FRANZ MANELLI

DELL'ODIO DI ELETTRA

DAL PROGRAMMA DI SALA DELLA PRIMA
RAPPRESENTAZIONE ALLA SCALA DI MILANO NEL 1909


Molto s'è parlato dell'opera poetica di Hugo von Hofmannstahl, fin da quando apparve sulle scene tedesche e sulle italiane, e più quando si riseppe che l'autore di Salomè l'aveva prescelta per farne oggetto di un'opera musicale; e se ne parla anche ora che il lavoro straussiano è compiuto e corre pe' teatri germanici, ed è per affrontar il giudizio del pubblico italiano.
Pur senza voler prevenire quel giudizio, a noi è lecito una costatazione: che il nostro pubblico, così diverso dal germanico per indole, per abitudini di vita, per tradizioni d' arte, ha fatto buon viso a un' altra opera dell'autore di, Elettra, la Salomé, la quale trionfò, è già un pezzo, contemporaneamente in due de' migliori teatri nostri, e altri ne conquistò subito dopo. Ora noi, alla vigilia di giudicar la novissima opera straussiana alla Scala, vogliamo seguir fedelmente il volere dell' autore, il quale vieta a' critici d'assistere alla prova generale, perchè alla prernière vengano vergini di qualunque preconcetto; vogliamo, anzi, andar più in là da ciò ch'egli ci chiede, e ci affrettiamo a dimenticar le notizie che abbiamo letto circa le rappresentazioni dell'opera ne' teatri tedeschi: il fanatismo di Dresda, di Berlino, di Monaco, gl'insuccessi di Francoforte, gli applausi recentissimi di Vienna. Senonchè, pur non assistendo alla prova generale, e dimenticando volonta-

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riamente 1' eco arrivata fino a noi di altri teatri, non possiamo offrire al-

l'ascoltazione di Elettra tutta quella verginità di preconcetti che l'autore

vorrebbe. A noi pare di conoscere Riccardo Strauss, attraverso Salomé,

quanto basta per farci un' idea, sia pur pallida, ma già sempre idea, d' E-

lettra; e di conoscer già questa musicalmente, perchè già ne conosciamo il testo poetico. Forse non siamo esagerati quando diciamo che, se Hugo von Hofmannstahl non avesse scritto l'Elettra, e non fosse stato preceduto da' tragedi greci e da altri d'Italia e di Francia, essa sarebbe balzata fuori dal cervello di Riccardo Strauss per esser poi rivestita di note musicali da lui, e da lui soltanto ! Perchè Elettra, come già Salomé, è ciò che ci vuole al suo temperamento d'artista. Guardate l'argomento di Salomé, guardate l'argomento di Tragedia Fiorentina, che gli aveva tentato lo spirito prima che si fosse definitivamente rivolto a Elettra, (1) e guardate 1' argomento di quest' ultima: I' amore nell' uno, I' ira nell' altro, l'odio nel terzo; ma amore, ira e odio che hanno un fondamento comune di demenza, di follia furiosa, di sangue che offusca la vista e gorgoglia nella strozza.

E questo è l'odio di Elettra, demente, sanguinano, morboso!

Dal suo primo apparir sulla scena ella non è una donna se non per gli indumenti femminili; ma non ha più aspetto muliebre, non ha più anima delicata di fanciulla : è una furia. È un essere vivente nel quale il dolore è pretesto all' odio, e la vendetta è scusa alla immensa sete di sangue; un essere vivente nel quale la vita stessa ha uno scopo macabro, e s' estingue quando quello scopo ha raggiunto! Tutto il mondo esteriore vive e si condensa in quell'anima offuscata da una mania omicida: le ansie, le paure, i sogni cattivi che infestano le notti della madre, sgorgano dal seno di Eletti-a, è lei che li manda; le voci di giubilo delle quali i vittoriosi, dopo il compimento della vendetta e della strage, riempiono la casa, sono una musica ineffabile che sgorga anch' essa dal profondo deli' anima sua

E al suono di quella musica, recando il pondo della Gioia, ella muove i passi della danza del trionfo

Per chi danza ella? pel padre, forse? no, è un' illusione, I' ultima sua illusione! per sè stessa ella danza, e per la sua gioia! Come già per sè stessa, per quel suo immenso bisogno di vendetta e di sangue, che è la ragion dei suo vivere, ha tentato di volger al triste scopo omicida la forza fisica della sorella Crisotemide, ha abbracciato il fratello Oreste; per quella

(i) Dopo aver condotto a termine la Saiovz,, Riccardo Strauss restò alcun tempo indeciso fra Elettra e Tragedia Fiorentina di Oscar Wilde, concezione non meno mostruosa delle altre, ehe non meno delle altre si poteva addire al suo temperalvento musicale. Anche questa in un atto, rapido e serrato, descrive una feroce scena di sangue. Un mercante fiorentino, tornato improvvisaluente a casa, sorprende la moglie in intimità con un giovane patrizio. Tra marito e amante s' impegna un duello, in presenza della donna, obbligata a illuminar la scena. Le spade si rompono, e il duello continua tuttavia più feroce, CO' mozziconi delle lame; finchè la donna getta a terra la lampada, e aiuta l'amante a sopraffare il marito!

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vendetta che voleva armare nell'una, e ha rinsaldato nel braccio dell'al Che cosa c' è di vero, di sentito nella scena con la sorella, nelle prom di affetto e di schiavitù? nient'altro che la lusinga. E chedi tenero

commovente nell'incontro col fratello? Già quando le avevan detto ch morto, ella aveva risposto, con voce strozzata aveva urlato tre volte, non è vero, perchè con la morte di lui ella vedeva crollar il suo se fosco e sanguinoso di vendetta! e quando se lo vede davanti, vivo e pitante, ritorna all'antica speranza, e, nella gioia del ritrovamento del tello, rinasce e divampa furiosa la gioia dei ritrovamento del braccio brandirà la scure già tinta del sangue paterno, e conservata gelosamente un premeditato e acutissimo piano di delitto! Ch' ei non guardi la ma ella raccomanda; e lo raccomanda perchè la pietà filiale non lo vinca. guarderanno poi insieme, quando sarà morta, e le contempleranno il vo Venga pure il rimorso allora: sarà tardi

Purtuttavia, in mezzo a questa mania omicida, e attraverso I' ins di quel cervello, non si può disconoscere che non traluca qua e là, a bi e rapidi sprazzi, 1' istinto umano. Nell' immenso odio verso la mal questa è restata pur sempre la madre; e se pur una volta quella par che è la cosa più santa per ogni figlio, è usata per dipinger tutto quadro di brutture ed esprimer I' essenza di tutta una vita d' odic « Figlia di mia madre! » gridato in faccia alla sorella - il nome è seni il nome, e la figlia non glielo muta quasi mai.

Lo muta, invece, continuamente a Egisto, che è sempre il vile, il tr; tore, I' assassino: è I' essere eh' ella non può nominare, quasi il fark bruci le labbra; è l'altra femmina vigliacca, è quei che, l'è dappresso la persona alla quale accenna con aggettivi infamanti, con perifrasi pre di perfidia. Nel dialogo gli dice O Signor mio! ma li c' è tutta 1' iroi tutto I' odio represso, tutta la gioia della vendetta ch' è per piomba sul capo da un minuto all'altro, e ch'ella illumina forse più col bagli sinistro de' suoi sguardi, che con la face sfilata dall' anello della por E 1' anima umana fatta felina si studia di non tradirsi nelle parole E se - ch'io savia fatta sono; e che parteggio, - alfine, pel più forte. È qi 1' avvoltoio che ella ha dapprincipio dichiarato d' avere nel petto, il qu ne' passi di danza di lei, descrive e stringe i suoi giri intorno al capo d preda!

Così, col grido Colpisci ancora! quando s' ode di dentro 1' urlo d madre, e con la risposta Agamennone t'ode! all'appello disperato d'Egí la sua vendetta è compiuta, e quasi è cessata ogni ragione del suo viv

E nella concezione dell' Hofmannstahl è finita la tragedia!

Ora, in questo carattere di violenza, che è il fondamento della trage e in questa furia dissolvitrice che è I' anima di Elettra, in questo in sante urlo di dolore e di vendetta, noi ritroviamo il temperamento artis

• di Riccardo Strauss, che già ci aveva sbalorditi in Salomé, e quasi ci miamo a priori un' idea di quello che è la musica. Il musicista della

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lenza e dell'odio avrà cercato d'esprimer tutto ciò, tutto quello, cioè, che le parole e i gesti non possono esprimere, con 1' orchestra, analizzando ogni sfumatura del sentimento, sminuzzandolo e affidandone ogni più piccola parte a ciascun istrumento dell' orchestra, compresa la voce de' cantanti, e ricavandone dall'armonia e dalla polifonia, anche aLdita,se volete, anche ribelle a ogni canone di contrappunto, a sintesi più completa e più emotiva, l'anima umana vibrante in tutte le sue parti. Ci sono ancora ignoti i procedimenti d'istrumentazione che avrà messi in uso, gli effetti che avrà cercato di trarre dalle sue ormai famose dissonanze e da' suoi silenzi musicali; ma il contenuto, il concetto informatore, l'anima di quella musica, non ci può esser ignota, come non ci è più ignota l'anima detta tragedia.

FRANZ MANELLI.