del mio ossequio alla Sig,ra Busoni, Le stringo la mano Dev. S. d. V. di Casanova


VI. BUSONI AL MARCHESE


Caro Marchese Silvio
al confine fui trattato nobilissimamente, porga perciò i miei ringraziamenti al Signor Sottoprefetto. - Dopo tredici ore di viaggio arrivammo senza incidenti a Zurigo dove trovai un mezzo metro d’altezza di corrispondenza ammonticchiata.
Prima di accingermi a risolverla e prima di riprendere il mio lavoro sento il bisogno di inviare innanzitutto a Lei i miei amichevoli saluti. Quel soggiorno colmo di bellezza naturale e artistica resa maggiore e più gustevole da una squisita ospitalità mi fornirà d’ora in quà un purissimo ricordo. Di questo dono ringrazio la Marchesa e Lei collo animo vibrante di simpatia. - La seccità relativa di questo ambiente svizzero mi serve bene a raccogliermi nuovamente per por fine ad alcuni ed inaugurare altri lavori. Così mi consolo d’un ideale abbandonato.

Sarò felice rivederli.
Abbracci per me la bambina e saluti caramente la Signorina Caldini. Alla Marchesa ed a Lei, nobilissimi amici, ripeto - anche in nome di mia moglie - cordialissimi saluti e ringraziamenti.
Se Boccioni è tutt’ora a S. Remigio lo saluti da confratello. Il quadro è in casa mia e mi costò quasi 200 lire di spese! (che non rimpiango).

Tendo le braccia alle statue agli alberi alle terrazze di S. Remigio; al lago, ai monti ed alle nuvole (sue predilette) benché tal volta un po’ troppo generose del loro elemento.

Non son riuscito ad udire le Sue poesie ma me Le leggerò qui a casa, se me ne impartisce la autorizzazione. Con rispetto ad affezione
Ferruccio BUSONI
Zurigo 23 giugno 1916


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