I dizionari Baldini&Castoldi

Dalibor di Bedrich Smetana (1824-1884)
libretto di Josef Wenzig

Opera tragica in tre atti

Prima:
Praga, Teatro Municipale, 16 maggio 1868

Personaggi:
Vladislav, re cèco (Bar); Dalibor, cavaliere (T); Budivoj, comandante dei soldati al castello del re (Bar); Benes, secondino (B); Vitek, messo di Dalibor (T); Milada, sorella del burgravio di Ploskovice (S); Jitka, abitante dei domini di Dalibor (S); Zdenek, musicista (m); giudici, soldati del re, messi e servi di Dalibor, popolo, clero



Dalibor rappresenta la classica figura dell’eroe dal tragico destino: ha un carattere ascetico, tanto sprezzante del dolore fisico quanto sensibile alla perdita di un’amicizia. Le mirabili melodie di quest’opera esprimono al meglio l’animo nobile del protagonista e la sensazione di incombente tragedia che inevitabilmente coglie lo spettatore.

Praga, XV secolo. L’eroico cavaliere Dalibor viene incarcerato a causa degli atti violenti compiuti per vendicare la morte dell’amico Zdenek. Milada, sorella del burgravio di Ploskovice assassinato da Dalibor, l’aveva denunciato alle autorità chiedendo giustizia; ma poi, colpita dai suoi modi cavallereschi e dalla sua nobiltà d’animo, la fanciulla si innamora – ricambiata – di Dalibor, e tenta di trarlo di prigione, andandolo a trovare travestita da suonatore d’arpa (strumento che infatti preannuncia molti degli interventi di Milada). Ma il tentativo non riesce, e Milada viene ferita a morte dai soldati a guardia della prigione. Dalibor allora decide di scontrarsi coi soldati in un’impari lotta, che inevitabilmente lo porterà alla morte, ma anche, finalmente, a ricongiungersi con le anime degli amati Zdenek e Milada.

Quest’opera, sicuramente fra le più significative di Smetana, tradisce la sua formazione culturale romantica per il linguaggio musicale ‘occidentale’ in cui, tuttavia, figurano anche tratti stilistici nazionalisti, come i ritmi delle danze cèche, o il soggetto stesso, tratto dalla storia e da antiche leggende boeme. Anche l’impiego del violino – strumento nazionale per eccellenza – in funzione solistica è una celebrazione della musicalità boema. Mentre la parte orchestrale è stata composta pensando a modelli germanici, le linee del canto fanno spesso riferimento a quelli italiani: ad esempio, il primo atto termina con un duetto di Jitka e Milada che sfocia in una brillante cabaletta conclusiva. I momenti d’insieme, invece, compaiono raramente in Dalibor , ma questa è una scelta imputabile a Josef Wenzig, che probabilmente all’origine aveva ideato il testo come pièce teatrale, non come libretto d’opera, e oltretutto in tedesco; la versione in lingua cèca del libretto è dovuta a un allievo di Wenzig, Ervin Spindler. Le prime rappresentazioni di Dalibor , dirette personalmente dall’autore, lasciarono scettici gli spettatori, che protestarono per la scarsità di tratti propriamente boemi: effettivamente in quest’opera predomina un tema che non presenta caratteristiche peculiarmente cèche. Dalibor fu riproposta nel 1886 al Teatro Nazionale di Praga, dopo aver subìto diversi rimaneggiamenti, ottenendo questa volta un meritato successo.

m.c.p.

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