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... sono dunque il Nipote di Fuzelier e quei Nipote di Rameau che poco meno di vent'anni più tardi un altro dialogo immaginario, con Diderot, avrebbe reso celebre. Anche il dialogo dei due nipoti è immaginario: ma è un «falso» in cui tutto è rigorosamente, quasi maniacalmente vero; la loro prodigiosa maratona interpretativa mette in opera, per così dire, un'erudizione enciclopedica e un'intelligenza troppo ricche per adattarsi al consueto argomentare saggistico. «Il morbo di Rameau» è insomma un romanzo critico, un «romanzo» dove, nel procedere divertito (a tratti esilarante) dei dialogo e dei suoi intermezzi, nel dilagare di una voracità descrittiva che non tralascia i particolari più minuti, la mano sorniona dell'autore ha celato un saggio dei più fini sulla nascita della critica musicale, le cui posizioni a venire si trovano qui come tutte riassunte, tra uno sciroppo e un bonbon. Catturato da questa accanita dissezione condotta nei modi dei gioco, il lettore giunge d'un fiato all'ultima pagina senza accorgersi d'aver letto un libro intero su un'opera di cui prima, probabilmente, non conosceva neppure il nome.