LI YÜ
IL TAPPETO DA PREGHIERA DI CARNE 5
TESTO INTEGRALE IN ITALIANO



 


CAPITOLO XIII

 

Dal giorno della partenza del marito - fortemente disgustato dai modi litigiosi e dall'eterna aria di superiorità del suocero - Nobile Profumo, che si era appena abituata all'amore, quando era stata lasciata sola, si trovava in uno stato d'animo simile a quello dell'alcolizzato. Improvvisamente costretto all'astinenza, o del buongustaio che di colpo deve rinunciare a tutto ciò che è arrostito e speziato e deve vivere solo di insipide verdure.
Tre o cinque notti di solitudine a letto erano già un tormento per lei e ora il martirio della solitudine durava ormai da più di un anno. Le sembrava di essere una vedova. Dato che le gioie del vero letto coniugale le erano negate, si aiutò con la fantasia e l'immaginazione. Cercava di eccitarsi artificialmente e di soddisfarsi guardando le trentasei immagini del Chun Kung, del Palazzo di Primavera che il Chierico della Prima Veglia le aveva portato in casa nei primi tempi del loro matrimonio. Fu così vittima dello stesso autoinganno di quel folle che immagina di saziare la sua sete contemplando una natura morta di frutta mirabilmente dipinta, e la sua fame contemplando una natura morta in cui sono dipinti in modo invitante dei pasticcini. E provò la stessa delusione; anziché saziarsi e soddisfarsi, la sete e la fame d'amore si fecero in lei ancora più sensibili. Mise l'inutile libro illustrato di nuovo nel cassetto e ricorse a un altro rimedio cercando di distrarsi e scacciare la noia con letture leggere.
Pregiati lettori, vi chiederete quali furono le letture che ella scelse per questo scopo. Ora, secondo il mio modesto parere, avrebbe dovuto togliere dagli scaffali quel genere di libri che suo padre le aveva raccomandato e regalato durante la sua prima adolescenza. Libri assolutamente innocenti e virtuosi di natura pedagogica, come ad esempio Lienueh 'uan, «Racconti delle vite di eroine», oppure Niihsiaoehing, «Guida alla pietà filiale per le figlie», e altri simili.
Una tale lettura le avrebbe procurato distrazione, avrebbe scacciato noia e svogliatezza e così le avrebbe fatto dimenticare sete e fame.
Queste letture sono adatte ad edificare non solo una donna abbandonata, ma anche una vedova autentica, procurandole consolazione, oblio e aiuto. Cosa fece invece Nobile Profumo? Invece di scegliere quelli datile dal padre lesse i libri molli e lascivi che a suo tempo le aveva procurati il Chierico della Prima Veglia, suo marito! Romanzi erotici di dubbia qualità, come il Chi-p'o tzu eh 'uan, «Le donne pazze d'amore», oppure il Hsiu-t'a yeshi, «Storia selvaggia del cuscino ricamato di seta», oppure il Ju-yi eh un-eh 'uan, «Amante secondo il desiderio» e altri del genere.
Divorava quelle letture eccitanti con fervore dal principio alla fine e non ne perdeva una pagina. Così giungeva regolarmente a dei punti in cui si dicevano meraviglie sulla natura dell'attrezzo di qualcuno degli eroi. Quando non ne veniva vantata l'imponente grossezza, ne veniva lodata la prepotente lunghezza. La descrizione si valeva anche di paragoni veramente crassi, come per esempio «Lumaca che striscia fuori dal guscio», oppure «simile per volume e per aspetto a un coniglio scuoiato», o altri simili. Per quel che riguarda la resistenza e la prestanza di tali eroi da romanzo, non si andava mai al di sotto dei mille colpi uno dopo l'altro. Di questo erano evidentemente capaci quegli eroi e non si parlava nemmeno di misere centinaia di colpi, figuriamoci poi le umilianti decine.
Leggendo simili descrizioni Nobile Profumo tornava involontariamente a pensare alle sue esperienze coniugali e faceva dei confronti. «È mai possibile che esista qualcosa di simile?» si chiedeva meravigliata. «Il coso del mio giovane marito misurava appena tre pollici» e non era più grosso di due dita e, quando facevamo l'amore, arrivava al massimo a duecento colpi, poi scoppiava la nuvola. Si vantava pure della sua forza e della sua durata. E ci dovrebbero essere uomini con una prestanza dieci volte superiore alla sua? È quasi incredibile. Macché! Non bisogna credere a tutto ciò che sta scritto nei libri, se no sarebbe meglio addirittura non leggere, così almeno consiglia l'antica saggezza. Di certo le meraviglie descritte in questi libri indecenti sono pura invenzione fantastica dell'autore.»
Ella ondeggiava tra il dubbio e la fede, finché infine non ebbe la meglio la fede. «Il mondo è pieno di uomini e ci sono molte differenze e deviazioni dalla norma e dalla media. Perché non ci dovrebbero essere davvero degli uomini con i membri delle dimensioni che vengono descritte in questi romanzi? Se cerco di immaginare cosa dev'essere per una donna avere come marito un uomo cosÌ... Deve procurare una gioia incredibile e indescrivibile, quale semmai ne provano i semidei. Ah, come mai una simile fortuna mi è stata negata?»
Questo pensiero non l'abbandonò più. Quindi non ebbe più pace. Non aveva più testa per i lavori femminili, di qualunque genere. Il suo unico divertimento era costituito da quelle letture e, più leggeva, più aumentava e s'ingigantiva il cupo desiderio dei suoi sensi, fino a diventare un'opprimente nube di tempesta. Ah, se suo marito fosse tornato a casa! Ella voleva, anzi doveva far scoppiare la nuvola ed elargire la pioggia risolutoria.
Ma poteva aspettare a lungo, la poverina! Passò un anno ed egli non tornò e non si fece vivo nemmeno per lettera.
Stranamente, ella non riusciva più nemmeno ad adirarsi nei confronti di tanta mancanza d'amore. In lei era avvenuto un mutamento: dall'ira era nato il dispetto. Perché sprecare sentimenti per il marito senza amore? Esistevano anche altri uomini. Ora la dominava un caparbio desiderio di vita e di esperienze.
«In tutti questi romanzi non c'è un'eroina che non abbia rapporti con parecchi uomini, per cui non sembra affatto una cosa fuori dal comune che una donna sposata si prenda un amante e che abbia con lui la sua rivalsa. Chissà che colpa devo aver commesso in una vita precedente per essere punita in questa con un marito così spietato! Eravamo sposati da appena un paio di mesi e mi ha lasciata mettèndomi da parte. Da allora è già passato più di un anno. Un libertino come lui dovrebbe essersi astenuto per tutto questo tempo e non aver commesso adulterio? Non è credibile. Bene, quello che è giusto per lui dev'esserlo anche per me. Chi può biasimarmi, se apro una segreta porta posteriore e faccio entrare qualcuno, un amante? Chi me lo potrebbe rinfacciare? Peccato che il vecchio amministri la casa in modo così severo! Siamo così isolati dal mondo esterno che non ci è dato nemmeno di vedere un uomo estraneo.»
Giunta a questo punto coi suoi pensieri, veniva nuovamente presa dall'ira, stavolta non contro il marito infedele, ma contro il tiranno di casa, il suo proprio padre. Non poteva fare a meno di giocare col pensiero impietoso, di augurargli una prossima partenza per il Regno delle Gialle Sorgenti. Allora avrebbe avuto la libertà di portarsi in casa un amante.
A questo punto era comparso, come nuovo inquilino, il fittavolo straniero. Fin dall'inizio ella non vide in lui nient'altro che quello che il falco affamato vede in una gallina: una preda benvenuta. Voleva passar sopra il suo aspetto e non le importava se era fine o grossolano, attraente o brutto. La cosa principale era che ... era un uomo, e per giunta non era male; era certamente piuttosto solido e forte. Pensò di prenderselo come il falco la sua preda.
Finché egli abitava nella capanna fuori dal podere, ella non aveva potuto mettere in atto il suo proposito già preso da molto tempo. Era così maledettamente per bene e onesto ed evitava a bella posta qualsiasi vicinanza con lei, quando aveva qualcosa da fare a casa. In sua presenza abbassava timido la testa ed evitava di gettarle anche un solo sguardo. Figurarsi se le rivolgeva la parola! Sembrava che avesse fatto voto di castità.
Ma tutto questo cambiò con l'ingresso dell'uomo nella casa del padre di lei. La prima volta che Nobile Profumo sentì parlare del trasloco, il suo cuore non fece solo un balzo, ma addirittura molti salti di gioia. Aveva già pensato di averlo la prima notte, ma venne delusa: egli non entrò da scapolo nell'alloggiamento che gli aveva destinato il padrone, bensì come marito fresco fresco della cameriera Ju-yi. Nobile Profumo sentì un ben noto sapore acidulo in bocca. Alla gelosia si accoppiava la curiosità. Chissà com'era il suo strumento e qual era la sua prestanza? Doveva assòlutamente scoprirlo. Trovò eccitante guardare di nascosto come quei due facevano l'amore. Ciò l'avrebbe anche in parte risarcita. Rimase sveglia e vestita e aspettò finché le lampade dello studio di suo padre si spensero. Poi guizzò fuori dalla sua camera, attraversò cortile, corte posteriore e corridoi per arrivare alla camera della coppia.
Senonché la stanza era buia, ed ella dovette limitarsi a origliare. E cosa udì con l'orecchio teso verso la finestra? Invece dei previsti sospiri di piacere, udì penosi lamenti di dolore della donna, tanto forti che all'ascoltatrice si spezzava quasi il cuore e che le parve di condividere il dolore con la povera martire. Si mise a riflettere. La cameriera Ju-yi aveva vent'anni, era quindi più vecchia di lei che ne aveva appena diciotto. Comunque, grazie alla ferrea disciplina che suo padre aveva imposto alla casa e che escludeva la possibilità di conoscenze maschili, era senz'altro rimasta fino allora vergine intatta. Il fatto che Ju-yi, che era già piuttosto matura, provasse tanto dolore, faceva presumere che il suo compagno dovesse disporre di un arnese particolarmente robusto, che si procurava solo con difficoltà l'accesso. La conclusione finale prometteva molto bene e riempiva in anticipo l'ascoltatrice di segreto piacere. Probabilmente quello straniero corrispondeva effettivamente agli ideali da lei tanto ammirati dei romanzi che leggeva. Avrebbe un giorno realizzato il suo sogno? Peccato solo che non potesse assicurarsene coi propri occhi. Ma forse un'altra volta avrebbe avuto più fortuna e avrebbe trovato la camera della coppia illuminata.
Il grido di dolore all'interno era cessato ed era subentrata la quiete. Le cose erano andate così: il probo Ch'üan, che era buono di carattere, voleva dare la prima lezione del gioco dell'amore alla sua allieva inesperta nel modo più delicato e indolore possibile, con tenero riguardo, e per questo aveva interrotto anzi tempo la prima lezione.
Per Nobile Profumo non valeva la pena di sforzare più a lungo le sue orecchie. Abbandonò la sue segreta postazione d'ascolto e tornò rapidamente nella sua camera.
La notte seguente e quella dopo si ripeté la medesima scena. Nobile Profumo occupò di nuovo la sua postazione d'ascolto, trovò la camera non illuminata, non poté vedere niente, dovette allontanarsi di nuovo delusa. Tuttavia le sembrò che i lamenti della sua Ju-yi fossero diventati più deboli e stessero scomparendo.
Finalmente la quarta notte la sua pazienza doveva essere ricompensata. Questa volta trovò la camera illuminata dalla luce di una lampada e la tenda non abbassata, e il cuore le balzò in petto. Sembrava che quelli là dentro volessero dare per lei una speciale rappresentazione di gala.
La spettatrice aveva preso posto nel momento giusto, all'inizio dello spettacolo. Esso cominciò con la coppia che si spogliava. Poi la donna si accovacciò sull'orlo del letto, egli le andò davanti, spinse la sua testa e le sue spalle sul proprio petto e la lasciò giocare un po' col suo strumento. E che strumento aveva! Nobile Profumo si tappò rapidamente la bocca con la mano, per soffocare il grido di gioioso terrore che le era involontariamente sfuggito e che l'avrebbe tradita. Com'era lungo! Non la modesta lunghezza di due tre pollici cui l'aveva abituata il suo Chierico della Prima Veglia; questo doveva essere lungo otto pollici e forse anche più! E che spessore! Le sue tenere manine, germogli di loto, non sarebbero riuscite a circondare una proboscide d'elefante come quella.
La coppia aveva intanto finito il prologo e si preparava a rappresentare il numero principale della serata. L'assalitore era felicemente penetrato nella fortezza nemica, stavolta senza incontrare grande resistenza e senza provocare gridi di dolore. Il cauto lavoro preparatorio delle prime tre notti aveva allargato la calzatura che all'inizio era troppo stretta e l'aveva resa capace di accogliere la forma da scarpe di lui. Egli ora cominciava la sua azione, che suscitò per la terza volta lo stupore dell'osservatrice segreta. Quanta forza e quanta resistenza! Non un paio di centinaia di volte, ma ben più di mille volte, su e giù, senza mostrare stanchezza o fatica! Proprio come nei romanzi! E la sua compagna Ju-yi, se la prima volta aveva preso parte al gioco senza voglia e aveva emesso quei gemiti strani, ora invece manifestava voluttà ed emetteva suoni che esprimevano delizia e piacere. Suoni che erano in grado di commuovere cielo e terra, e ancor più l'ascoltatrice nascosta.
Se ella la prima volta aveva sofferto insieme alla povera martire, ora i suoi sensi non erano meno agitati e presi da brividi di piacere, semplicemente per ciò che vedeva, di quanto non lo fossero i sensi di J u-yi dall'attiva partecipazione. Ella aveva visto e sentito abbastanza. Quando si mise in cammino per ritornare alla sua camera, era convinta di una cosa: quello era un uomo che poteva misurarsi con qualsiasi eroe da romanzo. Doveva conquistarlo e lo avrebbe fatto!
Egli per conto suo prese, appena entrato definitivamente in casa, un atteggiamento totalmente diverso nei confronti della figlia del padrone. Smesso il ruolo dell'asceta, ora si mostrava decisamente mondano e sensibile al fascino dei sensi. Ogni volta che l'incontrava, cercava di incrociare lo sguardo col suo. Se lei gli sorrideva, lui rispondeva senza vergogna con un sorriso. Quando lei invece si mostrava seria, egli con un atteggiamento ugualmente serio le faceva capire l'uniformità del loro modo di sentire.
Un giorno capitò che egli, affaccendato in lavori di giardinaggio, passasse casualmente accanto alla camera della signora, proprio mentre lei, all'interno, stava sguazzando nel mastello da bagno. Un colpetto di tosse presso la porta, intenzionale o meno che fosse, le rivelò, mentre sedeva con le spalle rivolte alla finestra e non poteva quindi vedere, la presenza dell'uomo. La eccitò l'idea di mostrarsi a lui nella sua rosea nudità per osservare l'effetto che quella vista avrebbe avuto sui suoi sensi.
«Chi è fuori? Sto facendo il bagno, non può entrare nessuno!»
L'esclamazione, stando al significato delle parole, sembrava non lasciare speranze, ma dal tono invitante della voce egli credette di dover capire esattamente il contrario: un tenero invito ad avvicinarsi di più! Però egli non era del tutto sicuro del fatto suo, per cui riprese a camminare, dapprima indeciso, lungo la parete della casa, fino davanti a una finestra. Lì si fermò. Lo.. prese un irresistibile desiderio di spiare all'interno. Bagnò con la lingua la punta di un dito e con questo un punto della pergamena che schermava la finestra, fino a farla cadere formando un buco. Allora, sporgendosi in avanti e trattenendo il fiato per la tensione, si mise a spiare. Quel che vide lo ripagò della fatica.
Come abbiamo già detto, all'inizio la donna era seduta nel mastello con le spalle volte alla finestra. Il suo fine udito aveva seguito il passo delle scarpe di feltro dell'uomo lungo la parete della camera e, quando i passi si erano improvvisamente fermati vicino alla finestra, aveva giustamente concluso che egli avrebbe cercato di ammirarla da quella posizione.
«Gli devo dare qualcosa, in cambio della sua fatica!» si era detta ridendo dentro di sé, compiendo una mezza torsione intorno all'asse del corpo, sicché ora sedeva col volto e con le colline di giada gemelle verso la finestra. Non solo, per soddisfare il più possibile la vista del suo ammiratore, dato che la parte più intima del suo corpo era coperta d'acqua e quindi sottratta ai suoi sguardi, si tirò su sopra lo specchio d'acqua e riuscì a mettersi distesa in una posizione tale che le sue cosce ampiamente divaricate pendevano fuori dall'orlo della vasca.
Ora tutti i suoi splendori erano distesi in bella mostra davanti agli occhi dell'uomo. Gli diede un certo periodo di tempo per godersi la bella visione del paesaggio graziosamente ondulato della sua valle delle gioie segrete, poi si rimise a sedere come prima. Alla lunga la posizione artificiosamente contratta con l'orlo del mastello come sostegno della testa e delle ginocchia era divenuta scomoda e faticosa.
Ora abbassò lo sguardo verso il suo bacino, lo contemplò per un po' soprappensiero, alzò le spalle ed emise un lungo sospiro. Per il segreto ammiratore dalla finestra quel gesto aveva un significato inequivocabile e voleva dire più o meno: «Ah che miseria! Non ce la faccio più a resistere! Ci sarà rimedio o soluzione?»
Adesso il probo Ch'üan era sicuro del fatto suo al cento per cento. Se quello non era un invito! Addirittura pressante. Ella si sarebbe molto adirata con lui se egli, fraintendendo il gesto, avesse respinto il suo pressante invito. Una torrida vampata di desiderio gli salì alla testa. Non era più tempo d'esitare. Diresse i suoi passi verso l'ingresso della camera ed entrò. Davanti alla vasca s'inginocchiò educatamente e mormorò un paio di parole di scusa per «la sfrontatezza e l'audacia degna della pena di morte del misero schiavo», poi si chinò in avanti e, senza tante cerimonie, strinse a sé la bagnante abbracciandola.
Ella mostrò dapprima sorpresa e spavento.
«Come osate? Che significa questo?» esclamò con l'aria di rimprovero, ma con voce dolce e sua dente e con la bocca già atteggiata a un bacio.
«Ah, nobile signora, cercate di capirmi: è per amor vostro che sono entrato come schiavo in questa casa! Solo per essere vicino a voi. È da molto tempo che aspetto un momento favorevole in cui voi siate sola, per rivelarvi il mio segreto, ma senza il vostro permesso come potevo? Non ne avevo 'semplicemente il coraggio, mi sembrava troppo ardito e temerario. Oggi il caso mi ha concesso di vedere il magnifico corpo della signorina Mille Pezzi d'Oro, e allora sono stato sopraffatto, non ce l'ho più fatta a resistere, ho dovuto commettere l'imperdonabile delitto di entrare da voi. Adesso sono qui. Mi metto ai vostri piedi e vi imploro: abbiate pietà di me e donatemi graziosamente la vita!»
Nobile Profumo non voleva sprecare tempo prezioso in lunghi discorsi. Se avessero esitato a lungo avrebbero potuto essere disturbati, spaventati e divisi dall'intromissione di qualche cameriera. Ella quindi preferì venire subito al dunque senza preamboli.
«A che scopo siete venuto qui? Che progetti avete? Dobbiamo forse fare l'amore nel mastello? Non se ne parla nemmeno, sarebbe troppo imprudente e la paura di essere disturbati pregiudicherebbe il piacere.»
«Lo so. Certo che questo non è il posto adatto. Posso sperare, prego, che la gentile signorina mi farà il favore di permettermi di servirla stanotte?»
«Stanotte? Ma non dormite con la mia Ju-yi? Lei vi darà difficilmente il permesso di andarvene.»
«Oh quella! È una vera marmotta. Quando si addormenta dorme sodo fino al giorno dopo, tanto pesantemente che la mattina devo chiamarla e scuoterla dieci volte, prima che si svegli. Non s'accorgerà neppure che mi allontano furtivamente da lei durante la notte.»
«Allora va bene. Dunque siamo d'accordo per stanotte.» Tutto felice per l'accordo raggiunto, egli l'accarezzò e la toccò in tutte 'le parti del corpo e la baciò per salutarla. Poi si volse verso la porta. Ella lo richiamò indietro:
«Fate sul serio? Stanotte verrete davvero? Allora lascio la porta aperta e vi aspetto. Altrimenti, se non dicevate sul serio, chiuderò a chiave come al solito.»
«Ma ... ma ... , come potete avere ancora dubbi? Certo che verrò. Solo, non siate offesa e impaziente, vi prego, se dovesse essere tardi! »
«Bene.»
Con un cenno ella lo congedò.
Era già sera quando così si accordarono. Nobile Profumo non si rivestì nemmeno ma si mise a letto subito dopo essere uscita dal bagno ed essersi asciugata. Rinunciò anche alla cena. Pensava di fare un sonnellino per essere ben riposata e in forze per la battaglia amorosa che stava per affrontare. Ma per l'eccitazione non riuscì a chiudere occhio. Così giaceva sveglia e aspettava. E non le toccò nemmeno aspettare troppo.
Era l'inizio della seconda veglia notturna, all'ora doppia del cinghiale, quando sentì il leggero cigolio della porta. «Sei tu?» chiese con voce soffocata.
«Giovane e amata signora, sono io!» Le rispose in tono ugualmente soffocato un'altra voce.
Era una notte senza luna. Nella camera era un buio pesto. Preoccupata che egli al buio potesse confondersi e urtare da qualche parte provocando rumori sgraditi, ella scese dal caldo nido, corse alla porta, lo prese per mano e lo portò con sé a letto.
Al pensiero del suo potente strumento si sentì a disagio e spaurita, lei che era fine e delicata. Le avrebbe fatto male? Prima di scivolare sotto le coperte lo avvertì previdente: «Non esagerare! Fa' con dolcezza e con delicatezza! Io so bene com'è il tuo coso: un vero mostro! Non mi fare male! Mi senti?»
«Questa poi! È mai possibile che io tratti il prezioso corpo della gentile signorina Mille Pezzi d'Oro rudemente e senza delicatezza! Sarò delicatissimo e certo non vi farò male!» Così la rassicurò a parole, ma non prese sul serio il suo avvertimento, considerandolo una vera civetteria con cui ella lo voleva sfidare a mostrare quello di cui era capace. Perciò si mise all'opera, nonostante la sua promessa, in modo energico e violento. Ma lei non ne volle sapere. Lo respinse indignata da sé.
«Mi fai male! È così che mantieni la parola?» lo rimproverò.
Confuso, egli interruppe il suo assalto frontale. Dunque il suo avvertimento era sul serio. Doveva usare un'altra tattica, più cauta.
«Perdonate, gentilissima signora, la mia violenza! Ma non avevo mai avuto la fortuna di abbracciare una donna tanto bella; la vostra affascinante vicinanza mi ha fatto impazzire. Quando ho sentito la vostra pelle di seta, la vostra tenera carne, mi sono sentito sopraffare, come ebbro, dai sensi, e non ho potuto frenare il mio prepotente desiderio. Perdonatemi ancora e concedetemi di riparare al mio torto con una prudenza doppia! ». Così implorò e promise di nuovo. Stavolta mantenne la parola.
Desistette dal cercare di penetrare con forza il castello del piacere della donna, ma lasciò che il suo ambasciatore saggiasse il terreno e si mettesse comodo nelle vicinanze, prima sulle pareti della fortezza ricoperta di cespugli a oriente e a occidente della porta del castello, poi sotto, nella valle delle gioie segrete.
Usò un sistema che a suo tempo gli aveva insegnato Aroma. All'inizio del loro matrimonio la porta del piacere di Aroma era più o meno come quella di Nobile Profumo ora, e ciò aveva reso molto difficile al suo ambasciatore l'ingresso nella sala delle udienze e al gabinetto segreto. Aroma allora aveva escogitato un sistema ingegnoso per eliminare quella difficoltà e glielo aveva consigliato. Esso consisteva in una passeggiata, in un vagabondaggio dell'ambasciatore su e giù per la valle delle gioie segrete: il dolce strofinio e le carezze «sulla schiena e sulle spalle» della porta del piacere suscita all'interno piacevoli vibrazioni, che a loro volta fanno precipitare la rugiada della voluttà, che bagna e inumidisce l'invasore e lo fa scivolare senza fatica attraverso la porta d'ingresso. Il ricorso ad altri sistemi, di cui si servono amanti giovani e inesperti, che per l'eccitazione non riescono ad aspettare, non ottiene nemmeno lontanamente gli stessi risultati.
Avviene con quella rugiada come con l'onda di piena che a primavera trascina le nevi che si sciolgono nel corso superiore dello Yang-tze: anche la giunca più carica, che fosse incagliata e impossibilitata a muoversi, viene sollevata dal flutto e disincagliata un attimo senza che nessuno si affatichi.
La conoscenza dell'espediente di farsi aiutare dalla rugiada del piacere - il suo nome tecnico è «allontanando i ciottoli di pietra far scaturire la sorgente» - il probo Ch'üan la doveva alla sua Aroma.
Nobile Profumo non poté trattenere un sorriso, quando sentì che egli faceva agire il suo ambasciatore diligentemente e così stranamente al di fuori.
«Come mai vai frugando in giro e a che scopo? Non è che hai sbagliato strada?» domandò sorpresa.
«Questo sistema vi era sconosciuto?» ribatté il probo Ch'üan.
«Mai conosciuto. Mi sembra che tu commetta un errore.»
«Piuttosto avete sbagliato voi prima, mi sembra. State attenta e mi loderete quando sentirete una piacevole eccitazione.»
E in verità egli sentì che, dopo che aveva frugato per un certo tempo nella valle delle gioie segrete, la rugiada del piacere precipitava rendendo liscio e scivoloso il sentiero della valle. «Arriva il flutto della piena primaverile dello Yang-tze!» pensò trionfante Ch'üan. La giunca era disincagliata e fin troppo svelta. Adesso temeva che il suo ambasciatore scivolasse sul terreno infido e non trovasse l'ingresso. Pregò quindi la compagna di guidare con tenera mano sulla giusta strada il suo inviato, cosa ch'ella fece.
Il difficile passaggio riuscì con un po' di fatica e il suo imponente ambasciatore poté finalmente trovarsi nella condizione di fare la sua riverenza nella sala delle udienze.
Nobile Profumo non poté fare a meno di tributare lodi e riconoscenze al suo compagno, la cui cautela le aveva risparmiato qualsiasi dolore, e aveva dimostrato che egli era un uomo esperto. Lo ringraziò con un tenero abbraccio.
«È strano che uno come te, che non ha mai pensato troppo alle donne, come ho sentito dire, e che ora per la prima volta si cimenta in un'avventura galante, dimostri tanta perizia e tanti riguardi. Il mio giovane marito invece, che si dava tante arie di donnaiolo e non aveva altro in testa che le avventure amorose, non è mai stato così comprensivo, tenero e dolce con me. Veramente tu mi piaci tanto e ti amo da morire!»
La sua lode lo rese più sicuro di sé e lo stimolò a continuare a compiere il suo dovere con raddoppiato fervore. E si comportò così bene che ella lo invitò tutte le notti nel suo letto. Non poteva più rinunciare a quel godimento, mai prima provato, che egli sapeva offrirle, e che le era divenuto indispensabile.
Durante i primi tempi essi si incontrarono di nascosto, all'insaputa di Ju-yi. Ma poi si dissero che prima o poi Ju-yi li avrebbe scoperti e trovarono più giusto iniziarla loro stessi apertamente e onestamente. Per non irritarla e per tenerla di buon umore, Nobile Profumo si adattò a non trattar più Ju-yi come una sottoposta, una schiava, ma permise che assumesse la posizione più elevata di una concubina, mentre ella voleva pretendere per sé il ruolo di moglie principale.
Placata da questo accomodamento, Ju-yi fece buon viso a quel gioco cui non aderiva con tutta la sua volontà e vi prese parte. D'amore e d'accordo essi si accordarono per fare l'amore a tre; le due donne facevano a turno a passare la notte con l'uomo, oppure si davano il cambio a mezzanotte, ma certe notti dormivano tutti e tre insieme. Nell'ultimo caso poteva capitare che il probo Ch'üan nel buio della notte e mezz'addormentato scambiasse l'una con l'altra e chiamasse «Giovane gentile signora» la serva e Ju-yi la padrona. Dopo che questa svista gli sfuggì due o tre volte, egli preferì chiamarle tutt'e due coll'appellativo neutrale di amore.
Con questo eccesso di gioie d'amore che il probo Ch'üan dovette gustare notte dopo notte, non c'è da stupirsi se, dopo alcuni mesi, la sua forza era completamente consumata ed esaurita. Non ce la faceva più.
Si può quindi ben dire che la vendetta si stava ritorcendo contro di lui: se Ch'üan aveva avuto l'intenzione di rivalersi sulla giovane moglie di colui che gli aveva tolto l'onore, questi, d'altro canto, si vendicava di lui facendolo rovinare dalla sua giovane moglie.
Il rapporto del probo Ch'üan con Nobile Profumo non era rimasto senza frutti: dopo tre mesi ella rimase incinta. A questo punto le gioie eran finite. Per paura dell'ira paterna, ella voleva eliminare artificialmente il frutto dell'amore. Ma tutti i mezzi che usò si dimostrarono inefficaci. Allora la prese la disperazione. Una notte si lamentò piangendo della sua situazione col probo Ch'üan: «Conosci mio padre e la sua severità seQza indulgenza. Basta una parola sbagliata o una piccola bugia e son sgridate e botte. E adesso questo scandalo! Quando verrà a saperlo mi ammazzerà! Meglio che la faccia finita io prima. Ciò mi risparmierà orribili scenate familiari, che mi ripugnano!»
Così parlò e fece preparativi per impiccarsi davanti a lui.
Ma il probo Ch'üan non volle affatto permetterlo e cercò con tutte le sue forze di dissuaderla.
«Bene, se tu vuoi che io rimanga in vita, non ci resta che la fuga. Scappiamo tutti e tre di nascosto, andiamo da qualche parte dove nessuno ci conosce. Così facendo eviteremo i fastidi che a casa sono inevitabili e poi potremo fare con tranquillità un piano per il futuro e fondare una casa. In terzo luogo, io potrò partorire in pace e in tranquillità il bambino che è carne e sangue tuo. Non ci sarà bisogno di ucciderlo e potrei continuare a vivere con la coscienza a posto. Cosa ne dici?»
Egli trovò che il suo piano era molto ragionevole e si dichiarò d'accordo. Nella stessa notte raccolsero tutti e tre in un fagotto denaro, gioielli e oggetti di valore e il vestiario necessario e, quando furono sicuri che il dottor Porta di Ferro dormiva profondamente, lasciarono di nascosto la sua casa.
Dove li portò il cammino e che ne fu di loro, lo saprete in un capitolo più avanti.


CAPITOLO XIV

Come il probo Ch'üan si vendicasse a modo suo è già stato raccontato, se non del tutto almeno per gli otto, nove decimi. Tra un po' torneremo a lui e racconteremo come andò a finire. Parliamo per ora di nuovo del Chierico della Prima Veglia e di come egli giungesse alla realizzazione dei suoi più arditi desideri e quindi necessariamente precipitasse dal culmine della voluttà nel più profondo dolore.
Nella prima notte che aveva potuto passare tra le braccia di Nuvola Profumata, aveva saputo qualcosa sulle tre bellissime a cui pensava ininterrottamente. Aveva saputo che erano strettamente imparentate con Nuvola Profumata, che la più vecchia era una zia e le più giovani erano due cugine e per di più avevano stretto un patto di fratellanza. Ma la brevità della notte non gli aveva permesso di avere informazioni più precise.
Aveva sprecato molto tempo tra scuse, bugie di convenienza, giuramenti doppi e genuflessioni in ritardo, per dissipare, i testardi sospetti della donna. Una piccola parte della notte preziosa doveva pur essere dedicata alla soddisfazione del reciproco e tumultuoso desiderio. In breve, una quantità d'interrogativi erano rimasti senza risposta. Nella seconda notte riguadagnò il tempo perduto. Nuvola Profumata gli diede volentieri le informazioni che desiderava.
«La più anziana delle tre è nata il decimo giorno del secondo mese, nel giorno in cui tutti i boccioli si son dischiusi diventando fiori. Per questo alla nascita le è stato dato il nome Hua-chen, "Ora fortunata della Fioritura". Noi più giovani, rispettando la sua età e la sua persona, la chiamiamo Chenku, zia Ora Fortunata. Vedova da dieci anni, si sarebbe molto volentieri risposata, ma un figlioletto di primo letto le ha finora impedito di attuare questo proposito. Così è rimasta, bene o male, vedova. Le due più giovani, che io chiamo cugine, sono le nipoti del suo defunto marito. La maggiore si chiama Tuan-chu "Perla senza Macchia", la minore Tuanyii, "Gioiello senza Macchia" e sono sorelle. Anche i loro mariti sono fratelli. Il maggiore dei due è soprannominato Woyiin Sheng, "Chierico della Quiete delle Nuvole", il minore Ju-yiin Sheng, "Chierico del Riposo delle Nuvole". Le case delle tre famiglie sono l'una a fianco dell'altra. Anche se verso la strada hanno tre ingressi separati, all'interno sono comunicanti tra loro per mezzo di porte interne e costituiscono con i rispettivi poderi un unico terreno. I loro abitanti si possono fare visita tutte le volte che lo vogliano senza passare per la strada. È la stessa strada in cui, a due case di distanza, abito io. Non devo quindi far molto cammino per andare dalla mia zia e dalle mie cugine. Capirai ora le ragioni del mio sospetto e del mio malumore contro di te. Naturalmente ho creduto che tu non ti fossi trasferito qui per me, ma per loro, dato che per tutti i mesi che sei stato qui non ti sei fatto vedere. Ora sono tranquilla, i miei sospetti erano infondati.»
Il giovane rifletteva. Ciò che aveva saputo corrispondeva a ciò che il suo amico, il Rivale di Kun-Iun, gli aveva detto a proposito delle tre distinte dame. Anche le notizie sui giovani mariti e dei loro curiosi appellativi si dimostrarono esatte. Di nuovo dovette ammirare il favoloso fiuto e l'acuta capacità di osservazione del bandito gentiluomo.
«Ieri, in un impulso di generosità, mi hai promesso di farmi fare la conoscenza delle tue "Onorevoli cugine". Quando potrò avere questo piacere?» chiese il giovane, mirando imperterrito allo scopo dei suoi desideri.
«Presto, molto presto. Fra tre, al massimo cinque giorni, andrò da loro, racconterò quello che è avvenuto tra noi e le preparerò a una tua visita. Con questo finiremo di amarci qui, perché rimarrò a lungo in quella casa. Abiterò a lungo di là.»
«Come? sono appena arrivato vicino a te, e tu vuoi già prendere il volo?»
«Non preoccuparti. Non è proprio il caso di parlare di fuga. Puoi venire tranquillamente a farmi visita anche di là, e con l'occasione ti presenterò le mie due cugine.»
«Bene, quello che non capisco però è perché tu debba andare ad abitare di là.»
«Adesso ti spiego. Mio marito è, quale ripetitore, insostituibile per i due giovani. Mancano loro una quantità di nozioni, ed essi vogliono affrontare il grande eame di stato, che avrà luogo tra poco a Pechino. Per questo hanno trattenuto a casa loro mio marito come ospite costante per tutta l'ultima settimana di preparazione e insistono perché egli li accompagni a Pechino e rimanga al loro fianco anche là: vorrebbero approfittare del suo consiglio e della sua scienza fino all'ultimo momento prima dell'esame. Si sono letteralmente attaccati a lui e temono, senza la sua assistenza rassicurante, di fallire miseramente l'esame. In breve, i tre uomini partiranno insieme uno dei prossimi giorni per Pechino. Per non lasciarmi sola e abbandonata, si sono messi d'accordo che, durante la loro assenza, io abiti presso le mie cugine. Questo è tutto.»
«È grandioso come tutto si combini perfettamente!» esclamò il nostro giovane gioiosamente sorpreso, e ringraziò in segreto cielo, terra e tutti gli spiriti buoni, che evidentemente favorivano il suo frivolo proposito levando di mezzo a suo vantaggio tutt'e tre i mariti lasciando le loro giovani e belle mogli in preda ai suoi artigli smaniosi.
Si fregò di nascosto le mani. Ora poteva sfogarsi a suo piacimento e senza essere turbato da paura o inibizioni!
Infatti tre giorni dopo i tre uomini cominciarono all'alba il loro viaggio insieme verso la capitale. Nello stesso giorno Nuvola Profumata si trasferì dalle cugine. Dopo un breve saluto, venne subito al dunque. Non era capace di aspettare, per riferire la novità del suo successo.
«Siete andate ancora una volta al tempio del dio tendi-arco?» Le cugine dissero di no.
«Ah, no? Forse per voi sarebbe valsa la pena di far presto una nuova visita. Voglio dire ne sarebbe valsa la pena per quel giovane che vi ha reso omaggio impetuosamente battendo la testa sul pavimento nella sua genuflessione davanti ai gradini del tempio.»
«Ah, per quello, beh, non volevamo andarci a mani vuote, non avevamo nessun ventaglio superfluo da lasciar cadere come ha fatto una certa signora.»
«Oho, questa è per me. E stata naturalmente prodigalità scriteriata, regalare il mio bel ventaglio così avventatamente. Anch'egli ha però sprecato senza costrutto con voi il suo omaggio di inchini. Avrebbe potuto seguirvi. Invece da allora non avete più avuto notizia di lui e non avete nemmeno avuto occasione di vedere il suo corpo astrale, non è vero?»
«È vero, in questo ti diamo ragione. Il suo comportamento ci sembra molto strano, semplicemente inspiegabile. Prima agisce da matto completo, sembra pazzo di noi, come se non potesse aspettare. Eravamo allora convinte che ci avrebbe seguite e che ci avrebbe scovate la sera stessa, quindi abbiamo passato la notte là dietro nel padiglione non lontano dalla porta del parco, ma egli non è venuto. Evidentemente ci aveva già dimenticate e, in verità, avrebbe potuto risparmiarsi quell'esagerato omaggio nel tempio.»
«Oh, no, non vi ha dimenticate affatto. Ho sentito dire infatti da una terza persona che egli è sempre pazzo di voi, solo che non sa dove trovarvi. Nella sua confusione di allora non ha pensato di far seguire dai suoi camerieri la portantina per trovare le vostre case. E, ora che vi ha perso di vista, è inconsolabile.»
«Pazzo d'amore per noi due? O non piuttosto per la padrona di un certo ventaglio che egli ha potuto tenersi come ricordo?»
«Indovinato! In questo caso egli ha potuto però essere riportato alla salute. Per fortuna la guarigione è andata liscia e senza complicazioni. Ben più serio è l'altro caso, quello i cui primi sintomi furono i folli inchini sui gradini del tempio. Se non si riesce a farlo guarire subito, c'è da temere il peggio, per il paziente. Per voi invece c'è sempre il pericolo che egli vi possa accusare di fronte ai giudici dell'aldilà, di avere causato la sua morte prematura.»
Le due cugine si scambiarono uno sguardo molto significativo, poi tentarono di leggere la verità nel viso di Nuvola Profumata. Parlava sul serio o stava solo divertendosi? Il sorriso indecifrabile al quale era atteggiata la sua bocca era difficile da interpretare; a loro parve di dovervi leggere una segreta espressione di trionfo.
«Sembra che la conquista ti sia riuscita e che il conto del ventaglio sia stato saldato» fu la domanda implicita che le posero ansiosamente le due sorelle.
«In un certo senso è così, ed è successo all'insaputa delle mie care sorelle giurate, come devo ammettere contrita.»
La secca ammissione le mise in quello stato d'animo curioso e complesso che si rispecchia nel volto di un candidato bocciato all'esame, quando, ritornato a casa dopo una lunga assenza, va incontro alla moglie: triste e abbattuto ma allo stesso tempo affamato dei teneri abbracci cui da tanto ha dovuto rinunciare.
Le due cugine dovettero fare uno sforzo per vincersi, prendere un'aria allegra e lanciarsi in commenti che volevano provare la loro partecipazione: «Complimenti e auguri! Ci congratuliamo per l'aumento della famiglia nella persona di un nuovo marito della sorella. Che tutto proceda come desideri!»
Il lieve tono di invidia, ironia e scetticismo che era sotteso ai loro complimenti forzati non sfuggì al fine orecchio di Nuvola Profumata. Avrebbe potuto suonare offensivo, ma al contrario, suscitò in lei un senso di intima soddisfazione. Si pasceva della confusione di sentimenti che aveva procurato nelle due cugine. Si divertì a irritarle con punture di spillo, turbando la serenità del loro animo. Questo era pane per i suoi denti. Continuò disinvolta e serena: «L'avvenimento va naturalmente festeggiato come si deve con un brindisi, e voi sareste state in ogni caso cortesemente invitate, anche se non vi foste congratulate con me.»
«E poi potremo vedere il nuovo marito della nostra sorella? Dove si è ficcato?» la interruppe vivacemente la più giovane delle cugine, Gioiello.
«Perché mai volete vederlo ancora, avete già avuto ampiamente occasione di contemplarlo al tempio.»
«Permetti, adesso si tratta di una cosa completamente diversa. Allora era per noi un perfetto sconosciuto, e noi non potevamo rispondere al suo educato saluto, perché sarebbe stato sconveniente. Ma ora è entrato nella nostra famiglia e vi ha messo radici, ci appartiene. Cosa c'è di strano se lo vogliamo salutare come nuovo cugino e cognato e se, nel tuo interesse, beninteso, lo vogliamo conoscere un po' più da vicino?»
Nuvola Profumata aggrottò fortemente le sopracciglia, e sulla fronte liscia si formò una ruga profonda. Aveva così un aspetto serio e meditativo. Era solo una finzione, naturalmente. Si divertiva a tenere un poco sulla corda le due sorelle giurate, che nell'attesa quasi scoppiavano.
«Non ho alcuna difficoltà a presentarvelo, potrei farlo in qualsiasi momento vi piacesse, ma c'è un ma, ovvero la preoccupazione che egli vedendovi impazzisca di nuovo per l'entusiasmo e faccia di nuovo una scena di follia, cadendo ai vostri piedi e inchinandosi innumerevoli volte battendo la testa sul pavimento, come fece quella volta nel tempio. Cosa importa delle belle maniere e dell'etichetta a uno che si trova in uno stato d'esaltazione? Egli potrebbe lasciarsi andare a un comportamento rozzo e privo di tatto, al quale io non voglio assolutamente esporre le mie care cugine.»
La cugina Perla protestò: «Il tuo timore mi sembra esagerato. Tra la situazione attuale e quella di allora c'è una bella differenza. Allora nel tempio non c'era quasi nessuno oltre a noi, e quindi non aveva bisogno di vergognarsi di fronte a nessuno lasciandosi andare. Oggi invece ci saresti tu che veglieresti gelosamente sul suo comportamento. In tua presenza si controllerà e non farà sciocchezze.»
«Non darti pena di spiegare! È inutile!» Così Gioiello interruppe in tono irritato la sorella maggiore, agitandosi impazientemente sulla sedia. «È semplice: non ci lascia dare uno sguardo al suo cocco adorato! Bel modo d'intendere un patto di amicizia fraterna! Cosa abbiamo giurato? Di dividere gioie e dolori. Ora si vede come prende sul serio i giuramenti. E non ci facciamo neanche forti del diritto che ci deriva dalla genuflessione che egli ci ha fatto! Vorremmo solo vederlo una volta, non chiediamo di più. Smettila di cercare di persuaderla. Non vogliamo elemosinare questo piccolo favore!»
Nuvola Profumata comprese che era andata troppo oltre con le sue punzecchiature petulanti, e con calma cambiò tono: «Per favore, non mi fate le offese! Ho solo scherzato! E ora mettiamo da parte lo scherzo. Non avete nessuna ragione per prendervela con me. Se me lo fossi voluto tenere tutto per me, certo non sarei venuta da voi, ma sarei rimasta tranquillamente a casa mia per godere notte e giorno il suo amore da sola. Non ho ragione? Quindi non dovete attribuirmi intenzioni oscure e dubitare della mia fedeltà al nostro patto. Adesso si tratta solo di fissare in pace un equo criterio di spartizione, al quale attenerci per godere in comune del suo amore. Non vorrei che giungessimo a rivalità, contese e liti tra di noi. Appena ci saremo messe d'accordo su questo punto, lo inviterò da noi e ve lo presenterò.»
Le due sorelle si schiarirono in viso. La più giovane balzò dalla sedia e si mise a battere le mani eccitata: «Ben detto. Questo sì che è mantenere lealmente la parola data!» esclamò entusiasta.
«Per quanto riguarda il criterio di spartizione, noi ci orienteremo secondo le tue proposte», aggiunse Perla consenziente.
«Ascoltate allora cosa propongo di fare. Se adottassimo il principio della priorità di conoscenza, potrei farmi forte del fatto che io l'ho conosciuto e ho avuto con lui rapporti intimi prima di voi e avvalermi di un diritto di prelazione, come si conviene a una moglie legittima rispetto alle concubine che sono state sposate più tardi. Considerando le cose con rigore potrei prendermi dei vantaggi, e cioè me lo potrei tenere per me a metà e lasciare l'altra metà da dividere tra voi. Ma non voglio essere così meschina e avida. Penso invece che noi non siamo solo cugine a amiche, ma, grazie al nostro patto, anche care sorelle. Perciò ritengo che tutt'e tre dobbiamo avere gli stessi diritti con la condizione che nell'usarne seguiamo l'ordine stabilito dalla nostra età. Raccomando questo perché non ci ostacoliamo reciprocamente. Non vorrei che tra noi succedesse come in una classe delle elementari dove parlano tutti insieme e ognuno chiacchiera per conto suo in gran disordine. Ci vuoi disciplina, mie care! Una dopo l'altra, per benino! La più giovane dopo la più matura! Lascio a voi decidere il momento del giorno o della notte in cui esercitare il vostro diritto. Ognuna inoltre, mentre sta servendosi, deve tener conto di quella che viene dopo di lei e lasciarle una parte del banchetto. Nessuna deve essere ingorda, come se la tavola fosse apparecchiata solo per lei. Questo vale anche per semplice conversazione con lui. Nessuno deve ricevere troppo poco, e soprattutto non io che ho il diritto più antico. Vorrei pregare voi, che venite dopo di me, di non andare troppo oltre nell'intimità, sicché io mi debba sentire messa da parte o respinta. Ne nascerebbe del rancore e la nostra amicizia si potrebbe rompere. Siete d'accordo?
«D'accordo! È senz'altro giusto ed equo» annuirono insieme ma spontaneamente le due cugine.
«Bene, allora gli scriverò un biglietto d'invito. Portatemi della carta da lettere!»
Perla si affrettò a portargliele e Gioiello mescolò l'inchiostro nel calamaio. Nuvola Profumata prese il pennello e scrisse sulla carta da lettere fiorita, in modo conciso:

«La corona delle dame
attende lieta
sulla terrazza della luna
il giovane signore!»

Nient'altro. La scrivente piegò il foglio e si apprestò a metterlo nella busta.
«Perché questi due versi isolati? E lo stile? E le forme letterarie? Perché non continui?» chiese meravigliata la cugina Gioiello.
«Io lo so, l'ho capito» si lasciò sfuggire di bocca la cugina Perla.
«Si fida della capacità del giovane di penetrare nell'animo femminile. Per questo lascia che sia lui a completare l'opera lasciata a metà facendone una perfetta quartina, e, nello stesso tempo, gli risparmia la fatica di una cerimoniosa lettera di risposta. Ah, l'amore!»
Nuvola Profumata commentò la sua osservazione con un sorriso vago, che doveva essere di consenso. Consegnò la lettera alla sua domestica coll'incarico di inoltrarla, attraverso il buco nella parete, nella casa accanto e di riportare la risposta del destinatario. L'attesa, fino al momento in cui doveva arrivare la risposta, fu occupata in allegre chiacchiere prendendo il tè. Oggetto della conversazione era «lui». Che argomento inesauribile!
«Come sei riuscita a farlo entrare di nascosto in casa tua e a passare tutta la notte tra le sue braccia?» volle sapere la cugina Perla.
Nuvola Profumata raccontò l'avventura sorridendo compiaciuta. Disse che per caso il giovane abitava nella casa vicina alla sua, ed ebbe la geniale trovata di aprire un passaggio attraverso la parete e di attirare la sua attenzione recitando ad alta voce la poesia di Li T'ai-po che era scritta sul suo ventaglio e infine come il giovane si era introdotto in casa sua attraverso un ponte di legno costruito da due scale.
«Grandioso! Ciò dimostra che ha un'intelligenza degna di considerazione, ma per il resto com'è? Voglio dire: è bravo come amante?» chiese la cugina Perla.
«Bravo non è l'espressione adatta. Una potrebbe morire di piacere tra le sue braccia! Voi due ne conoscete solo l'aspetto esteriore. Certo, già il suo aspetto è molto attraente, poiché è bello in modo semplicemente incomparabile. Ma i suoi pregi esteriori potrebbero esser fissati e fedelmente riprodotti dalla mano di un pittore o di uno scultore: uno se ne potrebbe fare un'idea. Ciò che invece non si può rappresentare e assolutamente impossibile immaginare, è il suo pregio nascosto - sapete già quel ch'io intendo - quella sua certa cosa, il suo capitale. Vi posso ben dire che una cosa altrettanto fantastica non esiste! È semplicemente inaudita!»
Le due cugine saltarono su dalle loro sedie e tempestarono Nuvola Profumata perché desse loro spiegazioni più precise e dettagliate. Sembravano, per la loro concitata curiosità, certi candidati che, dovendo ancora sostenere l'esame, fermano all'uscita della sala della commissione i loro colleghi che hanno appena sostenuto la prova, facendo loro ogni genere di domande: com'era il tema d'esame, se era lungo, preso dai classici o da qualche altro testo, se vi erano spunti che potessero, come candele, chiarire le idee dei candidati.
«Fate attenzione! Per descriverlo in modo plastico... » e Nuvola Profumata rispose al fiotto di domande sollevando un bastoncino d'avorio, di quelli che servono per mangiare, poiché il rito del tè si era prolungato fino a diventare una cena e la tavola non era ancora stata sparecchiata.
«Vedete questo bastoncino? Il suo strumento è lungo più o meno così. Poi vedete questa tazza da tè? È grosso più o meno così.»
«Oh! Ma com'è la sua consistenza? È duro? E lo rimane anche dopo un certo tempo?»
Nuvola Profumata indicò un piatto sul quale c'era una torta di fagioli e disse: «Proprio come quella torta.»
Le due cugine scoppiarono a ridere.
«Come? Assomiglia a una cosa molle e floscia come questa? Ma allora non serve a nulla, nonostante la lunghezza e lo spessore. Che peccato!»
«Permettete, si vede che conoscete male la torta di fagioli: niente le somiglia per durezza e consistenza, neppure l'oro, l'argento, il rame e l'acciaio. I metalli sono certamente duri e solidi, ma diventano molli e fondono nel fuoco. L'unica cosa che resiste al fuoco senza sciogliersi è la torta di fagioli. Anzi, più forte è il calore più essa diventa dura e solida. Io ne ho fatto l'esperienza. Ammettete ora che il mio paragone era giusto?»
«Mah! Tu esageri, una cosa così non esiste. Saremmo al limite del miracolo. No, non ci crediamo.»
«Che voi crediate o no, è così. Non ho affatto esagerato, anzi forse ho detto troppo poco, perché non ho ancora parlato di un'altra caratteristica che ha del miracoloso. Ma perché? Tanto voi non mi credete. Aspettiamo fino a stasera. Allora potrete convincervene voi stesse.»
«No, parla ora! Non ti preoccupare se noi ti prendiamo sul serio o no» insistettero le due, e lo fecero così a lungo che Nuvola Profumata si decise a fare loro la grazia della descrizione accurata della seconda peculiarità: che durante la battaglia si gonfiava diventando sempre più grande, e che dallo stato d'iniziale freddezza diveniva sempre più caldo raggiungendo un calore tropicale.
A questa descrizione così dettagliata il cuore delle due ascoltatrici s'infiammò di un'eccitazione selvaggia che colorò di un rosso bruciante le loro guance fino alle orecchie. In cuor loro avrebbero voluto che il possessore di tali meravigliosi attributi fisici fosse presente per potere senza tante cerimonie né formalità preliminari saggiare le sua capacità a letto con lui.
Dovettero inveçe pazientare ancora per molto. Il Chierico della Prima Veglia era per caso appena uscito di casa quando la domestica di Nuvola Profumata gli aveva portato l'invito. Mentre ella sedeva aspettando ch'egli ritornasse, era spiata dal giovanotto chiamato Cassa da Libri, il quale, non essendo pigro, era poi passato attraverso il foro nella parete ed era venuto a tenerle compagnia. Avevano avuto il tempo di divertirsi abbondantemente, prima che il giovane signore ritornasse a djvidere la coppietta.
Finalmente la messaggera tornò. Le tre donne unirono le loro teste e lessero piene di tesa aspettativa la lettera di risposta che ella aveva portato.
Non era esattamente una lettera. Come giustamente avevano supposto, il Chierico aveva soltanto completato la quartina di cui Nuvola Profumata aveva scritto i primi due versi. Breve e concisa come l'invito, la sua risposta suonava così:
«Preparate una sostanziosa pietanza con porro
perché io possa esser ben equipaggiato per l'appuntamento!»
Era un'adesione che non mancava certo di chiarezza e che mise in agitazione le due cugine. Esse balzarono in piedi per precipitarsi nelle loro camere per preparare i letti, accatastare coperte, prendere un bagno, far toilette, bruciare profumi e altri preparativi del genere.
«Piano, non agite così precipitosamente!» esclamò Nuvola Profumata frenando il loro entusiasmo e insistette perché prima si chiarisse inequivocabilmente la questione dei turni.
Educatamente la cugina Perla offrì la precedenza a Nuvola Profumata, che era la maggiore per età. Nuvola Profumata dichiarò generosamente che per quella notte avrebbe rinunciato, e ciò non era un gran sacrificio per lei, dato che si sentiva più che sazia dal piacere gustato la notte precedente.
Dopo lunga discussione fu deciso che il giovane sarebbe stato a disposizione di Perla, la sorella maggiore, fino alla mezzanotte, e dalla mezzanotte in poi della più giovane Gioiello. Le donne avevano appena finito i loro preparativi in camera da letto e in cucina, quando comparve la domestica che avevano messo di guardia vicino alla porta d'ingresso, accompagnando alla luce della lanterna il giovane visitatore ansiosamente atteso.
Facendo le contegnose, Perla e Gioiello al suo apparire si .tirarono indietro nel salotto e lasciarono che fosse Nuvola Profumata a fare gli onori di casa.
Egli s'inchinò profondamente e formalmente di fronte a lei.
«Vorresti per favore presentarmi alle tue onorevoli cugine?» bisbigliò.
Sorridendo ella prese ognuna delle due cugine per mano e le trascinò, mentre ancora sembrava che opponessero resistenza, davanti a lui e fece le presentazioni.
Perla voleva mandare una domestica a prendere del tè.
Nuvola Profumata glielo impedì con un gesto, sorridendo.
«A che serve la cerimonia del tè? Ha già spasimato abbastanza a lungo per voi! Non fate cerimonie, baciatevi e, invece dell'insipido tè, gustate il nobile succo del vostro palato!» disse rompendo allegra e risoluta l'imbarazzo iniziale.
Il nostro giovane non se lo fece ripetere. Deciso egli abbracciò nello stesso momento entrambe le cugine, le strinse strettamente spalla a spalla, guancia a guancia l'una all'altra e premette le sue labbra alle loro in modo tale che le tre bocche formavano l'ideogramma, che significa pressappoco «familiare». Fu un bacio molto lungo, durante cui essi si scambiarono i succhi più profondi delle loro bocche. Egli seppe profittare pienamente dell'occasione. Infine la più giovane si staccò.
«Devo andare in cucina, per occuparmi della cena, specialmente della pietanza di porro che ci è stata prenotata!» spiegò con un malizioso sguardo in tralice, rivolgendosi a lui.
«Ma perché tante cerimonie? È già troppo tardi per apparecchiare la tavola, e, per quanto riguarda il piatto che avevo ordinato, il mio appetito è stato ampiamente soddisfatto dall'eletto cibo che ho potuto trarre dal vostro palato! Andiamo tutti insieme a letto!» rispose scherzando galantemente.
Ma Gioiello si era già affrettata verso la cucina e subito dopo le domestiche portarono la piccola, raffinata cena. Tutti e quattro presero posto allo stesso tavolo e per un po' si dedicarono silenziosamente alle vivande che, portate su vassoi e ciotole, avevano un appetitoso profumo.
Ma il nostro giovane pensava ad altro. I suoi pensieri vagavano, anticipando i tempi, in ben altri luoghi che non a tavola. Distratto, spilluzzicò il suo piatto di porri, e si alzò prima di averne mangiato la metà. Ammiccò a Nuvola Profumata e la prese da parte:
«Allora, come sono i turni, stanotte?»
«Ci siamo messe d'accordo così: fino a mezzanotte ti appartiene la cugina Perla, che è la maggiore, dopo mezzanotte la cugina Gioiello, che è la minore.»
«E tu?»
«A metà tra le due,» rispose mentendo, ma con il viso mortalmente serio.
«L'hai meditato furbamente, questo ordine!»
«Sembra un rimprovero. Vorresti per caso dire che io faccio come quell'ospite egoista che, servendo una carpa, tiene per sé il pezzo centrale, che è il migliore, e agli ospiti lascia la testa e la coda, dove ci sono più pinne e spine pungenti?»
«Ehm! Più o meno è quel che volevo dire. Temo che, con una regolamentazione del genere, che sottintende una quantità di passaggi da una camera all'altra e da un letto all'altro e un ripetuto vestirsi e svestirsi, si perderà una quantità di tempo prezioso. Non sarebbe più pratico metterci tutt'insieme nello stesso letto? Cosa ne pensi?»
«Ah, capisco dove vuoi arrivare. Non ne hai mai abbastanza, e hai già qualche progetto che ci coinvolge tutte insieme. Vorresti fare più in basso ciò che hai già fatto più in alto coi baci. Formare cioè un altro ideogramma, quello che significa "cucire l'una con l'altra", non è vero? Ma vorresti fare una cosa del genere la prima volta? No, sarebbe prematuro. C'è tempo più tardi. Questa notte dormirai in letti separati, prima di mezzanotte da Perla, e dopo da Gioiello, e basta! Per adesso io rimarrò fuori dal gioco. Prima ho tentato di farti credere, per scherzo, che avanzavo pretese sulla parte di mezzo. Ancora una cosa: datti da fare, con quelle due! Non le deludere!»
«Certamente. Non hai proprio bisogno di raccomandarmelo. Peccato che debba rinunciare alla tua benevola collaborazione. Per me era particolarmente importante.»
Nuvola Profumata chiamò con un cenno la sua domestica e le comandò di accompagnare il signore nella camera della cugina Perla, illuminandogli il percorso con la lanterna.
Ella invece andò da sua cugina Gioiello. Le dispiaceva che la piccola dovesse starsene sola ad aspettare il suo turno. Voleva farle compagnia e renderle più breve il tempo dell'attesa fino al cambio della mezzanotte con un'allegra conversazione.
Dall'altra parte la coppia era salita sul letto di avorio intagliato. Non fecero molte cerimonie e non scambiarono molte parole, ma, si comportarono come se fossero stati in grande familiarità da molto tempo aiutandosi reciprocamente a spogliarsi. Ella aveva sciolto cintura e legaccio dei pantaloni a lui, egli le aveva tolto la biancheria intima.
All'inizio ella provò più dolore che piacere. Non si sentiva all'altezza di un avversario così risoluto e stava quasi per rinunciare. Poi, però, le tornarono in mente le parole con cui Nuvola Profumata aveva esaltato le paradisiache voluttà che ci si dovevano aspettare dal proseguimento della lotta. Parole che avevano piacevolmente risuonato nelle sue orecchie. Non voleva a nessun costo lasciarsi sfuggire quella sensazione, che l'avrebbe ampiamente ripagata della pena da sopportare all'inizio. Così strinse eroicamente i denti e gli permise di portare il suo impetuoso assalto.
Questa perseveranza fu premiata. Ciò che ella aspettava con ansia, di minuto in minuto, avvenne per davvero: quanto più profondamente l'ambasciatore di lui penetrava nel suo castello del piacere e si procurava l'accesso nel suo più nascosto gabinetto privato, tanto più ingigantiva, fino a raggiungere un volume sempre più grande - elIo lo sentiva chiaramente - così come sentiva chiaramente che la sua temperatura, piuttosto bassa, all'inizio andava sempre più arroventandosi. Alla fine aveva raggiunto le considerevoli proporzioni di un corno maggiore ostruendo così interamente il gabinetto privato, da non potere così più né uscire né muoversi. Con ciò entrambi raggiunsero l'apice del piacere e Perla sperimentò ciò che Nuvola Profumata aveva lodato con tanto entusiasmo come un miracolo, una cosa sensazionale. E dovette darle ragione, non erano state affatto vuote parole. Ella si strinse piena di gioia e di gratitudine a colui che le aveva donato piaceri non mai conosciuti prima.
«Carissimo, già solo il tuo aspetto, il tuo viso, la tua figura bastano a far morire di desiderio per te migliaia di donne; io mi chiedo come mai la natura ti ha anche fornito, di un così raro, meraviglioso attributo fisico? È quasi troppo! Sembra che tu sia letteralmente destinato a far impazzire per te tutte le,donne che vivono sotto la volta celeste!»
«Carissima, devo prenderti in parola? Saresti pronta a dare la tua vita e a morire d'amore tra le mie braccia?»
«Non avertene a male, ma, visto che possiedi un arnese così meraviglioso, vorrei vivere ancora un poco per il desiderio che ho di lui. Lasciamelo ancora provare un paio di volte e poi abbandonerò soddisfatta questa vita, ma perché dovrei farlo subito? No, sarebbe un po' prematuro.»
«Non avere paura, non accadrà che io ti uccida veramente d'amore. Questa notte la devo dividere con la tua signora sorella. Tutt'al più ti ucciderò a metà» rispose egli scherzando e si rimise a cavalcare in modo tale che cielo e terra sembrava si capovolgessero.
La grotta del piacere di Perla era notevolmente profonda, ma il suo cuoricino fiorito batteva proprio vicino all'ingresso della grotta. L'ambasciatore doveva solo penetrare di uno o due pollici ed ella si sentiva assalire da un dolce brivido e provava la più piacevole delle sensazioni. In breve, non ci volle molto perché gemesse: «Carissimo, fermati! Risparmia la mia vita. Temo di non morire solo per metà ma per intero!»
All'inizio egli non tenne conto delle sue suppliche. Continuò la sua cavalcata finché non si accorse che le membra di lei erano sempre più rilassate e che dalla sua bocca usciva un respiro freddo. La tenera natura della fanciulla non era all'altezza di una tale lotta. Allora la lasciò, la abbracciò teneramente e le concesse un po' di tranquillità.
Ci volle un certo tempo prima ch'ella fosse di nuovo abbastanza in forze da poter parlare. Mostrò la clessidra ad acqua vicino alletto.
«Carissimo, sarei felice di spirare tra le tue braccia. Ma adesso è mezzanotte, mia sorella ti aspetta di là. Alzati e va' da lei.»
«Giusto. Ma come faccio a trovare la strada con questo buio? Saresti cosÌ gentile da accompagnarmi?»
«Non posso. Mi hai completamente estenuata. Non ce la faccio neppure ad alzarmi dal letto. Ti farò accompagnare dalla mia domestica.»
Batté le mani e, dall'anticamera apparve una ragazza con una lanterna in mano. La camerierina attese finché il nostro giovane si vestì, poi lo prese per mano e lo condusse con sé.
Ella aveva solo quindici anni ed era ancora un'innocente verginella. Tutto il tempo, mentre essi facevano l'amore, era rimasta al buio nell'altra stanza e aveva ascoltato con le orecchie rosse. I rumori della battaglia amorosa che venivano dalla stanza vicina che quasi facevano vacillare le montagne e sussultare il terreno, avevano suscitato nella giovane ascoltatrice un violento sommovimento dei sensi.
Nella lunga strada che portava attraverso cortili oscuri e corridoi immersi nelle tenebre, il giovane sangue eccitato continuò a fervere nelle sue vene reclamando tempestosamente soddisfazione. In un angolo appartato del giardino, davanti a una buia pergola, ella si fermò. Doveva finalmente fare la domanda e la preghiera che le eran rimaste in gola, rischiando di soffocarla, per tutto il percorso: «Per favore, giovane signore, non potete far assaggiare anche a me qualcosa del piacere, che poco fa avete donato a piene mani, con violenza lupina, alla mia padrona? In questo momento la vostra strada passa attraverso di me come attraverso una stazione di dogana. Vi lascerò passare solo se pagherete una tassa.»
Mentre così parlava, aveva appoggiato la lanterna sul pavimento, si era stretta fortemente a lui e continuando a guardarlo adorante, aveva già cominciato a slacciare la sua biancheria. Il giovane rise tra sé, ma era tanto cavaliere da volerle risparmiare la delusione di essere duramente respinta. Bene, le avrebbe fatto il piacere che chiedeva. Così le disse di sdraiarsi su una panca del giardino.
Egli si mise all'opera abbastanza svogliatamente e meccanicamente, più che altro pensava alla seconda delicata portata in programma nella sua cena notturna, invece che a quell'imprevisto spuntino. Egli quindi non si impegnò più di quel tanto necessario a un tentativo, ma l'oggetto non era adatto. Era incappato in una ragazzina del tutto inesperta, un frutto assolutamente intatto. E incontrò una fortissima resistenza su resistenza.
«Ahi, mi fai male!» squittì la ragazza. «Perché il vostro arnese prima ha procurato piacere alla mia padrona e a me procura solo dolore? Eppure è sempre lo stesso!» chiese ingenua e incerta.
Con indulgenza e con pazienza egli le spiegò che, essendo lei un frutto ancora intatto, bisognava trafiggere prima una certa pellicina, cosa impossibile senza dolore e uscita di sangue e che ,avrebbe cominciato a sentire vero piacere dopo una decina di tentativi.
Il luogo e l'occasione non gli parvero però adatti a impartire la prima lezione nel gioco dell'amore alla sua vogliosa novizia, così come aveva fatto con Nobile Profumo, la sua prima moglie.
Era già passata mezzanotte e la cugina Gioiello l'aspettava impaziente; era poi il caso di impartire una lezione sulle elementari tecniche amatorie nella fresca aria notturna e su una dura panca di giardino? No, sarebbe stato troppo sciocco.
«Sai, piccola, il mio aggeggio è troppo grosso per te. Porta pazienza fino alla mia prossima visita. Porterò con me il giovane cameriere che cura i miei libri, si chiama Shut'ung, Cassa di Libri, ed è molto più adatto a te. Con lui potrai divertirti e gustare dolcezze quanto vorrai» la consolò.
Ella ne fu contenta, si rimise felice i pantaloni e lo accompagnò agli appartamenti della giovane padrona Gioiello. Alla porta stava in attesa un'altra cameriera che accompagnò il ritardatario nella camera solennemente illuminata da candele e da lampade. Trovò Gioiello a letto, con un libro in mano.
Quando egli entrò aveva un'aria gelida.
«Amore, ti prego, non essere in collera con me! Ho fatto un po' tardi» egli si scusò precipitosamente.
«Oh, prego, avresti fatto meglio a passare tutta la notte di là. Perché mai ti sei data la pena di far tutta questa strada per venire da me?» rispose risentita.
«Ma come puoi dire una cosa simile! Sono già abbastanza addolorato di aver perduto un quarto d'ora della tua compagnia.»
Durante questa breve conversazione egli s'era spogliato e si era coricato sotto la coperta al suo fianco.
Gioiello era di tre anni più giovane di sua sorella. Era eccezionalmente delicata, con le membra sottili. La sua carne e la sua pelle erano la cosa più fine e morbida che si possa immaginare. I suoi seni erano simili a due uova senza guscio. Sembrava una fragile statuina che va in pezzi al minimo tocco. Quando passeggiava in giardino o, più che salire, si librava sui gradini che portavano alla terrazza, si aveva l'impressione che qualcuno la dovesse sostenere sia a destra sia a sinistra per evitare che cadesse. Come poteva una creatura così delicata sostenere una seria battaglia amorosa e, per giunta, con il signore di un suddito così potente?
«Morire d'amore», forse, in bocca alla più robusta Perla, era solo un modo di dire, ma nella più giovane rischiava di trasformarsi in realtà. Per fortuna il suo compagno s'accorse in tempo del pericolo. Appena egli la vide giacere con gli occhi coperti dalle palpebre abbassate che lasciavano soltanto una sottile fessura, le labbra semiaperte, che respirava affannosamente e cercava parole che non aveva più la forza di pronunciare, si rese conto con spavento che la sua anima profumata stava evidentemente per lasciare la fragile dimora del corpo e fu preso da compassione e da pietà.
«Mio tenero corpo, non ne puoi proprio più? Devo smettere?» chiese ancora, ma inutilmente. Un muto cenno del capo - non era più in grado di parlare - fu per lui una risposta sufficiente. Si staccò velocemente da lei e scese dal letto. Per un po' rimase accoccolato pensieroso sull'orlo del letto dandole il tempo di riprender fiato. Ma nonostante tutto, com'era desiderabile! Egli era irresistibilmente attratto a nuovi più intimi amplessi. Questa volta egli scelse con tenero riguardo un'altra posizione, che non le avrebbe procurato alcun disagio: la mise per il lungo sopra di sé, appoggiò il petto di lei sul suo, la sua guancia alla propria e l'abbracciò. In questa posizione s'addormentarono.
In questa insolita posizione li trovarono Perla e Nuvola Profumata molto presto la mattina dopo quando, spinte da curiosità, entrarono nella camera e tirarono le cortine del letto. Scossero la coppietta nuda, ancora profondamente addormentata, fino a svegliarla.
«Non abbiamo bisogno di comperare un'altra candela per la lampada del letto! » commentò spiritosamente Nuvola Profumata, dando di gomito a Perla e indicando l'ancor ragguardevole arnese del giovane.
«Ti prego, non far torto alla nostra piccola! La povera candela ha bruciato per tutta la notte e ha dovuto consumare tanto olio che non ce n'è quasi più!» disse Perla rincarando la dose. Anche Gioiello, strofinandosi gli occhi e vestendosi in fretta, dovette prender parte all'allegra risata comune.
«Ascolta, siamo venute qui per consultarci con te su una questione seria», disse Nuvola Profumata al Chierico della Prima Veglia in tono serio. «Come continueremo? Alla lunga la donna che abita con te finirà per scoprire che tu hai dei rapporti segreti e che ogni sera vai fuori casa e ritorni il mattino dopo. Avrà dei sospetti e andrà a fondo della cosa. Cosa faremo allora? Preferiremmo che tu ti fermassi qui per un po' e nel frattempo non ritornassi a casa! Troveremmo certo il modo di passare il tempo. Non è necessario stare sempre a letto. Potremmo giocare a scacchi, scrivere poesie, raccontare storielle e aneddoti. Sarebbe molto bello e divertente. Ma come possiamo farlo? Hai un piano?»
«Eccome, se ce l'ho! Non vi preoccupate, mie belle dame.
Ho già provveduto in questo senso!» «Davvero? Racconta!» dissero tutte insieme.
«Ascoltate, dunque. La mia piccola amica è già da diversi mesi incinta e fuori gioco e ha bisogno di riguardi. Recentemente le ho detto che, visto che sono da molto tempo in viaggio, vorrei approfittare dell'occasione del suo parto per ritornare finalmente in patria a trovare i miei parenti. Per il viaggio di andata e ritorno ci vogliono circa tre mesi. Al mio ritorno avrà già partorito e quindi potremo godere con forze rinnovate delle gioie del letto delle quali ci siamo privati a lungo. Ella è pienamente d'accordo con la mia proposta. Farò le valigie oggi stesso, la saluterò e, accompagnato dal più giovane dei miei servi, mi metterò in cammino per quello che dovrà sembrare un lungo viaggio. In pratica sarà soltanto un breve balzo fin qui. Avremo quindi tre mesi a disposizione. E, oltre al gioco degli scacchi, al poetare e raccontare storielle e aneddoti, avremo il tempo per potere con tutta tranquillità dedicarci al gioco di "cucire l'una con l'altra".» Balzarono in piedi tutte e tre entusiaste.
«Splendido, grandioso! Il grande stratega Chen Ping non avrebbe potuto escogitare un piano migliore!»
«C'è ancora un punto del quale vorrei parlare prima con voi. Io ho due camerieri, il maggiore è un po' sciocco e testardo, mentre il più giovane è sveglio e svelto. Sono abituato al ragazzo e vorrei averlo sempre qui con me, mentre l'altro potrebbe rimanere di là a proteggere la casa. Avreste qualcosa in contrario a che abiti qui anche lui?»
«No.»
«Bene, c'è però un ma: il ragazzo ha le stesse inclinazioni e lo stesso carattere del suo padrone, va matto per le donne. Quindi se qui non trovasse niente che soddisfi la sua ghiottoneria, scapperebbe via e tornerebbe in segreto di là. Questo darebbe naturalmente nell'occhio e potrebbe procurarci delle noie.»
«Oh, ma questo non è un problema. In casa ci sono abbastanza cameriere e ragazze con le quali egli potrà saziare il suo appetito, se la sera vorrà gustare qualcosa di dolce» lo tranquillizzò la cugina Perla.
«Bene!»
Con questo era terminato il consulto. Nello stesso giorno il Chierico della Prima Veglia fece il suo ingresso, con bagagli e domestico, nella proprietà delle tre donne. Da quel momento in poi non solo il padrone ma anche il cameriere godette in gran quantità e abbondanza del piacere, del calore e della tenerezza femminili.
Eppure, ahimè, il profumo e il piacere della voluttà del giardino incantato si sarebbero presto dissipati, lasciando soltanto singhiozzi di pianto notturno e addii.