Associazione Musicale 'C. Monteverdi'

Associazione Musicale
"Claudio Monteverdi"
- Modica -

Claudio Monteverdi


Il coro
I coristi
Foto
Claudio Monteverdi
Repertorio
Concerti
Mp3

Web Staff


Speciale
7° Raduno
A.R.S. Cori
7° Raduno A.R.S. Cori 2001


Claudio Monteverdi
(Cremona 1567 - Venezia 1643)

Monteverdi, la figura più importante nella transizione dal Rinascimento al Barocco, studiò con il celebre teorico veronese Marco Antonio Ingegneri; a quindici anni compose il primo lavoro, una serie di mottetti in tre parti, e nel 1605 aveva già composto cinque libri di madrigali. Vi si nota una brusca transizione dalla fluida trama dei primi due libri (1587 e 1590) influenzati da Marenzio, all’approccio più dissonante, spigoloso e irregolare del terzo e quarto libro (1592 e 1603), evidenziando l’influsso di Giaches de Wert, con cui entrò in contatto quando fu assunto dal duca di Mantova, nel 1592. Cominciò a interessarsi ai drammi musicali sperimentali di Jacopo Peri, direttore della musica alla corte dei Medici, e ai lavori analoghi di altri compositori.

Clicca per un ingrandimento

Nel 1607 fu rappresentato il suo primo dramma per musica, l’Orfeo. Quest’opera, superiore a ogni precedente tentativo di dramma musicale, diede all’opera il carattere di forma di espressione musicale e drammatica degna di attenzione. Attraverso un abile uso delle inflessioni della voce, Monteverdi volle esprimere le emozioni come le avrebbe espresse la dizione caricata di un grande attore, raggiungendo un linguaggio cromatico di grande libertà armonica. L’orchestra, arricchita per ampiezza e varietà, veniva usata non più come semplice accompagnamento dei cantanti, ma anche per inquadrare gli stati d’animo delle varie scene. La musica dell’opera comprende anche quattordici pezzi orchestrali indipendenti. Il pubblico diede all’Orfeo un’accoglienza entusiastica, e con la sua opera successiva, Arianna (1608), la fama di Monteverdi si consolidò ulteriormente.

Frontespizio della prima edizione de "L'Orfeo"

Il linguaggio armonico di Monteverdi era già stato oggetto di controversia quando, nel 1600, Giovanni Artusi attaccò, tra le altre composizioni, due suoi madrigali, accusandolo di aver sconfinato dai limiti dell’equibrata polifonia, ideale della musica del Rinascimento. Monteverdi scrisse una difesa, pubblicata nel 1607, in cui affermava che se il vecchio stile, la prima prattica, era adatto per la musica da chiesa (e infatti fu da lui impiegato a questo scopo ancora per molti anni) una seconda prattica, in cui "le parole sono compagne dell’armonia, non sue serve", era più appropriata per i madrigali, nei quali l’essenziale era trasmettere i precisi contorni emotivi del testo. La grande innovazione di Monteverdi operista fu combinare il cromatismo tipico della seconda prattica con lo stile monodico della scrittura vocale: una singola, ricca linea melodica con un semplice basso armonico, sviluppata da Peri e Caccini.

Nel 1613 Monteverdi ricevette uno dei più importanti incarichi musicali in italia, quello di maestro della basilica di San Marco a Venezia. Da questo momento scrisse numerose opere (quasi tutte perdute) mottetti, madrigali, e messe. La sua musica da chiesa utilizzava un’ampia gamma di stili, dalla polifonia di vecchio stile della Messa del 1610, alla musica virtuosistica d’opera e alla scrittura corale antifonale (derivata dai suoi predecessori a Venezia, Andrea e Giovanni Gabrieli) presente nei Vespri, anch’essi del 1610. Un ricchissimo compendio di musica sacra si trova nella Selva morale e spirituale del 1640, che presenta il completo ventaglio degli stili monteverdiani. Nel sesto, settimo e ottavo libro di madrigali (1614-1638) si spinse ancora più lontano dall’ideale della polifonia rinascimentale, verso i più nuovi stili che davano rilievo alla melodia, al basso e al supporto armonico oltre che alla declamazione personale, o drammatica. Nel 1637 aprì il primo teatro lirico pubblico, e Monteverdi, stimolato dalla reazione entusiastica al genere, scrisse una nuova serie di opere, due delle quali sono giunte fino a noi, Il ritorno d’Ulisse in patria (1641) e L’incoronazione di Poppea (1642): scritte in età avanzata, queste opere contengono scene di grande intensità drammatica, in cui la musica vocale e orchestrale riflette i pensieri e le emozioni dei personaggi.

Manoscritto de
"L'Incoronazione di Poppea"
 

Manoscritto de
"Il lamento d'Arianna"
 

La crescente importanza del ruolo di Monteverdi presso la corte mantovana, sia come compositore sia come concertatore e direttore di manifestazioni musicali, gli valse nel 1603 il titolo di maestro di cappella del duca Vincenzo. Nel 1607 esordì nell'ambito teatrale con l'Orfeo su libretto di Alessandro Striggio, favola in musica commissionatagli dal duca per rivaleggiare con gli sfarzosi spettacoli della corte fiorentina, che 7 anni prima avevano inaugurato la consuetudine delle opere in musica con l'Euridice di Peri. La composizione, l'anno successivo, dell'Arianna (del quale è pervenuto solo il Lamento, un episodio rielaborato dallo stesso compositore anche come madrigale a cinque voci e come Lamento della Madonna in un travestimento sacro per voce e basso continuo), poneva Monteverdi alla testa del movimento che alle soglie del barocco andava saggiando le molteplici possibilità espressive offerte dalle nuove acquisizioni stilistiche quali la monodia accompagnata, lo stile concertante per voci e strumenti, le forme chiuse, lo stile vocale virtuosistico, ecc. Era in certo modo, da parte del musicista, una risposta alle violente critiche mossegli a più riprese dal canonico bolognese Giovanni Maria Artusi, che in Monteverdi indicava il rappresentante più significativo di una corrente iconoclasticamente negatrice dei supremi ideali di chiarezza e di equilibrio dell'estetica rinascimentale.

Gli anni successivi, gli ultimi trascorsi dal musicista alla corte di Mantova, furono densi di attività in tutti gli ambiti musicali, tuttavia spicca la pubblicazione, nel 1610, della prima grande raccolta di composizioni sacre di Monteverdi, comprendente la Missa senis vocibus, costruita con la più cerebrale tecnica contrappuntistica di ascendenza fiamminga, e il grandioso Vespro della Beata Vergine, ispirato alla festosa misura dello stile concertante proprio della scuola veneta. Alla morte di Vincenzo Gonzaga (1612), Monteverdi lasciò la corte mantovana, probabilmente per contrasti con il nuovo duca Francesco, e l'anno successivo ottenne il posto, ambitissimo e ben remunerato, di maestro della veneziana basilica di San Marco. A Venezia rimase sino alla morte, stimato e onorato come uno dei più grandi musicisti viventi, attendendo serenamente ai propri obblighi di maestro di cappella (che prevedevano la composizione di opere sacre e religiose, purtroppo pervenute solo in parte nella raccolta Selva morale e spirituale edita nel 1640 e nell'altra, postuma, Messa a 4 voci et Salmi, del 1650), e impegnandosi in una fervida attività creativa, sia attendendo con regolarità alla pubblicazione dei propri madrigali (di cui nel 1638 pubblicò l'ottavo libro, intitolato Madrigali guerrieri et amorosi e contenente anche composizioni drammatiche, come il celeberrimo Combattimento di Tancredi e Clorinda su testo tratto dal XII canto della Gerusalemme Liberata di Tasso, e il Ballo delle ingrate), sia componendo opere e balletti per nobili famiglie veneziane e per le corti di Mantova, Parma e Vienna (pagine in gran parte perdute), sia scrivendo musiche sacre per chiese veneziane.

A coronamento della propria attività compositiva, Monteverdi scrisse due grandi lavori teatrali per due teatri pubblici di Venezia: nel 1641 Il ritorno di Ulisse in Patria, su libretto di G. Badoaro, per il Teatro San Cassiano, e nel 1642 L'incoronazione di Poppea, su libretto di G. F. Busenello, per il Teatro dei Santi Giovanni e Paolo.


La critica: il creatore della musica moderna

A ragione Claudio Monteverdi è stato definito dal maggiore dei suoi studiosi, L. Schrade, il creatore della musica moderna: sia nei suoi lucidi scritti di poetica, sia in tutta la sua produzione (con l'eccezione, forse, di parte delle pagine religiose) Monteverdi afferma una concezione della musica essenzialmente come fatto espressivo, come mezzo per rivelare nella loro più vibrante e icastica dimensione "gli affetti" dell'animo umano. Nella sua opera si assiste appunto al passaggio dall'estetica rinascimentale, che poneva nella forma, nell'armonia della struttura il culmine della perfezione estetica, a quella barocca, che vede in tutti gli aspetti dello stile musicale altrettanti mezzi per portare in primo piano il vario e contrastato mondo della psicologia. Questo trapasso ha come perfetta corrispondenza, sul piano stilistico, la sostituzione di una prassi compositiva fondata essenzialmente sulle risorse del contrappunto imitato di ascendenza fiamminga, con una più libera scrittura, che si modella momento per momento, impiegando via via sempre più complessi stilemi, sui nuclei semantici del testo. Gli otto libri di madrigali (1587-1638) permettono di seguire analiticamente il formarsi di questo stile. L'acquisizione della dimensione scenica, caratteristica delle opere accolte negli ultimi tre libri (che sfruttano in misura rilevante anche le risorse del linguaggio strumentale), è la conseguenza estrema di questa ininterrotta ricerca di una sempre più icastica consistenza immaginativa del linguaggio musicale monteverdiano. Tale linguaggio ha modo di realizzarsi compiutamente nell'ambito del teatro, caratterizzato da una costante umanizzazione dei personaggi, che porta Monteverdi dall'elegante e un po' distaccata atmosfera dell'Orfeo, ancora per tanti aspetti legato al mondo della favola pastorale rinascimentale, al tenebroso affresco, di sconcertante audacia realistica, de L'Incoronazione di Poppea, un'opera che non a torto è stata accostata ai maggiori capolavori shakespeariani.

Bibliografia
G. F. Malipiero, Monteverdi, Milano, 1929;
C. Sartori, Monteverdi, Brescia, 1953;
A. A. Abert, Monteverdi und das musikalische Drama, Lippstadt, 1954;
G. Barblan, C. Gallico, G. Pannain, Monteverdi, Torino, 1967;
D. Arnold, N. Fortune, The Monteverdi Companion, Londra, 1968;
G. Carolyn, Claudio Monteverdi, Pisa, 1978;
G. Rosa, Canticum novum. Dall'ars nova a Claudio.



Lisez cette page en français
Lisez cette page
en français


     

Scrivici!
Scrivici!