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  HUGO VON HOFMANNSTAHL -
LE ULTIME LETTERE DEL CARTEGGIO 

RICHARD STRAUSS

1929
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Hugo von Hofmannsthal - Richard Strauss

EPISTOLARIO



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Biblioteca Adelphi

A cura di Willi Schuh

Con la prefazione di
Franz Strauss
alla edizione del 1926.

Edizione italiana
a cura di Franco Serpa.
 
Prima edizione 1993
pp. 806
Euro 43,90

iBS Italia - Liber On Web

RISVOLTO
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Rodaun, 1.1.1929, sera

Caro dr. Strauss,

al principio del nuovo anno mi rallegra moltissimo che Le siano piaciuti i due atti, e dunque vedo che sul soggetto non mi ero ingannato. Farò ogni sforzo di cui sono capace affinché il primo atto- per quanto è possibile in un atto di esposizione - sia pari ai due successivi per slancio e brio.
Ultimamente ho tralasciato purtroppo di chiederLe se per «Helena» aveva già potuto dare le disposizioni riguardanti la mezza illuminazione della sala! Comunque sia, ci conto, altrirnenti non funziona proprio.

Molto cordialmente Suo

Hofmannsthal

Rodaun, 27.I.29

Caro amico,

mi conceda, La prego, di farLe una richiesta del tutto personale. Su un biglietto da visita o su un cartoncino scriva al mercante d'arte Bohler di Monaco due parole di presentazione per il signor Sebastian Isepp, pittore, che Ella può definire un buon amico del Suo amico H.v.H. Il signor Isepp (pittore ed eccellente restauratore) è in effetti un mio caro amico. Si tratta di questo: in seguito a una transazione ho un credito sul mercato d'arte tedesco e ho chiesto al signor Isepp, che va a Monaco, di vedere se per caso da B. non c'è qualcosa di conveniente. La ringrazio in anticipo.
Ora Le dico adieu per un paio di settimane, auguro a Lei e a tutti i Suoi salute e benessere, e spero, tra l'altro, di tornare col primo atto tutto riveduto.

Che incantevole Zdenka promette di essere la Schenker-Angerer, a giudicare dalle ultime cose che ha fatto!

Con la più grande amicizia, Suo

Hofmannsthal

Monaco, Vier Jahreszeiten lunedì,
25 marzo 1929

Caro dr. Strauss,

spero di tornare a Vienna tra qualche giorno. Purtroppo non si darà il caso che avevo sperato: di portarLe il primo atto nella nuova versione. Questo periodo (febbraio-marzo) non mi è mai tanto propizio; questa volta mi sono trascinato per settimane una specie di influenza intestinale, ora sono qui a letto con una piccola bronchite, e solo da ieri mi è passata la febbre.
So esattamente come deve essere il primo atto per servire da attraente esposizione agli atti II e III, che Lei ormai conosce; e so anche come debba essere modellato per venire incontro alla musica. In questo stia dunque tranquillo. Nei Suoi progetti e nei colloqui che ha avuto con me ha toccato diversi argomenti eroico--mitici; il mito di Semiramide, come ben ricordo, e una volta anche la storia delle Danaidi - che uccidono gli sposi, a eccezione di una che risparmia il suo. Sono tutti argomenti grandiosi - ma, caro amico, non so se per un argomento simile oggi troverei in me il tono giusto, e ne dubito assai.
In me tutto obbedisce a una legge che non comprendo bene, alla quale però non posso sottrarmi. Ho debuttato con il dramma in versi e sono arrivato alla prosa, che l'abbia voluto o no. Di lavoro in lavoro ho trovato per la musica una specie di modesta ispirazione che mi indicava il tono e lo stile nei quali potessi creare qualcosa. Il nostro soggetto attuale, per metà serio e per metà allegro, è stato l'ultimo frutto di tale ispirazione. Se dopo Arabella dovessi immaginarmi qualcostaltro, adombrandolo appena, prima di tutto sarebbe conciso nelle parole, insolito nella trama, articolato nelle psicologie, davvero moderno - questo, mi sembra, è ciò che il teatro richiede. Per il tono elevato e per il modo in cui i nostri cantanti rendono lo stile eroico (qui evidentemente non si può infrangere il dominio stilistico della Tetralogia), non trovo in me né la voglia né il coraggio. Chissà che non ci riesca uno più giovane,

In amicizia, Suo

Hofmannsthal

Rodaun, 7 maggio [1929]

Caro amlco,

sono lietissimo di apprendere da Suo figlio che per Lei comincia ad andar meglio. Anch'io sto riacquistando le forze dopo 2 mesi e 1/2 davvero sciagurati.
Con quest'opera, per la prima volta nella nostra vita, siamo finiti in una situazione ingarbugliata. Vede, potrebbe anche essere che all'inizio una specie di innamoramento per il soggetto mi avesse accecato nascondendomi i suoi punti deboli. Ma un tale errore non può sussistere per due anni, in cui sono abbastanza numerosi i periodi di umore critico e tetro. Insisto: questo nuovo soggetto contiene personaggi vivi, ben delineati, simpatici (e in ciò non cede in nulla al R.K.), unisce questi personaggi in una trama avvincente sino alla fine, imprevedibile da momento a momento, ed è in ciò assai superiore al nostro lavoro più antico. Mi pare anche che la Sua impressione, quando Le ho letto in inverno il II e III atto, fosse realmente positiva - e che i due atti La colpissero. (Presupponendo sempre una felice trasformazione del I atto). Poi in Lei è prevalso di nuovo l'atteggiamento più freddo. Mi chiedo però se a ciò non contribuisca un'altra volta il pensiero dell'effetto che il lavoro farà sugli altri, sul pubblico. (O non sarà che qualcuno, non so chi, Le ha espresso un giudizio negativo?). Con i giudizi degli estranei la situazione è sempre difficile. Da parte mia, imploro le poche persone a cui ho mostrato il libretto di dirmi la verità, perché a me importa la verità, non la cortesia, ma tutti parevano entusiasti. E chi è la persona competente? Quando avrò pronto il I atto, lo leggerò a Reinhardt, anche se del suo giudizio, che accetterei senz'altro per i lavori di prosa, non sono tanto sicuro per un libretto d'opera. - Di recente ho detto ad Arthur Schnitzler che presto gli avrei chiesto un parere su questo lavoro. Mi ha risposto: « Amico mio, sono cose in cui non si è mai cauti abbastanza. Quando anni fa Ella mi lesse il Rosenkavalier, il III atto non mi piacque per niente. Mi disturbava molto lo scadimento nel farsesco. Lo avrei certo sconsigliato al compositore se l'ultimo atto non fosse stato rimaneggiato radicalmente - e così avrei forse guastato a Lei e a Strauss il piacere di un lavoro che ormai ho ascoltato 12 o 15 volte, sempre con grande gioia!». Per inciso, N.B.: questo «farsesco» ricade tutto sulla Sua coscienza. Lei mi scriveva di continuo, una lettera dopo l'altra, che nel testo non c'era ancora niente che facesse ridere, che in un'opera comica bisogna ridere, ecc. - eppure credo anche oggi che il terzo atto, senza questa impronta, poteva essere molto più bello. - Dunque, non c'è mai niente di sicuro!
Quanto alla trasformazione del I atto, ho fatto tutto quello che possono la buona volontà, il buon senso e la riflessione. È come un'aiuola di fiori ben curata, esposta al sole, ma ora deve arrivare la pioggia perché i semi si aprano. Quello che rimane da fare si fa in dieci giorni, ma sono giorni a cui occorre una certa atmosfera feconda - come quella che nell'autunno scorso mi venne in aiuto per il II e III atto. Perciò Le sono grato che non mi ponga nessuna scadenza - ma già il pensiero della Sua attesa mi angustia un po'. Se almeno sapessi che non Le manca un'occupazione temporanea di qualsiasi genere! Non esiterei ad approfittare dei primi soffi del föhn per salpare sulla nostra barchetta che aspetta alla riva. Ma proprio la Sua esigenza di rendere più credibile la protagonista dandole vita e risalto - affinché gli avvenimenti successivi vadano dritti al cuore - implica un ispirato collegamento dei temi da disporre nel primo atto. - Tutto il resto richiederà poche parole. Lei desidera, immagino, che nel secondo atto sia eliminata la scena in cui Dominik fa la corte alla madre.* La elimino con piacere! Mi sembrava che nelle lettere dell'estate scorsa Lei desiderasse per la madre qualcosa del genere. C'erano tutte le possibilità, certo, perché la signora è ancora giovane - ma ci rinuncio volentieri.
Per un altro soggetto, qualcosa di carattere eroico, non posso dare nessuna speranza né a Lei né a me stesso in questo periodo della mia vita. Non troverei in me gli accenti di intenso erotismo, quelli che un soggetto del genere deve offrire se si vuol farne un'opera. E anche nel pubblico - sono fatti misteriosi, come tutti i cambiamenti che si compiono nel corso del tempo - si è perduta la capacità di accettare questi temi.
Lunedì prossimo vado a Firenze, solo per 12 o 14 giorni, e da lì farò qualche gita. L'aria del posto mi giova moltissimo, e perciò mi aspetto buoni effetti anche per la nostra impresa. All'inizio di giugno sono qui di nuovo. Spero che nel frattempo Ella si sia rimesso del tutto.
La Angerer è stata un Octavian incantevole e diventerà migliore di replica in replica. Senza dubbio, da quando esiste il R.K., questa compagnia è nell'insieme (canto, recitazione, presenza) la prima davvero soddisfacente. Sarebbe dunque una pazzia portare a Salisburgo non la Angerer, ma un'insignificante utilité come la Schwarz (di cui non disconosco il valore, ma appunto in quanto utilité), proprio a Salisburgo, dove tanti stranieri (e spettatori della provincia) possono ascoltare per la prima volta l'opera in un'esecuzione quanto più rifinita possibile!
Le lettere mi arriveranno ancora via Rodaun.
Sempre cordialmente Suo

Hofmannsthal

*La scena, che in un primo progetto Hofmannsthal aveva concepito anche più articolata (vi si parlava di Lenau e di Chopin [...]), è stata eliminata dal testo letterario ma è rimasta, concentrata in due battute, nel libretto (e quindi nella partitura).

Hotel Brioni, Brioni, Istria, 9.5.29

Caro amico!

Paul Bekker mi telegrafa da Wiesbaden: entusiastica accoglienza per «Helena».
È naturale che a Salisburgo deve cantare la Schenker-Angerer: ma non dipende da me. Credo che Wallerstein abbia già messo gli occhi sul terzetto Lehmann, Schenker, Kern.
La mia salute migliora ogni giorno, resto qui ancora due settimane, poi passando da Venezia (dal 25 al 27 maggio, Hotel Britannia) vado ad Aquisgrana e a Berlino (dall'1 al 12 giugno). Poi Karlsbad. E così prima del 5 luglio non torno a Garmisch, né al lavoro!
Per il primo atto, dunque, Le resta tempo a sufficienza! E se ne occorre anche di più, aspetto con pazienza.
Una pausa fa bene anche a me. -
Ha perfettamente ragione: i libretti d'opera li può giudicare solo chi li mette in musica. Perciò non seguiti a consultare troppa gente e scriva versi! Del resto, questa volta, per Arabella, è stato Lei a spingermi a chiedere il parere di altri. Finora non ho interpellato nessuno, ma ho solo composto quello che mi stimolava. Il pubblico mi è stato sempre indifferente. E alla fine è stato bene così!
À propos, a chi si deve l'incredibile articolo uscito di recente sul «Wiener-Journal»: «Skizze zu Arabella »?* Non può proibire alla gente di scrivere su Arabella, almeno prima che sia finita?
Intanto, buon riposo a Firenze e lieti progressi nel lavoro! Sarebbe possibile introdurre in Arabella un po' più di lirismo? L'anima dell'opera è l'aria, più che mai! E qui brilla per la sua assenza! Numeri chiusi, e tra l'uno e l'altro il recitativo! L'opera è stata, è e rimane questo! Nel I atto una grande scena contemplativa di Arabella da sola! Di ciò Le ho già scritto in passato!
Buona fortuna e saluti cordialissimi anche da mia moglie! Sempre fedelmente Suo

dr. Richard Strauss

*È un articolo di Richard Smekal sul «Neues Wiener-Journal» del 2 maggio 1929 ([...]), che preannunziando la nuova opera di Hofmannsthal e Strauss si limita a raccontare la trama di «Lucidor».

Rodann, 12.V. [ 1929]

Caro dr. Strauss,

solo dalla Sua lettera vengo a sapere che in quel giornale è uscito qualcosa su A. Con quel foglio (che ha verso di me un atteggiamento poco amichevole) non intrattengo rapporti, al punto che non saprei neppure per quale via proibire alcunché: non conosco nessuno. Se si volesse chiarire la provenienza di quell'articolo (che per me è un enigma), la persona adatta sarebbe C[amillo] C[astiglioni]. - In tutto ciò che Ella dice, ha perfettamente ragione. - Domani vado per due settimane a Firenze, dove rimarrò circa 10 giorni (Hotel Porta Rossa).
Mi rallegro di tutto cuore della Sua guarigione.
Cordialmente

Hofmannsthal

Grand Hotel Pupp, Karlsbad, 15.ó.29

Caro amico!

Sono approdato qui in buone condizioni e ora attendo con vera impazienza il I atto. Dall'accluso feuilleton non si potrebbe trarre un grazioso dramma satiresco che accompagni Helena?* Per la Massary? Un atto unico con 3 o 4 cambiamenti di scena? Piccola orchestra? Regina- una star dell'operetta alla quale si potrebbero far cantare un paio di graziosi couplets? Che ne pensa?
Cordialissimi saluti dal Suo sempre fedele

dr. Richard Strauss

*Il titolo di questo racconto di appendice, «Der Rächer» [Il vendicatore], lo sappiamo dalla lettera del 29 giugno, nella quale Strauss insiste sull'idea e tenta di rispondere alle obiezioni di Hofmannsthal sull'inverosimiglianza della situazione.

Rodaun, 20.VI.[1929]

Caro dr. Strauss!

Credo che tra noi esista davvero un filo segreto. Proprio tre giorni fa, e quindi prima di ricevere la Sua lettera, ho ripreso la cartella con gli appunti per «Arabella», e in tre mattinate le figure hanno riacquistato davanti a me vita piena. Spero che ora mi riesca di mettere insieme il I atto. - I Suoi rilievi e desideri li ho di nuovo meditati con grande serietà. Per attestarsi come protagonista, non basta che Arabella sia al centro di tutte le azioni e i discorsi degli altri, - è lei che deve darsi a conoscere con forza nella scena principale dell'atto. Sul modo di ottenere questo risultato ho molto riflettuto. È necessario che sia una scena con un uomo, ma non con l'elegiaco Matteo, che lei ha già liquidato, bensì con l'ultimo vero «flirt» prima che arrivi l'uomo giusto (Mandryka) - con uno dei tre Conti. Per questa parte scelgo Elemer, mentre gli altri due restano quello che sono. Grazie a questa scena molto intensa (lirica) nel I atto, anche il commiato da Elemer fra i tre addii del II prende un risalto speciale, e ciò che Elemer guadagna in fisionomia tutta la scena lo acquista in significato.
In complesso Lei non dovrà attendersi (e lo ha già accettato) dall'atto espositivo il ritmo incalzante del II, né la coerenza e il nerbo del III, che mi piace considerare la cosa migliore che io abbia mai fatto per il teatro (all'opposto del III atto, un po' debole, del R.K.). Ma farò il possibile per dare una maggiore coerenza all'atmosfera (la versione precedente non rispettava questo principio) e per presentare in modo giusto ed efficace i personaggi e la vicenda, sì che sia assicurato l'interesse del pubblico. Dal primo momento del II atto in poi tutto corre rapido e tra continne sorprese verso la fine.
Già adesso mi sento molto meglio di due mesi fa. Con i saluti più cordiali

Suo Hoimannsthal

P.S. Quella cosetta è graziosa come racconto - ma come far credere a un pubblico di teatro che la donna non riconosce il marito di un tempo - o almeno, che lui crede che lei non lo riconosca?

Grand Hotel Pupp, Karlsbad, 29.ó.1929

Caro amico!

Grazie di cuore per la lettera del 20! I Suoi nuovi intendimenti per il I atto mi sembrano ottimi. È importantissimo che già nel I atto Arabella abbia più spicco. Non sarebbe il caso di creare sempre nel I atto un rapporto tra Adelaide e il Conte, che poi flirta con lei nel II, in modo che qui lui sembri incerto tra madre e figlia e la relativa scena del II atto non arrivi troppo bruscamente? - Secondo me, anche le prime parole che Arabella e Mandryka si scambiano all'inizio del II atto debbono essere modificate. La domanda di Arabella: «Was fuhrt Sie denn hierher?»* mi sembra un po' ingenua! Insomma, sono impaziente e curioso! Il 5 luglio sarò a Garmisch. Mi sono rimesso perfettamente, e dopo l'infinita noia di tutte queste cure mi sento carico di energie. Le spedisco di nuovo il «Rächer»: credo che se ne potrebbe fare una graziosa conversazione in un breve atto unico. Non condivido le Sue perplessità! In teatro abbiamo visto cose ben più inverosimili! Pensi a «Così fan tutte»!

I migliori auguri per una bella estate!

Con cordiali saluti, sempre Suo

dr. Richard Strauss

* «Come è arrivato da noi?». Abbiamo qui una delle tante questioni testuali caratteristiche della collaborazione tra Hofmannsthal e Strauss (in questo caso la variante è minima): il poeta ha sempre scritto «dann» nella battuta di Arabella (e così è scritto nel testo letterario), il musicista ha sempre letto «denn» (e cosi è stampato nel libretto e nella partitura).

Rodaun, 30.VI.29

Caro dr. Strauss,

mi siedo ogni mattina con i miei appunti nel chiosco del giardino, lavoro al rifacimento del primo atto e vado anche avanti, ma lentamente. Da 9 giorni c'è di nuovo il tempo che riesce più insopportabile al mio fisico e soprattutto alla mia fantasia: bassa pressione, aria umida e soffocante, da temporale, un po' fredda, un po'afosa - ho quasi di continuo una specie di emicrania, come se la testa fosse grande come una botte e piena di stoppa. Nelle ore migliori ce la faccio a immaginare la vicenda punto per punto, ma per dare al dialogo l'ultimo tocco di vita, l'esistenza, non ho le forze. Una settimana favorevole, anzi quattro giorni basterebbero per scrivere tutto liscio sino alla fine - insomma, ci vuole tanta pazienza, e la chiedo anche a Lei. - Andare sul Semmering, neppure questo avrebbe senso, perché lassù c'è lo stesso tempo, solo più freddo; e ciò che in me riduce di tanto la forza del pensiero e della fantasia è la bassa pressione e l'eccessiva umidità dell'aria.
Spero di darLe presto notizie migliori. - Il minore dei miei figli è ritornato felicemente, grazie a Dio, via Cina-Singapore; in autunno riparte per la California.

Molto cordialmente, Suo

Hofmannsthal

Rodaun, 2 luglio 29

Caro dr. Strauss,

le nostre lettere si sono incrociate. Continua il tempo incostante, afoso e temporalesco, che mi nuoce nel lavoro (è da dire che di questa ipersensibilità alle condizioni atmosferiche soffro non da oggi, nell'età avanzata, ma da sempre, un'eredità di mia madre) - ciò nonostante vado avanti, e del nuovo testo (nel primo atto il nuovo è pari ai 3/4) manca più solo una scena. - Nel rifacimento mi sono prefisso quanto segue: 1. porre al centro più nettamente il personaggio di Arabella, darle tutto il risalto possibile, ma con un disegno delicato, non secco. (Non è secco neanche il disegno della Marescialla); 2. fare sparire tutto ciò che per il compositore è inammissibile nella prima stesura dell'atto, ossia la successione di tante scene con ritmo diverso, in diversa direzione, di diversa intensità. Dunque conduco le scene in modo che fin dal principio tutto ruoti intorno ad Arabella e al suo fidanzamento- (cartomanteAdelaide e Matteo-Zdenka), poi entra Arabella e ha due grandi scene, una con la sorella (a proposito di Matteo), l'altra con Elemer (per il quale Arabella ha una simpatia ben maggiore che per Matteo e al quale fa sperare una sua decisione per la serata del ballo). Tutte queste scene, dominate da Arabella, occupano due terzi dell'atto. Poi viene la scena Adelaide-Waldner (ristrettezze della famiglia, lettere di Waldner ai vecchi camerati), poi Waldner (da solo, un minuto) e Mandryka-Walduer, in seguito soltanto una scena fulminea Zdenka-Matteo per richiamare l'interesse sulla questione della lettera nel II atto.
Dunque, all'inizio è Arabella a dominare l'atmosfera musicale; poi un breve collegamento consente di passare a Mandryka, di cui subito dopo ha luogo la visita.
Autocritica, riflessione, analisi distaccata: tutto considerato, a me sembra che in questa scena della visita Mandryka sia presentato in modo attraente e originale; e poi questo personaggio è venuto così nuovo, tutto d'un pezzo e compiuto da reggere il confronto con quanto c'è di meglio nel ;Rosenkavalier», e parlo del personaggio nella sua interezza, dalla sua prima parola fino all'ultima nella chiusa del III atto; una parte splendida e insieme una parte per un cantante. Ma ancora una parola sull'inizio della scena Arabella-Mandryka nel II - sul modo in cui Arabella apre la conversazione dicendo: «...Was fuhrt Sie dann hierher?». - A Lei sembra che la frase pecchi di ingenuità. In sé non sarebbe troppo difficile sostituire questo inizio di conversazione con un altro - ma io vorrei prendere le difese della frase così com'è. Essa infatti è il risultato di una lunga riflessione, cioè di una immedesimazione nei personaggi e nel loro stato d'animo, e sulle labbra di Arabella è tutt'altro che ingenua. - Da settimane Mandryka è perdutamente innamorato del ritratto di Arabella - lei, da parte sua, dopo averlo incontrato all'albergo, ne ha ricevuto un'impressione forte e conturbante (I atto, nuovo); inoltre il padre le ha naturalmente raccontato che questo signore è venuto dal più remoto angolo della Slavonia soltanto per sposarla. Sono entrambi molto emozionati. (Inizio dell'atto: Mandryka, alla vista di Arabella, afferra e stringe impetuosamente la mano di Waldner- e per un attimo Arabella è sopraffatta fino a sentirsi male). Ora sono soli, a tu per tu. Arabella ha un vantaggio: conosce i sentimenti di lui - Mandryka non può sapere come Arabella accoglierà lui e la domanda di matrimonio. Sta di fronte a lei, elegante, forte, serio - e visibilmente angosciato. Lei è in una posizione di superiorità, e poi - è lei la dama, dunque la più importante, e sta a lei avviare la conversazione. Poiché Mandryka le piace già da prima, si strugge di sentire da lui una dichiarazione d'amore e la domanda di matrimonio. Ma se cominciasse: «Ich habe gehört, Sie wollen mich heiraten!» - sarebbe troppo indelicato. Dunque, a Vienna e al ballo lui è venuto solo per lei, e Arabella lo sa benissimo - e così gli domanda, non per ingenuità, ma con superiorità e con una certa civetteria: «Was bringt Sie eigentlich hierher?» - perché Lei non mi sembra un habitué dei balli, sembra piuttosto un serio gentiluomo di campagna che di solito se ne sta tutto solo. Con questa domanda lo mette in un leggero imbarazzo, ma gli dà anche una spinta. Lo scopo del poeta (del librettista) doveva essere quello di portare i due personaggi, il più presto possibile, per una via psicologica, e non banalmente melodrammatica, a un'intensa espressione del loro amore, al vero canto. Voglio credere di esservi riuscito in modo naturale e amabile, associando svolte e motivi di ritardo («contrattempi») al desiderio dei due di parlare subito d'amore (cioè, di diventare lirici), e penso che questo brano di 3 pagine e 1/2 sia uno dei migliori che siano riusciti alla mia penna di librettista. Ma qui, come in altri casi, non voglio costringerLa, bensì convincerLa.

Cordialmente Suo

Hofmannsthal

P.S. Nel I ho scartato la scena dei tre Conti vestiti da fiaccherai. Non significa molto, lontano da Vienna sarebbe incomprensibile o quasi, e per mancanza di spazio non è possibile caratterizzare i tre Conti a uno a uno.

Garmisch, 6.7.29

Caro amico!

Sono qui da venerdì, ricevo la Sua bella lettera del 2 e sono d'accordo con lo schema generale del I atto come Lei me lo espone, salvo che in un punto: è Arabella che deve assolutamente chiudere il I atto con un'aria piuttosto lunga, monologo, meditazione, se non altro per ragioni drammatiche:

1° finale d'atto, Arabella

2° finale d'atto, Mandryka

3° finale d'atto, Arabella e Mandryka.

Contenuto del monologo, più o meno: Arabella si siede per scrivere a Matteo una lettera di addio e intanto pensa alla scena con Elemer, al primo incontro con Mandryka - confronti, incertezze, ecc. C'è abbastanza materiale, credo, per un monologo del genere, che in un'opera funziona sempre bene: dà al pubblico il respiro necessario dopo le scene di puro dialogo, al compositore un'occasione eccellente per un'effusione lirica e alla cantante la possibilità di cantare da sola per un po'.
Per Arabella il precedente finale d'atto era troppo corto e precipitoso. In un'opera in tre atti è proprio il finale del I quello che deve avere grande efficacia.
Perciò La prego caldamente di orientare l'intero atto in modo che culmini per fatale necessità in questo assolo lirico di Arabella (dopo la breve scena «fulminea» Zdenka-Matteo).
Spero che il cielo Le regali l'atmosfera che Le giova! Aspetto con impazienza e La saluto cordialmente. Suo

dr. Richard Strauss

[Sulla lettera che segue si legge, in alto, un'annotazione di Strauss: «Ultima lettera di Hofmannsthal, spedita insieme al I atto finito di «Arabella»: 10 1uglio 1929»]
Rodaun, 10.V11.29

Caro dr. Strauss,

mi ero proposto appunto un finale d'atto come quello che Lei descrive, tranquillo e meditativo, ma non ero sicuro che l'avrebbe gradito. Così la Sua lettera, quando è arrivata, mi ha tolto un peso dal cuore.
Ho fatto il possibile, specialmente nella scena delle sorelle, per passare dal dialogo al tono lirico, e in più occasioni - sia quando Arabella è sola, sia quando le due sorelle sono insleme.
Le mie intenzioni, del resto, le ha spiegate l'altra mia lettera più lunga.

Con cordiali saluti, Suo

Hofmannsthal

[Telegramma]

Garmisch, 14.7.1929

Primo atto eccellente. Cordiali ringraziamenti e congratulazioni. Fedelmente devoto

dr. Richard Strauss

[Il telegramma, arrivato a Rodaun il 15 luglio 1929, non fu mai aperto da Hofmannsthal: il poeta era morto poche ore prima, per un attacco di cuore, mentre stava per partecipare al funerale del figlio Franz, suicida]


DOPO LA MORTE DI HOFMANNSTHAL

Garmisch, il 16.7.29

Cara signora von Hofmannsthal!

Dopo lo sgomento di ieri alla notizia della morte del Suo sventurato figlio, ora questo tremendo colpo per Lei, i Suoi figli, per me e tutto il mondo dell'arte. Ancora non posso capacitarmene, né trovare le parole per il mio dolore. È troppo spaventoso! Quest'uomo geniale, questo grande poeta, questo collaboratore sensibile, quest'amico benevolo, questo talento unico! Mai fino a oggi un musicista aveva trovato un tale aiuto e sostegno. - Nessuno potrà sostituirlo per me e per il mondo della musica! I posteri gli alzeranno il monumento che sia degno di lui e che egli nel mio cuore ha sempre posseduto - inestinguibile gratitudine in un cuore fedele di amico sarà il sentimento che voglio serbare per lui, insieme all'ammirazione, sino alla fine della mia vita.
I versi meravigliosi che mi ha mandato poco prima della tragica fine, per i quali io, al culmine della gioia, ho potuto ringraziarlo solo con un breve telegramma, saranno un'estrema pagina di gloria per quello spirito nobile, puro, eletto.
Sono sconvolto fin nell'intimo, tanto più che, essendo tuttora indisposto, non posso neppure accompagnare per l'ultima volta l'amico indimenticabile. Finora non abbiamo neanche potuto sapere il giorno e l'ora del funerale. Mio figlio e Alice corrono a Vienna! Se potranno essere lì in tempo, rappresenteranno mia moglie e me presso la bara di quell'indimenticabile. Pauline Le manda con me l'espressione del suo più profondo cordoglio! A Lei e ai ragazzi i saluti più commossi del Suo addoloratissimo

dr. Richard Strauss