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The Operas of  Ruggero Leoncavallo


LA BOHEME

 



COMMEDIA LIRICA IN QUATTRO ATTI

PAROLE E MUSICA
di RUGGIERO LEONCAVALLO

Tratta dal romanzo:
SCÈNES DE LA VIE DE BOHÈME di H. MURGER


PERSONAGGI:
MARCELLO, pittore
RODOLFO, poeta
SCHAUNARD, musicista
BARBEMUCHE letterato ed istitutore del
VISCONTE PAOLO
GUSTAVO COLLINE, filosofo
GAUDENZIO, proprietario del Caffè Momus
DURAND, portinajo
Il SIGNORE del primo piano
Un BECERO
MUSETTE, grisette
MIMÌ, fiorista
EUFEMIA, stiratrice.
STUDENTI, GREISETTE, LORETTE, INQUILINI DI AMBO I SESSI,
SERVI, CUOCHE, GIOVANI DEL CAFFÈ, SGUATTERI, FACCHINI.

L’azione si svolge dal 24 dicembre 1837 al 24 dicembre 1938,
NB. Le indicazioni di destra e sinistra s'intendono dal lato dello spettatore,



DEDICACE DE LA VIE DE BOHEME

Comme un enfant de Bohème,
Marchant toujours an hasard,
Ami, je marche de meme
Sur le grand chemin de l'art.
Et pour baton de voyage,
Comme le bohémien,
J'ai l'espoir et le courage:
Sans cela je n'aurais rien.
Car cette route si belle
Quand je fis mes premiers pas.
Maintenant je la vois telle,
Telle qu'elle existe, hélas! !
Je la vois étroite et sombre.
Et déjà j'entends les cris
De mes compagnons dans l'ombre
Qui marchent le., pieds meurtris.
J'entends leur chant de misère,
J'entends la plainte de mort
De ceux qui restent derrieère ;
Et pourtant j'avance encor
Et debout sur le rivage,
Les pieds mouillés par le flot,
Ami, c'est d'aprés l'orage
Quo j'ai tracé mon tableau !

H. MURGER.







Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV









Atto Terzo

Ottobre 1838.

Va-t'en retire toi, spectre e de ma maitresse!

(A. DE Musset. - La nuit d'octobre.)


 

Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV


La soffitta di Marcello.

A destra sul davanti un comò sul quale è una bottiglia d'acqua ed un bicchiere - Poi, nell'angolo, un letto a due posti, davanti al quale è un paravento con schizzi e disegni di Marcello. - Nel mezzo una larga finestra, da cui si scorge dominare in lontananza sopra: una selva di comignoli e abbaini la cupola dorata del tempio des Invalides. Sul davanzale della finestra un vaso con un fiore disseccato. Presso la finestra un cavalletto da pittore dinanzi al quale lavora Marcello. - A sinistra il muro fa angolo e nel tratto sporgente è la porta della stanza, che aprendosi lascia vedere un uscio di faccia che si suppone esser della camera di Rodolfo. Sui muri tele, gessi. Un tavolo nel mezzo presso al quale Musette sta seduta coni, assorta. Schaunard è in piedi presso Marcello; ha un bastone spezzato sotto il braccio. - E quasi mezzogiorno.

MARCELLO
(dipingendo).
E che! tu pur sei vedovo?

SCHAUNARD
(affettando un'aria tragica e brandendo il bastone spezzato).
Sì, con Eufemia ho rotto
I rapporti e il bastone. Guarda com'è ridotto!
Il culto dei ritratti stavolta l'ha perduta.
D'un ussero stamane l'effigie ho rinvenuta
Con dedica amorosa, che il fallo suo conferma.
Il cuor di quella donna è proprio una caserma!

MARCELLO
(smettendo di dipingere, stirandosi).
Auf! sono stanco: è tardi?

SCHAUNARD
È l'ora a noi molesta
In cui si mette a tavola ogni persona onesta
E dire che a Parigi sui ferri in questo istante
Son più di centomila cotolette!

MARCELLO
(alzandosi.)
E altrettante
Bistecche.

SCHAUNARD
(con comica mestizia).
Oh! diventiamo delle oneste persone
Anche noi!

MARCELLO
Sì, moviamoci. Io porto a Salomone
Quel quadro ed ei pagarlo deve al prezzo migliore.

SCHAUNARD
Io per tentare un prestito corro dall'Editore.
Dovè Rodolfo?

MARCELLO
È solo, di là, cupo, accigliato.
Ho! l'umor suo giocondo com'è presto mutato,
Dal dì che, su, in carrozza, Mimì gli fuggì via!
Invan tenta il dolore celar con l'ironia
Negli ultimi suoi versi del Requiem d'amore!
Con le manine bianche Mimì spezzò il suo cuore!

SCHAUNARD
(avviandosi all'uscio).
In che legno elegante l'ho vista ier mattina!
Sorrideva al Visconte; sai? s'è fatta carina!
(Egli apre l'uscio che lascia spalancato
e lo si vede picchiare alla porta
di faccia, aprirla e chiuderla dopo entrato.)

MARCELLO
(avvicinandosi a musette).
Che hai? Sei forse in collera?

MUSETTE
(tristamente).
Io? No!

MARCELLO
Tu soffri? !
(con triste sorriso).
Ormai ci sono avvezza.
Al digiuno !

MARCELLO
Rimproveri?
È nell'anima tua tanta amarezza?
(si volge verso la finestra)
Vedi !

MUSETTE
(voltandosi appena).
che c'è?

MARCELLO
La nostra rosa muore!

MUSETTE
(crollando le spalle)
Ebben?!

MARCELLO
(con tristezza).
La nostra vita era quel fiore !
Io te l'offersi il dì che a me venisti
Qui, sotto un tetto ricco sol d'amor.
E tu fra i baci l’anima mi apristi
« Vivremo insiem finché la rosa è in fior!»

MUSETTE
(levandosi commossa).
Che poesie !

SCHAUNARD
(esce in fretta dalla stanza di Rodolfo
chiudendone la porta
e dice sul limitare).
Andiamo! Egli è là che lavora
Ritorneremmo insieme a cercarlo fra un'ora.
La Provvidenza è grande: andiamola a trovare;
Andiam !

MUSETTE
(con un sospiro a Schaunard?)
La Provvidenza ha gia troppo da fare
A nutrir gli augelletti dei bosco, amico mio!
(Marcello ha staccato una piccola tela dal muro;
messo il cappello dice
avvicinandosi a Musette, e baciandola)

MARCELLO
Non dir così, Musette; arrivederci!

MUSETTE
(baciandolo anch'essa
con tristezza).
Addio!
(Marcello e Schaunard escono chiudendo la porta.
Musette va presso la finestra, guarda in giù e poi dice ritornando:)

MUSETTE
È destin! debbo andarmene... Coraggio!
Ah, povero Marcello!
S'io pur mi ritraessi oggi, la forza
Avrei forse domani per soffrire
E un inferno tal vita!
No! non ne posso più! meglio è finire!
 
(siede decisa al tavolo e scrive dicendo le frasi)
"Marcello mio! - Non stare ad aspettarmi
Esco - e non so se ritornar potrò
Mi tormenta la fame, e per (Estrarmi
Sui boulevards vagando me ne vo.
(guardando un po' verso la finestra)
L'oro che su la cupola lontana
Degli Invalidi veggo scintillar,
M'abbaglia e par che a la mia mente insana
Tristi consigli venga a sussurrar.
Va! se il merletto non costasse tanto!...
Se certo almeno il pan fosse ogni dì
Or non ti scriverei con questo pianto
Che t'amo, eppur l'addio ti do così!!
(terge una lagrima e si leva)
Ora andiam,
(ascoltando) Chi sarà ? Forse Rodolfo
(prende la lettera scritta ed ascolta ansiosa)
Nessuno.
(va alla porta, l'apre e guarda nel corridoio)
Ah! il portinajo. - Tanto meglio. -
(chiamando)
Signor Giovanni, uditemi... scusate...
(Un portinaio comparisce sull'uscio. –
Musette corre al tavolo, chiude
la lettera e la consegna.)
Io vo fuori: è una lettera a Marcello
Allorché torni, gliela consegnate.
(Il portinaio s'inchina e parte chiudendo l'uscio. –
Musette va a la comode versa l'acqua in un bicchiere
e col fazzoletto si bagna gli occhi,)
Suvvia fuggiam, perché se resto ancora,
O povero cuor mio,
Non avrò più la forza!
(Passa dietro al paravento e prende sul Ietto il velo per capo e lo scialle che mette in fretta - poi s'arresa un istante indecisa guardando la stanzetta e mandando due baci con ambo le mani a destra ed a sinistra mormora fra un singulto :)
Addio! Addio !
(Poi corre veloce alla porta, la schiude
e si trova faccia a faccia con Mimì elegantemente vestita che entra tutta agitata,)

MUSETTE
(sbalordita arretrandosi).
Tu qui! Perché? Che vuoi?

MIMÌ
Voglio Rodolfo. - Chiedere perdon gli vo' prostrata;
Vo' dirgli ch'io non merito ch'ei m'abbia tanto amata;
Ma che se fui colpevole, a lui sol diedi il cuor!
Vo' dirgli che nel leggere que' versi in cui narrava
Del nostro amor la storia, il mio pensier tornava
Ai lieti dì che in lacrime rimpiango invano ancor!

MUSETTE
I versi! I versi! Credimi, t'inebrieran per poco
Se con essi ritornino gl'inverni senza fuoco
E i giorni senza pan!

MIMÌ
Oh! s'egli ancor può rendermi baci e carezze ardenti,
Io sfido la miseria e la fame e gli stenti!
Che importa a me il domar?

MUSETTE
Ah! tu parli così perchè al tuo cenno
Stan servi e cocchi che pagò il tuo damo
Perchè l'oro puoi spendere a tuo senno!...

MIMÌ
(esasperata)
No - ti parlo così sol perchè l'amo!

MUSETTE
Ed io, forse, Marcel non amo ancora?
Forse tutto non diedi per suo amor?
Eppur, sai tu che cosa fo a quest'ora
Fuggo! fuggo! Ed a brani fo il mio cor!
Fuggo perchè a la fin mi fa paura
Questa eterna incertezza del diman!
Fuggo perchè la fame mi tortura
E a sorridere ancor mi forzo invan !
Fuggo perchè di peso a lui son io
Che a sè stesso bastar diggià non sa!...
Non indugiar. - Pari è il tuo fato al mio -
Fuggi, Mimì, riprendi il cocchio e va!

MIMÌ
No, la miseria non mi fa paura -
E so ben io se sarò là diman?
Questo desio d'amor che mi tortura
Dal core io cerco di strapparlo invan!
Amo Rodolfo e i baci suoi voglio -
Ei m'ama ancora, ed altro il cor non sa.
Oh! lasciami obliar ne 'l sogno mio
Il cruccio de la vita che sen va!

MUSETTE
(spingendola)
E tu vallo a raggiungere.
(indicando la stanza di Rodolfo)
E là. - Io fuggo. -

MIMÌ
(fa per lanciarsi
con gioja verso la porta)
Ah !

MUSETTE
(fermandola e udendo passi precipitati
che si appressano )
Taci - sventura!
È Marcello che torna. - Ei sa,

MIMÌ
(tremante)
Nascondimi
Non vo' vederlo!...

MUSETTE
(indicandole il paravento
che copre il letto).
Colà. -

MIMÌ
(celandosi).
Ho paura. -

(Musette è ritta poggiata al tavolo guardando con aria di sfida la porta
che si apre violentemente.
Marcello appare pallido tenendo in mano la lettera di Musette. - Egli si sofferma un istante a guardarla poi si avanza mostrandole il foglio.)

MARCELLO
Se' proprio tu che hai scritto ciò?

MUSETTE
(fieramente).
Son io. -

MARCELLO
(dopo una pausa).
Come si chiama il tuo novello amante?

MUSETTE
Non lo so ancora.

MARCELLO
(scattando on rabbia)
Oh !
(poi ritenendosi)
Senti!... Giuro a Dio
Che impreco a la miseria in tale istante
Sol perché mentre a un altro apri le braccia
Non ho tua borsa da gittarti in faccia!

MUSETTE
Marcel non insultate. - Quali amanti
Aveste pria di me se tanto strano
Vi sembra che una donna a voi si è data?

MARCELLO
Ah! taci!... Tu non sai, tu, sciagurata!...

MUSETTE
(in terroni pendolo).
So che per te ho spremuto dal mio core
Tutto l'affetto de l'intera vita
E come pianta inaridita
Ora il cor mio langue e si muore!
Io so che ne lo scriverti lo schianto
Lacerava la triste anima mia
E mentre afflitta or mi partìa
Caldo piovea su le mie gote il pianto!!...
(commossa)
So che tutt'ora, allor che tu evocavi
Con quello spento fiore
Le prime ore d'amor
Sentii spezzarmi il core. -
Ed al pensiero son tornati ancor
Que' dì soavi
Ma pur fugaci!
E le miserie. -- E i nostri baci'.
E ne la pietra dei dolor
Volli al tuo piè cadere in pianto allor!

MARCELLO
(afferrandola fra le braccia commosso).
Tu m'ami ancor!... Tu m'ami il veggo:

MUSETTE
(piangendo).
T'amo!

MARCELLO
L'hai detto alfin! mentirmi
Così non può il tuo cor!
Fingesti di fuggirmi
Per prova sol, ma tu rimani ancor!
Un detto bramo!
Un solo detto
Per discolparti. - Un cenno aspetto.
Ah! dillo, qui Stretta al mio sen
(quasi in delirio scuotendola)
Parlami ancora
Crederti voglia!... Il cor t'implora!,,.
Ma parla! parla! Ti discolpa almen!

MUSETTE
(svincolandosi).
Sì, t'amo - e tu lo scorgi al mio dolore -
Non mi scolpo. - Lasciarti ora degg' io -
E pel tuo bene. - Mi si spezza il core,
Ma parto. - Dammi il bacio de l'addio!

MARCELLO
(prorompendo).
Va via, fantasma del passato!
E offrirmi baci osi tu ancor?
Creder mi lascia che ho sognato
Quand' io ripenso al nostro amor!
Son le menzogne tue soltanto
Che m'hanno appreso ad imprecar!
Ed ora io dubito del pianto
Perché t'ho visto lacrimar!
Ebben, va pur da me lontana
Vendi a chi t'offre gemme ed or
Le tue carezze, o cortigiana,
Io mi vergogno del tuo amor!

MUSETTE
Ah! tu insulti? Sei vile. - Io ti disprezzo, addio,
(Va decisa verso l'uscio. 
Marcello corre su di lei colle mani alzate.)

MARCELLO
Viva al tuo amante non per Dio!
(Mimì spaventata fa per correre al soccorso di Musette: il paravento cade e la scopre.)

MIMÌ
Ah! Musette!


MARCELLO
(stupito la guardai.)
Mimì!
(ride forzatamente)
Ah! Ah! or l'avventura
Si spiega.
(corre alla porta e la spalanca chiamando)
Su! Rodolfo. Vien qui!

MIMÌ
(tremante, stringendosi a Musette).
Mi fa paura,

MARCELLO
Rodolfo!

RODOLFO
(esce dalla sua camera e si arresta al limitare stupito guardando Mimì),
Ebben! Che avviene?

MARCELLO
(con allegria forzata).
Anch'io, consolati.
Ho il mio congedo! A noi novelli amor!
Evviva la Bohème! or possiam ridere!
(mesta buona Mimì che mi fa libero
Ha fornito a Musette un protettor!...

MIMÌ
(quasi delirante).
Rodolfo!... non lo credere
Ei perde il senno!... Io qui per te venia!
Sì per te solo, credimi!
Per ridarti il mio cuor, la vita mia!...
Non mento no!
(a Musette)
Di tu... glielo confessa!

RODOLFO
(salutando ironicamente).
Ah grazie! Troppo onore, Viscontessa!
(poi a Marcello)
Io t'aspetto di là.
(volta le spalle e va verso la sua stanza)

MIMÌ
(disperatamente aggrappandosi a lui).
L'ultima volta
Voglio parlarti!... Rodolfo m' ascolta!...
(Rodolfo si svincola e canterellando
entra nella stanza e chiude la sua
porta lasciando Mimì prostrata sulla soglia.)

RODOLFO
(cantando).
Fra noi due diggià tutto finì
Tu non sei che un fantasma ed uno spettro io sono.
Del nostro amor defunto il De-profundis qui
Fra una pipa e un bicchiere in gaio ritmo intuono.
A me più non rammenti il tuo perduto amor
Nel sudario di Seta che soffoca il tuo cor.

MUSETTE
(decisa, andando verso Mimì
e sollevandola con affetto).
Andiamo.

MARCELLO
(arrestandola col gesto).
Un motto ancor. Poiché fra noi
Tutto finì, vi prego di raccogliere
Le vostre cose e prenderle con voi.

MUSETTE
Sta ben!
(poi volgendosi a Mimì)
Va giù ad attendermi; presto discendo anch'io.

MIMÌ
(dall'uscio).
Addio Marcello!...

MARCELLO
(burbero).
Addio...

(Mimì scompare piangendo nel corridojo. – Musette va alla comode mentre Marcello si appoggia al tavolo voltandole il dorso. - Essa apre i tiretti, prende vari effetti e ne fa un piccolo pacco. - Poi esita un istante e, senza che Marcello se ne accorga, corre alla finestra, spezza un ramo dei fiore morto e, dopo averlo baciato, se lo mette nel seno. - Indi ridiscende, prende il pacco c tristamente dice a Marcello:)

MUSETTE
Ecco... ho finito

MARCELLO
(senza nemmeno guardarla).
Addio

(Musette dà un sospiro e va alla porta. Nel mentre fa per chiudere, una cuffietta cade dal pacco sul suolo. Passa non se ne avvede ed esce.
- Marcello si rivolge come trasognato, va, suo malgrado, alla finestra e si sporge a guardare, indi volgendosi e girando intorno lo sguardo, dice commosso:)

MARCELLO
Musette! O gioia de la mia dimora,
È dunque ver che lungi ora Sei tu?

RODOLFO
(dal fondo della sua stanza).
Fra noi due erme-i-ni diggià tutto finì
Tu non sei che un fantasma ed uno spettro io sono...
(Alla voce di Rodolfo, Marcello si rivolge e, scorta la cuffietta di Musette, si china a raccoglierla e, baciandola, si appressa al tavolo. Rodolfo continua:)
A me più non rammenti il tuo perduto ammor
Nel sudario di seta che soffoca il tuo cor !

(Marcello giunto presso al tavolo, grida qnasi piangendo:
Musette! e poi si accascia col capo fra le mani).






Atto Quarto

Il 24 dicembre 1838 a sera, - Réveillon.

(Entre chez moi. maigre étrangère
La Ballade du déséspéré.
MURGER.)

 

Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV



La soffitta di Rodolfo. che si suppone esser la stanza che si scorge in faccia a quella di Marcello nell'atto precedente.
Caminetto spento. a destra; lettuccio in ferro nei fondo a destra.
- Porta di entrata in fondo a sinistra.
- Finestra chiusa con vetri rammendati colla carta, a sinistra sul davanti. Nel mezzo un tavolo coperto di libri e carte e sul quale arde una lucerna ad olio a due becchi.
- Rodolfo è seduto scrivendo al tavolo, in un gran seggiolone di cuojo vecchio - qualche sedia in paglia qua e là
- all'alzarsi della tela si sente il brontolio del vento.

RODOLFO
(fissando la finestra).
Scuoti o vento fra i sibili
Scuoti le imposte mie con l'ali pronte!
Ben tu accompagni le strofe che volano
Intorno a la mia fronte,
(lascia la penna e legge i suoi versi)
- Chi batte a la porta a quest'ora ?
- La gloria son, vieni ad aprir!
- Va via: ne la mia casa ancora,
Larva bugiarda, osi venir?
Apri, son io, son la Ricchezza
De la tata bella io posso ancor
Renderti il bacio e la carezza.
- Va, non puoi rendermi l'amor!
(si alza a poco a poco animandosi)
- L'arte son io, la Poesia !
Vo' darti l'immortalità!
-Pace sol bramo. - E tu, va via
più illusioni il cor non ha.
- Ebben, dischiudi a me le porte
Poichè la pace brami sol -
Apri, son io, son la Morte
E guarir posso ogni tuo duol.
- Entra. Il tugurio a te dischiudo;
Perdona a tanta povertà. -
È la miseria, o spettro ignudo
Che t'offre l'ospitalità.
(si sente battere all'uscio)

RODOLFO
(balzando).
Chi è là ?

MARCELLO
(aprendo ed entrando).
Son io. - Che fai?
(chiude)

RODOLFO
(passeggia e finisce per arrestarsi presso alla finestra).
Scrivevo. - Ebben, Schaunard non è tornato?

MARCELLO
(sedendosi al posto di Rodolfo).
Ora verrà. - Chè il pranzo, tu lo sai,
Non è poi lungo a comperar! Tardato
Ha già troppo.
(voltandosi di botto)
Per Dio! Quel tuo camino
Davvero il nido par de' sette venti!
(prendendo i fogli scritti da Rodolfo)
È il tuo poema? Vo' veder. - Consenti?...

(Rodolfo fa un cenno d'assentimento,
Marcello legge e resta triste
ed assorto.)
(Schaunard entra vivamente in pantaloni chiari
e giacca d'estate col bavero sollevato tremando dal freddo:
egli ha un pacco coperto di cartone nella sinistra.
Entra, chiude vivamente la porta e va al tavolo
dove depone il pacco.)

SCHAUNARD
Brrr! che freddo! - Ecco il pranzo, del pan, qualche patata
E tre aringhe! Quaresima abbiamo anticipata!
E dir che un milione potevo ereditare
Che un mio nonno in America partì per ricercare!
Ma per un malinteso trovato in que' paraggi
Ei fu preso e sepolto nel ventre de' selvaggi!
Requescati in pace. - E pronto il desinare.
(In questo mentre Schaunard ha disposto
il mangiare sul tavolo e guarda Marcello e Rodolfo
entrambi assorti, uno presso al tavolo, l'altro
presso la finestra.)
Ehi, Rodolfo, che pensi? Marcello, vuoi mangiare?

RODOLFO
(avanzandosi).
Io penso che rimpiangere
Sempre dobbiamo i giorni che sen vanno.
(a Marcello)
Di', ti ritorna a l'anima
La sera di Natale de l'altro anno

MARCELLO
(animandosi).
La da Momus... che strepito!
Quanta gajezza e quante illusioni!

RODOLFO
Mimì col riso ingenuo!

MARCELLO
È Musette con le gaje sue canzoni!

RODOLFO
È Colline!

SCHAUNARD
Ci siam! La stura han dato!
Cominciam la canzone del passato?

MARCELLO
E perché no? quando al mercante l'ultimo
Quadro ho venduto, e l'oro mi contò
Nel riporlo, per caso, ancor la lettera
Di Musette fra le mani mi capitò!
Io la rilessi; e al punto in cui dicevami:
« Se certo almeno il pan fosse ogni dì »
Col pianto agli occhi, mi decisi a scriverle
Di tornar per un giorno solo qui.

SCHAUNARD
(di cattivo umore),
Hai scritto.

RODOLFO
Ebbene?

MARCELLO
Ebbene! Essa risposemi
Ch'era beli lieta di tornare ancor;
Sette dì son passati ne l'attendere
Essa non venne, ed è sparito l'or!

RODOLFO
(amaramente).
Cercavi il fuoco ne la fredda cenere!
Amore spento non ritorna più!

SCHAUNARD
E questa è la morale de la favola:
Le patate son fredde !... A cena, su. -

(Schaunard obbliga Rodolfo a sedere a sinistra del tavolo,
Marcello riprende posto nel seggiolone.
Schaunard siede in faccia al pubblico. Rodolfo e Marcello
non sanno decidersi a, mangiare. Schaunard appressa un tozzo di pane
alle labbra quando la porta si spalanca ed appare Mimi pallida,
emaciata e miseramente vestita.)

MARCELLO
(balzando).
Mimì.

RODOLFO e SCHAUNARD.
Mimì.
(Rodolfo in preda ad una interna lotta
ricade sulla sedia volgendo le spalle all'uscio.)

MIMÌ
(timidamente avanzandosi un poco
e sforzandosi a sorrider,).
Buona sera!... V'incomodo

MARCELLO
(affettando un fare burbero)
Quì che vi guida? A che tornate ancora

MIMÌ
(tremante).
Ho visto lume... e son salita, - Chiedervi
Debbo una grazia! - M'han cacciata fuora...
E non ho asilo !... Nulla! Oh qui lasciatemi
Per questa notte solo!... Ve lo accerto
Diman vo' via !...

SCHAUNARD
(non volendo far scorgere che è commosso,
le prende il braccio ruvidamente,
la fa avanzare e chiude la porta).
Ma entrate dunque! L'aria
Non sentite che vien da l'uscio aperto?

MIMÌ
(umilmente).
Oh, vi chiedo perdono!

MARCELLO
(come sopra),
E il viscontino amato?

MIMÌ
(semplice e triste).
È finita da un pezzo. - Il congedo m'ha dato
Quel dì che mi vedeste da voi l'ultima volta
(È presa da un accesso di tosse)
Tornar volli al lavoro... e fui sì male accolta!
Poi venne la miseria,., infili caddi ammalata!
All'ospedale un mese intero son restata -
Sapete, a San Luigi, sala Santa Vittoria,
Letto numero venti!,., Ecco tutta la storia!,..
(Rodolfo si alza di scatto e va ad appoggiarsi
al camino colla faccia tra le mani.)


MIMÌ
(continuando).
Son lieti giorni appena che di là cono usci       -
C'era folla! - M'han detto ch'ero proprio guarita
(tosse ancora)
E di poi... tosso sempre!.,, Ma non v'incomodate
Per me! Tornate a tavola, ve ne prego mangiate!

MARCELLO
(con dolcezza).
No, fame non abbian!..,

MIMÌ
(amaramente)
Beati voi!…

(Marcello porta vivamente le mani agli occhi. - Schaunard si alza serio, la prende pel Braccio, la obbliga a. sedere al posto ov'era Rodolfo ed, indicandole col gesto ciò che è sulla tavola, dice:)

SCHAUNARD
Mangia !!...

(Mimì si precipita sul tozzo di pane che porta avidamente alla bocca e non potendo più lo lascia cadere e dà in dirotto pianto. - Rodolfo, che si è rivolto, corre piangendo a lei, cade in ginocchio e la stringe fra le braccia.)

RODOLFO
Oh! Mimì !

MIMÌ
(prendendo il suo capo fra le braccia),
Rodolfo mio, perdono!
Ah! tu mi guardi,,. È ver cangiata io sono!

RODOLFO
(toccandola),
Mimì, come se' fredda! - Orsù, del fuoco
Marcello!
(Marcello tristamente rompe una sedia con un calcio ed aiutato da Schaunard, che prende dei fogli di carta e dei libri dal tavolo, fa un po' di fuoco.)

MIMÌ
(cercando sorridere mentre
Marcello rompe la sedia)
Sì, così.., così rammentami
Il bel tempo felice!! E tu perdonami
(a Rodolfo)
Di peso ancor ti sono !... Ma per poco! !

(Rodolfo, sollevando Mimì, la porta al seggiolone che ha voltato verso il fuoco colle spalle alla porta la fa sedere e le dice baciandola:)

RODOLFO
Perché parli così ? - Vieni riscaldati,
Mimì

MIMÌ
Oh! m'ha colta un gelo terribile!
Per salire sin quì ci ho messo un'ora;
E sol m'ha sostenuta il desiderio
Di rivederti un'altra volta ancora!

RODOLFO
(con angoscia).
Che parli!

MIMÌ
(allungando le mani per scaldarsi).
Va, più nol dirò, Consolati -
Colm’è gaja la fiamma! Oh, il buon calore.

(Mimì tosse ancora; Rodolfo corre a Marcello e Schaunard,)

RODOLFO
(piano).
Schaunard! Marcello!.,. ven prego, ajutatemi!,..
Come trovar de' rimedi… un dottore!...

(Schaunard, come riflettendo, va preoccupato
alla porta e la dischiude; in quella si ode
la voce di Musette che canta sulla scala.)


MUSETTE
(di dentro)
Mimì Pinson la biondinetta
Che corteggiar ciascun vuol
Un gonnellino e una cuffietta
Landereritta
Possiede sol.

MARCELLO
(con ansia).
Musette!…

SCHAUNARD
Essa..

MIMÌ
Vederla almen poss' io !
(Musette appare
in costume elegante sulla porta.)

MUSETTE
(sorridendo).
Si può? Son giunta in tempo? Eccomi qui.
Un po' in ritardo, è ver, Marcello mio!…
(guardando intorno)
Mi fate il broncio? Che avete?

(Rodolfo e Schaunard portano le mani agli occhi: Marcello prende per mano Musette e la fa avanzare verso Mimì che essa non ha visto perché nascosta nel gran seggiolone. Musette, scorgendola, comprende e grida)

MUSETTE
Mimì.

MIMI
Oh !... Musette!

MUSETTE
(abbracciandola ).
Mimì!... in tale stato!...
Ma se' di gelo!... Qui non c'è più fuoco!...
(interrogando con lo sguardo i tre amici)
Nulla?
(poi con moto improvviso si strappa un braccialetto
ed un anello e li dà a Schaunard)
Prendi, Schaunard... corri… provvedi
A tutto! Qui restar non può così!

MARCELLO
(in tuono di rimprovero .)
Musette!...

MUSETTE
(fissandolo).
Io n'ho il diritto. – È per Mimì!
(Schaunard esce, -
Musette si appressa a Mimi.)

MIMÌ
(a Musette).
Grazie!.., O voi tutti, come Siete buoni!…
Ma é tardi!

MUSETTE
Perchè mai ?

MIMÌ
Questa é la fine!

MUSETTE
(con grande commozione mostrandole Rodolfo
in preda a muta disperazione).
Non dir così!... Pietà del suo dolore!
Guarda Rodolfo... Tu gli spezzi il core.

MIMÌ
(con uno sforzo disperato a Rodolfo).
Mo, morir non vogl'io poiché mi rendi
Ancor l'amor tuo !... Mi guarirai!...
Tornerò bella per te sol!.. Vedrai...
Come nei lieti dì!...
(a Musette)
Lo specchio prendi...
(Musette non potendo più frenarsi si rivolge
e cade fra le braccia di Marcello piangendo.)
Sento che il volto il sangue già colora...
E queste mani... sono belle ancora!
(Mimì scoppia, in pianto)
Baciale, va... l'estrema volta!

RODOLFO
(scattando con un urlo dì angoscia).
Oh, taci!
Taci crudel! --- Tu sei la vita mia!
Dio non sarà tanto feroce alfine
Di riprenderti a me!...

MUSETTE e MARCELLO
(accorrendo, nel vedere che Mimì
spiega il capo come in deliquio).
Mimi ! Che hai !

RODOLFO
(inginocchiandosi presso a lei
e prendendole le mani.
Tutti circondano Mimì)
Mimì!
(un momento di silenzio)

MIMÌ
(scuotendosi come vaneggiando)
Taci. - L'altr'anno. rammentatevi.
Laggiù al caffè Momus!... Era vigilia
Dì Natal come adesso!... Oh che letizia.
Che gíoja allor!... Le vostre mani datemi!...
Non vedo più... No, piangere non vale.
Addio, Rodolfo!...
(Si sentono i rintocchi delle campane
come al primo atto; Mimì si solleva
dalla sedia dicendo con voce estinta:)
Natale!... Natale!...

(poi ricade morta a terra. Rodolfo con un singhiozzo
si precipita su di lei. – Musette e Marcello piangono. - Cala la tela.)




FINE


Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV