HUGO VON HOFMANNSTHAL

ELEKTRA

LIBERA TRADUZIONE DI LAURETO RODONI

(La corte interna, delimitata dal muro posteriore del palazzo e da case basse in cui abita la servitù. Le ancelle sono vicine al pozzo, a sinistra. Tra di loro le sorveglianti.)

Prima ancella
(
sollevando l'anfora)
Dov'è Elettra?

Seconda ancella
Eppure questa è l'ora in cui invoca urlando il padre, con tale veemenza che ogni muro echeggia.

(
Elettra esce correndo dalla soglia della casa, già lambita dalle tenebre. Tutte si volgono a guardarla. Con un braccio sul viso, Elettra balza indietro come una bestia che si rifugia nella tana.)

Prima ancella
Avete visto il suo torvo sguardo?

Seconda ancella
Maligna, come un gatto selvatico.

Terza ancella
Tempo fa era sdraiata e si lamentava...

Prima ancella
Quando tramonta il sole, si lascia cadere in terra e geme.

Terza ancella
Eravamo in due ma ci siamo avvicinate troppo...

Prima ancella
Non tollera che qualcuno la osservi.

Terza ancella
Ci siamo avvicinate troppo e ci ha soffiato contro come un gatto: «Via, mosche!» ha urlato, «allontanatevi da me!»

Quarta ancella
«Via, mosconi!»

Terza ancella
«Via dalle mie piaghe!» e ci ha colpito con un cencio.

Quarta ancella
«Mosconi, via!»

Terza ancella
«Non dovete succhiare dolcezza dalla mia pena, non leccate la bava dei miei spasimi.»

Quarta ancella
«Andate via, sparite nelle vostre tane», ci urlava dietro. «Riempitevi la pancia di grasso e di dolce e buttatevi sul letto con i maschi», urlava, e lei...

Terza ancella
...sono stata ben pronta...

Quarta ancella
...le ha dato la risposta!

Terza ancella
«Sì, se tu hai fame», ho risposto, «mangia anche tu», e subito scattando gettava terribili occhiate e tendeva contro di noi le dita come artigli: «Nel corpo», ha urlato, «io nutro un avvoltoio.»

Seconda ancella
E tu?

Terza ancella
«Perciò stai lì accucciata», ho risposto, «nel fetore delle carogne e scavi alla ricerca di un vetusto cadavere!»

Seconda ancella
E lei allora, che cosa ha risposto?

Terza ancella
Soltanto un urlo ha emesso e si è precipitata nel suo covo.

Prima ancella
E la regina lascia che si aggiri libero un tale demonio nel palazzo!

Seconda ancella
sua figlia!

Prima ancella
Se fosse mia figlia, la terrei ben rinchiusa sotto chiave.

Quarta ancella
Ma non sono già troppo spietati con lei? Non deve forse mangiare con i cani? (
sospirando)
Non hai mai visto che il padrone la picchia?

Quinta ancella
(
giovanissima, con voce agitata e tremante)
Io voglio chinarmi dinanzi a lei e baciarle i piedi. È figlia di un re! Perché deve sopportare tante infamie? Voglio metterle dell'unguento sui suoi piedi e poi asciugarli coi capelli.

Sorvegliante
(
la spinge)
Vai via tu, rientra!

Quinta ancella
Non c'è nulla al mondo più regale di lei. Siede lacera sulla soglia, tuttavia in casa non c'è nessuno che possa sostenere il suo sguardo.

Sorvegliante
(
la spinge verso la porta bassa che è aperta, sul davanti a sinistra)
Va', dentro!

Quinta ancella
(
aggrappata alla porta)
Nessuna di voi è degna di respirare l'aria che respira! Che possa vedervi tutte impiccate e pendere nel buio di un granaio per quello che avete fatto a Elettra!

Sorvegliante
(
sbatte la porta)
Ma la sentite questa? Contro Elettra, noi! Lei che, quando le dissero di mangiare con noi, scagliò via la scodella dalla tavola, e ci sputava in faccia chiamandoci cagne.

Prima ancella
Che? Diceva: neanche un cane possono avvilire come hanno fatto con noi: con acqua, con acqua sempre fresca risciacquiamo dal pavimento il sangue eterno del delitto...

Terza ancella
«E l'infamia», diceva, «l'infamia, che giorno e notte ricresce, negli angoli la ammucchiamo...»

Prima ancella
«Il nostro corpo», gridava, «è lordo dell'immondizia cui serviamo!»
(
Le ancelle portano le anfore in casa a sinistra.)

Sorvegliante
(
che ha aperto loro la porta)
E quando ci vede con i figli, grida: «Nulla, nulla è più infame dei bimbi che abbiamo concepito in questa casa e messo al mondo come cagne sui gradini scivolando nel sangue.» Dice o non dice questo?

Prima, seconda, terza, quarta ancella
(
avviandosi)
Sì! Sì!

Sorvegliante
Dice o non dice questo?
(
La sorvegliante entra in casa. La porta si chiude.)

Prima, seconda, terza, quarta ancella
(
tutte già in casa)
Sì! Sì!

Quinta ancella
(
da dentro)
Accorrete! pietà! Mi battono!

(Elettra esce dalla casa.)

Elettra
Sola! Ahimè, sola. Lontano il padre, scacciato giù nei suoi freddi abissi... (
rivolta al suolo) Agamennone! Agamennone! Dove sei, padre mio? Non hai tu la forza di trascinare fino a me il tuo viso? (sottovoce) L'ora è venuta, l'ora in cui la tua sposa e colui che con lei dorme in un letto, nel tuo letto regale, ti hanno sgozzato. Nel bagno ti hanno ammazzato, il tuo sangue scorreva sugli occhi e un vapore di sangue si levava dall'acqua. Poi quel vile ti prese per le spalle e ti ha trascinato fuori dalla stanza, il capo avanti, le gambe inerti al suolo: il tuo occhio sbarrato guardava fisso nella casa. Così tu ritorni, un passo dopo l'altro, appari all'improvviso, con tutti e due gli occhi spalancati, e un cerchio di porpora regale ti cinge le tempie, alimentato dalla ferita aperta del tuo capo.

Padre! Agamennone!
Voglio vederti! Non lasciarmi sola oggi! Ancora, come ieri, mostrati a tua figlia, là come un'ombra nell'angolo del muro! Padre! Agamennone! Verrà anche il tuo giorno!
Dalle stelle precipita ogni tempo, così da cento gole sgorgherà sangue sulla tua tomba! E come da brocche rovesciate fluirà dagli assassini incatenati, e in un rigonfio torrente, in un vortice, sgorgherà via da loro la forza della vita (
con pathos solenne) e noi per te scanniamo anche i cavalli di casa, li ammucchiamo davanti alla tua tomba, essi presentono la morte e nitriscono contro il suo soffio e muoiono. E per te scanniamo i cani, che ti leccavano i piedi, i tuoi cani da caccia, a cui tu gettavi i bocconi, e che il loro sangue si sparga dunque come omaggio di servi, e noi, noi, tuo sangue, tuo figlio Oreste e le figlie, noi tre, quando tutto questo sarà compiuto, quando saranno erette tende purpuree, dai vapori del sangue attirati dal sole, noi, tuo sangue, danzeremo intorno alla tua tomba:
(
nell'esaltazione) e solleverò sui cadaveri il ginocchio a passo a passo e chi mi vedrà danzare così, anzi chi vedrà danzare solo la mia ombra lontano, di certo dirà: a un grande re si offre qui una sontuosa festa da chi è sua carne e suo sangue ed è felice chi ha i figli suoi che danzano sull'alta tomba questa regale danza di giubilo! Agamennone! Agamennone!

Crisotemide
(
la sorella più giovane è sulla soglia di casa. Sottovoce)
Elettra!

(
Elettra sussulta e dapprima fissa Crisotemide come se si risvegliasse da un sogno.)

Elettra
Ah, quel viso!

Crisotemide
(
sta in piedi appoggiata all'uscio, tranquilla, dolce)
Provi tanto odio per il mio viso?

Elettra
(
violenta)
Che vuoi? Su, parla, sfògati, poi vattene, lasciami sola!

Crisotemide
(
alza le mani, come per difendersi)

Elettra
A che scopo alzi le mani? Il padre ha alzato tutt'e due le sue mani, la scure è caduto aprendo la sua carne. Che cosa vuoi? Tu, figlia di mia madre, figlia di Clitennestra?

Crisotemide
(
sottovoce)
Preparano qualche cosa di terribile.

Elettra
Quelle due femmine?

Crisotemide
Chi?

Elettra
Sì, mia madre e quell'altra femmina, il vile Egisto, traditore e assassino, un prode che compie grandi gesta solo a letto. Allora che cosa preparano?


Oreste, Électre et Hermés sur la tombe
d'Agamemnon (Anonyme, vers 350 av. J.-C.

Crisotemide
Vogliono gettarti in una torre dove non vedrai più la luce del sole e della luna.

Elettra
(
ride)

Crisotemide
Lo faranno, lo so, l'ho sentito.

Elettra
Ma tu come hai potuto sentirlo?

Crisotemide
(
sottovoce)
Dietro la porta, Elettra.

Elettra
(
con impeto)
In questa casa non aprire porte! Singhiozzi, puah! e rantoli di sgozzati, nient'altro c'è in quelle stanze! Non aprire le porte! Non girare intorno, siedi alla porta come me e invoca su di lei, su lui la morte e il giudizio.

Crisotemide
Non posso, come te, star seduta fissando il buio. Ho un fuoco qui nel petto che mi spinge sempre in giro per la casa. Non ho pace in nessuna stanza, devo correre da un uscio all'altro, ahimè!, corro, su e giù per le scale, come se qualcuno mi chiamasse. Quando arrivo una stanza vuota mi fissa attonita. Sono in preda a una tale angoscia, che giorno e notte mi tremano le ginocchia, la gola è come se fosse stretta da un laccio, e non riesco a piangere, tutto è impietrito! Abbi pietà, sorella!

Elettra
Di chi?

Crisotemide
Tu con spranghe di ferro mi inchiodi al suolo.Se tu non ci fossi, ci farebbero uscire. Se non ci fossero il tuo odio, la tua mente insonne e inesorabile, per cui essi tremano, ci farebbero uscire dal carcere, sorella! (
con passione) Voglio uscire! Non posso dormire qui ogni notte fino alla fine! Voglio vivere prima di morire! (con massimo slancio e ardore) Voglio aver figli prima che sfiorisca il mio corpo, e se anche mi danno un bifolco, per lui metto al mondo i figli e li scaldo con questo mio corpo nelle fredde notti, quando il vento investe la capanna e la squassa! Ma tu mi ascolti? Parlami, sorella!

Elettra
Povera creatura!

Crisotemide
(
sempre agitatissima)
Abbi pietà di te e di me! A chi giova tanto strazio? Al padre, forse? Egli è morto e non torna il fratello.
Sempre siamo sedute sulla stanga, come due uccelli in catene, volgiamo il capo da ogni parte, ma non viene nessuno, non il fratello, non un suo messaggero, nessuno, non un messaggero di un messaggero! Il tempo scava con coltelli i segni sul tuo viso e sul mio e il sole sorge e cala e le donne che ho conosciuto snelle, son fatte incinte, alla fonte con fatica alzano i secchi, e all'improvviso si sgravano del peso, alla fonte vengono ancora, e dal loro corpo sgorga un dolce succo ed hanno al seno una vita assetata, e i bimbi crescono. No, sono una donna e voglio un destino di donna. È assai meglio morire che vivere e non vivere. (
Scoppia in un pianto convulso.)

Elettra
Perché piangi? Vattene! Entra! Là è il tuo posto!
Si sente un frastuono. (
sarcastica) Ti stanno forse preparando le nozze? Li sento correre. In tutta la casa regna il tumulto. O partoriscono o ammazzano. Già, se gli mancano i cadaveri su cui dormire, devono ammazzare!

Crisotemide
Scappa, nasconditi ai suoi occhi. Oggi non sbarrarle la strada: semina morte da ogni sguardo. Ha fatto un sogno. (
Dall'interno un rumore, sempre più vicino, di gente che arriva.) Scappa via. Arrivano per gli ànditi. Passeranno di qui. Ha fatto un sogno: non so quale, ne parlano le serve; dicono che ha sognato Oreste, e che ha gridato nel sonno, il grido di chi muore sgozzato. (Torce e figure riempiono l'àndito a sinistra della porta.) Sono già qui. Davanti a sé sospinge tutte le ancelle con le fiaccole, trascinano bestie e pugnali per i sacrifici. Sorella, se ha paura, è più terribile che mai, (insistendo) almeno oggi, no, non adesso, non ostacolarla!

Elettra
Ho voglia di parlar con mia madre come non mai!

Crisotemide
Io non ascolto!

(Fugge via per la porta del cortile. Nella viva luce delle finestre passa stridendo e scalpicciando un frettoloso corteo; strattoni, spinte agli animali, cigolii sommessi, grida subito represse, sibili di frustate, urti, passi barcollanti.
Nell'ampia finestra appare
Clitennestra.


Margarethe Arndt-Ober
nel ruolo di Clitennestra

Al crudo bagliore delle fiaccole il suo viso smorto e gonfio sembra anche più pallido sulla veste scarlatta. Si appoggia a una confidente, che indossa un abito viola scuro, e a un bastone d'avorio, ornato di gemme.
Una figura giallastra, con capelli neri pettinati all'indietro, somigliante a un'egiziana, dal viso liscio, simile a una serpe eretta, le regge lo strascico. La regina è sovraccarica di gemme e di talismani. Le braccia sono coperte di gioielli. Le dita sono rigide di anelli. Le palpebre degli occhi sembrano troppo gonfie e sembra che le costi una tremenda fatica tenerle aperte.
Elettra sta in piedi impietrita. Clitennestra apre gli occhi di colpo, tremante di collera si avvicina alla finestra e addita Elettra col bastone.
)

Clitennestra
Che vuoi tu? Guardate là! Guardate!
Come si inalbera con il collo gonfio e la lingua guizzante! Ed io lascio che si aggiri libera in casa mia! (
affannata) Ah, se potesse uccidermi con gli occhi! O dèi, perché tanto mi opprimete? Perché mi annientate? Perché la mia forza dev'essere nulla? Perché sono ancora viva come un campo spoglio e questa ortica che esce fuori da me, non ho la forza di svellerla? Perché mi accade questo, eterni dèi?

Elettra
(
tranquilla) Gli dèi! Ma sei una dea tu stessa, sei quello che essi sono!

Clitennestra
(
alle donne del seguito)
Avete udito? Capite ciò che dice?

La confidente
Che tu anche sei della stirpe degli dèi.

L'ancella dello strascico
(
sibilando)
Vuole beffarti.

Clitennestra
(
debolmente, mentre si chiudono le sue palpebre gonfie)
L'ho già udito. Quasi l'avessi dimenticato da anni e anni. Lei mi conosce bene. Però non si sa mai ciò che prepara. (
La confidente e l'ancella dello strascico bisbigliano fra loro.)

Elettra
(
si accosta lentamente a Clitennestra)
Tu non sei più te stessa. Hai sempre un nodo di serpi attorno! E i sibili che ascolti ti spaccano la mente e procedi barcollante, sei sempre come in sogno.

Clitennestra
Voglio scendere. Lasciatemi, voglio parlarle. (
Si allontana dalla finestra e compare alla porta con le donne del sèguito, dalla soglia con più mitezza)
Lei non è cattiva oggi. Parla come un medico.

La confidente
(
sussurrando)
Non parla come pensa.

L'ancella dello strascico
Ogni parola è falsa.

Clitennestra
(
con furia)
Non voglio ascoltarvi! Quello che dite non è altro che il respiro di Egisto. E quando di notte vi chiamo, non dite ognuna una cosa diversa? Non gridi tu che le mie palpebre sono ingrossate e che il fegato è malato? Non urli tu nell'altro orecchio di aver visto dèmoni dai lunghi becchi aguzzi che mi succhiano il sangue? Non mi mostri le tracce sul mio corpo, ti do retta e non sgozzo, non sgozzo, non sgozzo bestie su bestie? Se dite e poi smentite, non mi spingete forse alla morte? Non voglio più ascoltare: è vero; non è un inganno. (
cupa) La verità, nessun uomo la scopre. Se lei mi racconta (col respiro sempre affannoso, come se si lamentasse) ciò che mi piace ascoltare, allora so concentrarmi su ciò che dice. Se qualcuno ha parole di consolazione, (con veemenza) anche si trattasse di mia figlia, proprio lei, voglio che la mia anima si spogli di tutti i veli per accogliere il soffio dell'aria dolce, dovunque venga, come i malati, quando espongono i loro ascessi e le loro piaghe all'aria fresca della sera.., e non pensano ad altro che a ottenere sollievo. Lasciatemi sola con lei!
(
Impaziente, col bastone ordina alla confidente e all'ancella dello strascico di rientrare in casa. Queste scompaiono esitando nella porta. Scompaiono anche le fiaccole, e solo dall'interno della casa cade una debole luce lungo l'atrio sul cortile e lambisce di quando in quando le figure delle due donne. Clitennestra scende giù, sottovoce)
Non sono buone le mie notti. Conosci qualche rimedio contro i sogni?

Elettra
(
accostandosi)
Madre, sogni?

Clitennestra
Chi invecchia, sogna. Però c'è il modo di scacciarli. Con i riti. Per tutto ci sono i riti adatti.
Ecco perché sono carica di pietre, perché è chiuso in ognuna un potere. È necessario solo saperle impiegare. Se tu volessi, potresti dirmi quello che mi potrti giovamento.

Elettra
Io, madre, io?

Clitennestra
(
prorompendo)
Sì, tu! Perché sei saggia. Nella tua testa tutto è forte. Potresti dirmi molto che mi giovi. La parola, lo so, non è che parola! Un soffio che è? Ma striscia nel crepuscolo, quando sono coricata con gli occhi aperti, qualcosa su me. Non è parola, non è tormento, non mi opprime e non mi soffoca, è nulla, neppure uno spettro, tuttavia è tanto orribile che l'anima spera solo di pendere dalla forca, le mie membra chiamano la morte, invece io vivo e non sono malata: ecco, mi vedi: sembro malata? Si può allora morire in vita come immonda carogna? Si può marcire senza malattie? Marcire consapevoli, come un abito corroso dalle tarme? E poi dormo, e sogno, sogno, tanto che il midollo mi si scioglie nelle ossa, mi alzo barcollante, e la clessidra non ha nemmeno raggiunto il suo decimo segno, e dalle tende ciò che ghigna non è il pallore dell'alba, no, è la fiaccola davanti alla mia porta, un che di vivo con fremito torvo, che è in agguato sul mio sonno.
Questi sogni devono finire, chiunque sia che me li manda: ogni demone si allontana, non appena sia versato il sangue giusto.

Elettra
Ogni demone!

Clitennestra
(
ferocemente)
E dovessi svenare ogni bestia della terra e dell'aria e destarmi nel fumo del sangue come le genti della lontana Tule nei vapori sanguigni: mai più voglio sognare.

Elettra
Se la giusta vittima cade sotto l'ascia, non avrai più sogni!

Clitennestra
(
in gran fretta)
Tu dunque sai che bestia sacra?

Elettra
(
sorridendo con mistero)
No, non consacrata!

Clitennestra
Giace in lacci là dentro?

Elettra
No! Corre libera.

Clitennestra
(
avida)
E quali sono i riti?

Elettra
Grandi riti, in cui è necessario il rigore.

Clitennestra
(
violenta)
Parla dunque!

Elettra
Non l'indovini?

Clitennestra
No, lo chiedo.
(
supplicando Elettra quasi solennemente)
Dimmi il nome della vittima!

Elettra
È una donna.

Clitennestra
(
in fretta)
Una delle mie serve, parla! una bimba? o una giovane? o donna che l'uomo ha già toccato?

Elettra
(
tranquilla)
Sì! Toccata! È lei!

Clitennestra
(
incalzando)
Quale la cerimonia? Quando? Dove?

Elettra
(
tranquilla)
Ogni posto, ogni ora del giorno e della notte.

Clitennestra
Dimmi i riti! Come farei l'offerta? Devo io stessa...

Elettra
No. Questa volta non tu vai a caccia con la scure e le reti.

Clitennestra
E chi? Chi fa l'offerta?

Elettra
Un uomo.

Clitennestra
Egisto?

Elettra
(
ride)
T'ho detto un uomo!

Clitennestra
Chi? Rispondi. Uno di casa? o dobbiamo chiamare uno straniero?

Elettra
(
fissando il suolo, come assente)
Sì, sì, uno straniero. Eppure egli è di casa.

Clitennestra
Parla senza enigmi. Elettra, ascolta. Io son felice che oggi per una volta non ti trovo ostinata.

Elettra
(
sottovoce)
Madre, non vuoi che ritorni il fratello?

Clitennestra
Ti ho proibito di parlare di lui.

Elettra
Dunque ne hai paura?

Clitennestra
Chi lo dice?

Elettra
Madre, rabbrividisci.

Clitennestra
Nessuno ha paura di un povero demente.

Elettra
Che?

Clitennestra
Si dice che balbetti, e che dorma insieme ai cani nel cortile, incapace di distinguere tra uomini e bestie.

Elettra
Il bambino era sano.

Clitennestra
Gli hanno dato, pare, misero alloggio e per compagne le bestie del cortile.

Elettra
Ah!

Clitennestra
(
con le palpebre chiuse)
Ho mandato molto, affinché lo tenessero bene, come un figlio di re.

Elettra
Tu menti! Mandavi oro perché lo sgozzassero.

Clitennestra
Chi te lo dice?

Elettra
Leggo nei tuoi occhi e anche nella tua paura che ancora è vivo. Che tu giorno e notte pensi soltanto a lui. Che ti si secca il cuore d'orrore perché sai che ritorna.

Clitennestra
Nulla m'importa di chi non è in casa. Io vivo qui, sono sovrana. Ho servi a sufficienza per sorvegliar le porte, e quando voglio, di giorno e di notte, lascio davanti alla stanza tre armati con occhi ben aperti.
E dal tuo labbro in qualche modo strapperò la giusta parola. Ormai tu ti sei tradita, la giusta vittima sai, anche conosci i riti che mi giovano. Se libera non lo dici, lo dirai certo in catene. Se sazia non parli, parlerai per fame.
I sogni, uno li scaccia. Chi ne soffre, e i mezzi non trova per guarirsi, è un pazzo. Io saprò quale sangue si dovrà versare perché io ritrovi il sonno.

Elettra
(
balza dall'ombra verso Clitennestra, sempre più le si avvicina facendosi sempre più spaventosa)
Quale sangue? Il sangue del tuo collo, quando ti abbia braccato il cacciatore! Sento che corre per le stanze, sento che alza la tenda del letto: chi sgozza la vittima nel sonno? Egli ti caccia dal tuo covo, scappi gridando, e sempre ti insegue, ti incalza per la casa! Fuggi a destra, c'è il letto! A sinistra, il bagno fuma sangue! Dal buio e dalle fiaccole cade su te una rete mortale nero e rossa (
Clitennestra, sconvolta da muto orrore, vuole rientrare. Afferrandola per la veste, Elettra la trascina in avanti. Clitennestra arretra verso il muro. Ha gli occhi sbarrati, dalle mani tremanti le cade il bastone.) E va la caccia per le scale attorte, lungo i corridoi silenziosi, di portico in portico; ed io! io! io che l'ho lanciata, io sono come un cane sui tuoi calcagni, cerchi una tana, ma io mi ti avvento contro da un lato, così ancora ti cacciamo fino a un muro e lì tutto si chiude... pur nel profondo buio io lo vedo, un'ombra, poi le membra e del suo occhio il bianco, là ci attende il padre: non avverte nulla, ma tutto deve avvenire: presso i suoi piedi noi ti cacciamo. Vorresti urlare, ma l'urlo ti rimane strozzato in gola, incompiuto, e cade a terra senza suono. Come una folle offri il collo nudo, senti vibrare il taglio nella sede della vita, invece egli trattiene il colpo: non è perfetto il rito. Nel silenzio ascolti il cuore in petto che urta contro le costole: quel momento - ti si stende davanti come un tetro baratro di anni. - ti è dato per soffrire quel che il naufrago soffre, quando l'urlo si perde tra le nubi di caligine e di morte, quel momento ti è dato perché tu possa invidiare chi sta inchiodato al muro della cella, chi invoca la morte come salvezza dal fondo di un pozzo - perché tu a te stessa sei tanto inchiodata, come fossi nel ventre ardente di una bestia di bronzo - e come ora non hai puoi urlare!
Qui sto io davanti a te, con l'occhio fisso leggi la tremenda parola che è impressa sul mio volto: l'anima pende dal cappio che tu stessa hai teso, scende la scure sibilando, ed io ci sono e finalmente ti vedo morire! Finiscono i tuoi sogni, e io non sognerò più, e chi ancora è vivo esulta e della vita può essere lieto!
(
Stanno una di fronte all'altra, gli occhi negli occhi, Elettra in preda a selvaggia ebbrezza, Clitennestra orribilmente ansante per lo spavento. La confidente scende di corsa. Sussurra qualcosa nell'orecchio di Clitennestra. Dapprima sembra che ella non capisca. A poco a poco si riprende. Fa cenno: «Luci!». Correndo escono serve e si dispongono dietro Clitennestra. Clitennestra fa cenno: «Altre luci!». Escono serve in numero sempre maggiore, si dispongono dietro Clitennestra, così che il cortile si riempie di luci e ondeggia sui muri un giallastro-rossastro chiarore. Ora i suoi tratti lentamente si mutano e lo spasimo cede il posto a un maligno trionfo. Si fa di nuovo sussurrare la notizia, mentre neppure per un attimo perde di vista Elettra. Saziandosi fino alla gola di gioia selvaggia, tende le mani contro Elettra in atto di minaccia. Poi la confidente le raccatta il bastone ed ella, appoggiandosi su tutt'e due e sollevando la veste mentre sale, frettolosa e avida si precipita in casa. Dietro di lei, con le fiaccole, le serve, come fossero inseguite.)

Elettra
Che le hanno detto mai? Come si rallegra! La mia testa! Mi confondo. Di che gioisce questa donna?

(Crisotemide entra correndo per la porta del cortile, urlando forte come di animale ferito.)

Crisotemide
(
gridando)
Oreste! Oreste è morto!

Elettra
(
le fa cenno di no, come se fosse fuori di senno)
Taci!

Crisotemide
Oreste è morto! (
Elettra muove le labbra.) Sono uscita, già si sapeva! Tutti stavano intorno e tutti sapevano, solo noi no.

Elettra (
cupa)
Nessuno sa.

Crisotemide
Tutti lo sanno!

Elettra
Nessuno può saperlo: non è vero.
(
Disperata Crisotemide si getta a terra.)

Elettra
(
solleva Crisotemide)
No! Non è vero! Te lo dico io, non è vero!

Crisotemide
Stavano vicino al muro gli stranieri, mandati a noi per annunciarlo: un vecchio e un giovane. L'hanno già narrato a tutti e intorno a loro stavano tutti e (
con fatica) tutti lo sapevano.

Elettra
(
con forza estrema)
No, non è vero!

Crisotemide
E a noi sole non si dice! A noi chi pensa? Morto! È morto, Elettra! È spirato lontano! Morto! Spirato in terra straniera, travolto e trascinato dai cavalli. (
Cade davanti alla soglia della casa al fianco di Elettra in preda a selvaggia disperazione.)

Un servo giovane
(
esce in fretta dalla casa, inciampa su chi giace davanti alla soglia)
Largo! Chi ingombra l'uscio? Ah! Potevo capire! Ehi, della stalla!

Un servo anziano
(
dal volto severo, appare sulla porta del cortile)
Che occorre dalla stalla?

Servo giovane
Bisogna sellare e subito! Hai capito? Un ronzino, una mula o per mio conto anche una vacca, presto!

Servo anziano
Per chi?

Servo giovane
Per chi l'ha comandato. Che meraviglia! Svelto! Per me! A me serve! Forza, trotta! Corro ai campi a cercare il padrone, devo consegnargli un messaggio, ed è un messaggio urgente, grave abbastanza perché io cavalchi una vostro ronzino malandato (
allontanandosi) fino a farlo morire
(
Scompare anche il servitore anziano.)

Elettra
(
tra sé, sottovoce e risoluta)
Adesso tocca a noi agire.

Crisotemide
(
chiedendo stupita)
Elettra?

Elettra
(
con fretta precipitosa)
Noi! È nostro dovere compierlo.

Crisotemide
Che mai, Elettra?

Elettra
(
sottovoce)
Meglio oggi stesso, meglio questa notte.

Crisotemide
Che, sorella?

Elettra
Che? L'atto che oggi su noi ricade, (
con grande dolore) perché egli non può più tornare.

Crisotemide
(
con ansiosa passione)
Quale atto?

Elettra
Tu ed io dobbiamo ammazzare lì dentro lei e il suo uomo.

Crisotemide
(
in una sommessa paura)
Sorella, parli di nostra madre?

Elettra
(
feroce)
Di lei. Anche di lui. Deve esser fatto senza indugio. Taci. Non c'è niente da dire. Niente c'è da pensare se non: come? Come lo facciamo.

Crisotemide
Io?

Elettra
Sì. Tu ed io. Chi altri?

Crisotemide
(
inorridita)
Noi? Noi due dobbiamo entrare? Noi? Noi due? Con queste nostre mani?

Elettra
Questo lascialo pensare a me (misteriosa)
La scure! (
con forza maggiore) Sì, quella con cui il padre -

Crisotemide
Tu? Tremenda, tu ce l'hai?

Elettra
La serbavo per il fratello. Ora tocca a noi vibrarla.

Crisotemide
Tu? Queste braccia abbatteranno Egisto?

Elettra
(
feroce)
Prima lei, poi lui; prima lui, lei dopo; non cambia nulla.

Crisotemide
Ho paura.

Elettra
Nel loro atrio non dorme nessuno.

Crisotemide
Ammazzarli nel sonno!

Elettra
Il sonno unisce le vittime. Se dormissero nello stesso letto, agirei da sola. Ma così, devi esserci.

Crisotemide
(
rifiutando)
Elettra!

Elettra
Tu! Tu! Sei forte! (
attaccata a lei)
Sei così forte! Ti hanno resa robusta le caste notti. Hai forza in ogni membro! I tuoi tendini sono come quelli di un puledro, agili sono i tuoi piedi. Come agili e flessuosi - senza sforzo li abbraccio - sono i tuoi fianchi! Ti insinui in ogni fenditura, e balzi su per le finestre! Permetti che ti senta le braccia: come sono fresche e robuste! Se mi respingi, sento quale forza in esse ci sia. Tu potresti schiacciare ciò che stringi a te. Tu potresti soffocare me o un uomo tra le tue braccia.
C'è tanta forza in ogni tua parte! Erompe fredda come un'acqua alpestre dalla roccia. Scorre sulle tue salde spalle, come i tuoi capelli.
Sento dalla freschezza della pelle il calore del sangue, con la guancia sfioro lievemente le tue braccia vellutate! Tu sei forte e fiera e sei bella, sei un frutto nei giorni del raccolto.

Crisotemide
Lasciami!

Elettra
No, io non ti voglio lasciare! Con le mie tristi braccia avvizzite ti abbraccio il corpo. Se vuoi sottrarti, tiri i nodi e stringi, ed io mi avvinghio attorno a te, affondo le mie radici in te e immetto nel tuo sangue il mio volere!

Crisotemide
Lasciami! (
Fugge di alcuni passi.)

Elettra
(
le va dietro con furia, la trattiene per la veste)
No! Non ti lascio!

Crisotemide
Elettra, ascoltami. Tu che sei saggia, Elettra, conduci me e te fuori della casa, all'aria aperta!

Elettra
Da ora e per sempre sarò tua sorella, una sorella come non lo sono stata mai! Siederò nella tua stanza e attenderò il tuo sposo. Per lui ti spalmerò d'olio e tu nel bagno fragrante ti immergerai come un giovane cigno e nasconderai la tua testa nel mio petto, prima che egli, ardente come una torcia tra i veli, ti tragga al letto nuziale con le sue forti braccia.

Crisotemide
(
chiude gli occhi)
No, sorella. Non pronunciare queste cose in questa casa.

Elettra
O sì! Da questo giorno in poi io sono per te più che sorella: io ti servo come una schiava. Quando avrai le doglie, resterò giorno e notte vicino al tuo letto, scaccerò le mosche, attingerò l'acqua fresca, e quando una creatura viva starà a un tratto sul nudo grembo, e tu sembrerai quasi sgomenta, in alto la solleverò, così in alto che il suo sorriso scenderà nei profondi ignoti abissi del tuo cuore e lì, grazie a questa luce, l'ultimo orrore gelido, si discioglierà e in chiare lacrime potrai sfogare il tuo pianto.

Crisotemide
Andiamo via! In questa casa muoio!

Elettra
(
ai suoi ginocchi)
Bello hai il labbro, quando si apre per rabbia! Dalla bocca pura, forte, deve erompere tremendo un grido, tremendo somigliante a quello che annuncia la morte, se ai tuoi piedi qualcuno giaccia come io ora.

Crisotemide
Che cosa dici?

Elettra
(
si alza)
Prima che me tu lasci e questa casa, devi farlo!

Crisotemide
(
vuole parlare)

Elettra
(
le chiude la bocca)
Non hai un'altra via di scampo. Non ti lascio, se prima bocca a bocca non mi giuri che lo farai.

Crisotemide
(
si divincola)
Lasciami stare!

Elettra
(
la riafferra)
Giura, verrai stanotte ai piedi della scala, quando tutto è silenzio!

Crisotemide
Lasciami!

Elettra
(
la tiene per l'abito)
Fanciulla, non rifiutarti! Non macchierai il tuo corpo di sangue: dall'abito imbrattato scivolerai rapida nelle vesti nuziali.

Crisotemide
Lasciami!

Elettra
(
sempre più incalzante)
Non essere vile! Se ora vinci il tuo brivido, avrai come compenso brividi d'amore notti e notti.

Crisotemide
Non posso!

Elettra
Sì, verrai!

Crisotremide
Non posso!

Elettra
Guarda, giaccio davanti a te, ti bacio i piedi!

Crisotemide
Non posso!
(
Scappa dentro la porta della casa.)

Elettra
(
le urla dietro)
Maledetta!
(
con selvaggia determinazione)
Allora, sola!

(Comincia a scavare con furia vicino alla parete della casa, di fianco alla soglia della porta, silenziosa come una belva. Di nuovo Elettra volge intorno lo sguardo, ascolta, scava ancora.
Oreste è fermo sulla porta del cortile, figura nera che si staglia sull'ultimo chiarore. Entra. Elettra lo guarda. Egli si gira lentamente, così che il suo sguardo cade su di lei. Elettra trasalisce febbrilmente.
)

Elettra
(
tremando)
Che vuoi, straniero? Perché ti aggiri nell'ora buia qui d'intorno e spii quello che fanno gli altri! Qui ho un'opera da compire. A te non importa!
Lasciami in pace.

Oreste
Devo aspettare qui.

Elettra
Che dici?

Oreste
Forse sei tu qui di casa, sei una serva di questa casa?

Elettra
Sì, faccio la serva. Ma qui non hai nulla da fare tu. Rallegrati e vattene!

Oreste
Te l 'ho detto, devo aspettare qui che essi mi chiamino.

Elettra
Quelli là dentro? Menti. Il padrone, lo so, non è in casa.
E lei, che vuole lei da te?

Oreste
Noi due, un altro ed io, abbiamo un'ambasciata per quella donna.

Elettra
(
tace)

Oreste
Ci hanno mandati per recarle la prova che suo figlio Oreste è morto davanti ai nostri occhi. Lo hanno travolto i suoi propri cavalli. Avevo la sua stessa età ed ero suo compagno giorno e notte.

Elettra
E devo anche vederti? Ti sei trascinato fin qui nel mio triste covo, araldo di sventure! La notizia non puoi gridarla dove è gradita! Il tuo occhio mi fissa e il suo è disfatto. Tu apri e chiudi la bocca ma la sua si è riempita di terra. Tu vivi e lui che era migliore di te e più nobile e degno mille volte di vivere, lui non c'è più.

Oreste
(
tranquillo)
Lascia Oreste. Era troppo contento della vita egli. Ma gli dèi lassù non sopportano uno squillo troppo forte di gioia. Ed ecco perché è morto.


Giorgio de Chirico: Oreste ed Elettra,
olio su tela, 1948

Elettra
Ma io! Ma io! Io qui giaccio sapendo che il ragazzo non ritorna, no, non ritorna più, che ormai il ragazzo va errando nelle caverne paurose e quelli in casa vivono in festa, che quella razza vive nella sua tana e mangia e beve e dorme ed io, come neppure una belva nel bosco vive sola e miserabile, io quassù vivo sola.

Oreste
Ma tu chi sei?

Elettra
Che ti importa chi io sia?

Oreste
Hai di certo vincoli di sangue con i due morti, Agamennone e Oreste.

Elettra
Parente? Sono io quel sangue! Il sangue di Agamennone sparso dalle canaglie! Mi chiamo Elettra.

Oreste
No!

Elettra
Dice di no! Mi soffia contro e mi spoglia anche del nome.

Oreste
Elettra!

Elettra
Poiché non ho più né padre...

Oreste
Elettra!

Elettra
né hofratello, i ragazzi mi deridono!

Oreste
Elettra! Elettra! La vedo dunque? E lei davvero? Tu? Ti hanno ridotto alla fame o forse ti hanno picchiata?

Elettra
Non toccarmi la veste, non frugarci con lo sguardo.

Oreste
Che hanno fatto mai delle tue notti? Tremendi sono i tuoi occhi.

Elettra
Lasciami!

Oreste
Hai le guance scavate!

Elettra
Va', entra in casa, là dentro ho una sorella che risparmia se stessa per le baldorie!

Oreste
Elettra, ascolta!

Elettra
Non voglio sapere chi tu sia. Non voglio vedere nessuno!

Oreste
Ascoltami, non ho più tempo. Ascolta: (
sottovoce)
Oreste è vivo!

Elettra
(
si gira di scatto)

Oreste
Una sola tua mossa, ed è perduto.

Elettra
È libero allora? Dove sta?

Oreste
È illeso come sono io.

Elettra
Salvalo dunque prima che quelli lo ammazzino.

Oreste
Sul corpo di mio padre! Per questo son venuto!

Elettra
(
colpita dalla sua voce)
Ma tu chi sei?

(Accorre dal cortile il vecchio servitore, di aspetto severo, seguito da tre altri servitori. Senza rumore, si getta a terra davanti a Oreste, gli bacia i piedi, gli altri baciano le mani di Oreste e l'orlo della sua veste.)

Elettra
(
quasi fuori di sé)
Ma tu chi sei? Ho paura.

Oreste
(
dolcemente)
Mi conoscono i cani del cortile, e mia sorella no?

Elettra
(
con un grido)
Oreste!
(
pianissimo, tremante)
Oreste! Oreste! Oreste! Non si muove nessuno! Lascia che io guardi i tuoi occhi, sogno, visione a me donata, più bella dei sogni! Superbo, inafferrabile, sublime volto, resta con me! Non dissolverti nel vento, non svanire nel nulla eterno. Dovessi io morire ora e tu ti mostri e mi prendi con te: ecco io muoio più felice di quanto ho vissuto! Oreste! Oreste! (
Oreste si china per abbracciarla. Con foga)
No, tu non devi abbracciarmi!
Scòstati, di te mi vergogno. Non so come mi guardi. Non sono che il cadavere di tua sorella, povero fanciullo mio! Lo so, (
sottovoce) nutri ribrezzo di me, ed ero figlia di un re! E credo che ero bella: quando accanto al mio specchio, spegnevo la lampada, mi sentivo castamente rabbrividire. Sentivo il mite raggio della luna si bagnava nel candore del mio corpo, così come in uno stagno. Tali erano le mie chiome da far tremare gli uomini, questi capelli arruffati, sporchi, stanchi. Vedi, fratello? Tutto ciò che ero, io l'ho sacrificato. Ho offerto il mio pudore, che è più dolce di ogni altro umano bene, che come un velo argenteo di blando fulgore lunare cinge ogni donna e lei difende e l'anima sua da ogni vergogna. Vedi, fratello? Questi dolci brividi ho dovuto sacrificarli al padre. Credi che quando gioivo del mio corpo, non salissero i suoi sospiri, non salisse il gemito fino al mio letto? (con mestizia)
Sono gelosi i morti: ed egli mi ha mandato l'odio, l'odio dai cavi occhi, come sposo. Così mi sono fatta profetessa e da me, dal mio corpo nulla ho tratto, nulla se non imprecazioni e disperato pianto! Perché mi fissi atterrito? Parla! Parlami dunque! Tremi in tutto il corpo?

Oreste
Lascia che il corpo tremi! Esso presente per quale via lo conduco.

Elettra
Agirai? Solo? Povero ragazzo?

Oreste
Essi che mi ordinarono l'atto, gli dèi mi sorreggeranno. Voglio farlo e sarò rapido. Lo farò! Lo farò!

Elettra
Lo farai! Beato è chi può agire, l'azione è come un letto dove l'anima ha tregua, come un letto di balsami, e in esso dorme l'anima, che è una ferita, un incendio, un ascesso e una fiamma!
Beato è chi arriva e compie l'opera, beato chi lo attende, beato chi lo guarda. Beato chi lo accoglie, beato chi lo tocca.
Beato chi la scure dissotterra, beato chi lo scorta con la torcia, beato chi la porta gli spalanca.

(
Sulla porta del cortile compare il precettore di Oreste, un vecchio vigoroso con occhi folgoranti.)

II precettore
(
li raggiunge in fretta)
Siete due folli voi, che il vostro labbro non frenate, dove solo un respiro, un suono, può rovinare la nostra santa impresa.
(
a Oreste in gran fretta)
Lei ti aspetta dentro, le serve ti cercano. Non ci sono uomini in casa, Oreste!

Oreste
(
si alza, reprimendo il proprio orrore)
(
La porta della casa si illumina e compare una serva con una fiaccola, dietro a lei la confidente. Elettra, con un balzo all'indietro si è posta nel buio. La confidente si inchina ai due stranieri, con un cenno li invita a seguirla nell'interno. La serva assicura la fiaccola a un anello di ferro nello stipite della porta. Oreste e il precettore entrano. Per un attimo Oreste chiude gli occhi, in preda a una vertigine, il precettore lo segue da vicino, si scambiano un'occhiata fuggevole. La porta si chiude dietro a loro.)

Elettra
(
è sola in una tremenda attesa. Corre su e giù davanti alla porta, ripetendo lo stesso cammino, a capo chino, come una belva prigioniera in gabbia. D'un tratto si arresta)
Non ho potuto dargli la scure!
Sono già entrati e a lui non ho potuto dare la scure. In cielo non ci sono gli dèi!
(
Ancora un'attesa terribile. Dall'interno echeggia stridulo e straziante l'urlo di Clitennestra.)

Elettra
(
urla anche lei come un'indemoniata)
Colpisci un'altra volta!
(
Dall'interno un secondo urlo. Dagli appartamenti a sinistra escono Crisotemide e una schiera di serve.)

Elettra
(
sta sulla porta e vi si appoggia con la schiena)

Crisotemide
È accaduto qualcosa.

Prima ancella
Lei grida così nel sonno.

Seconda ancella
Ci sono uomini in casa. Li ho sentiti che entravano.

Terza ancella
Le porte sono tutte sbarrate.

Quarta ancella
(
gridando)
Gli assassini! In casa gli assassini!

Prima ancella
(
con un urlo)
Oh!

Tutte
Che succede?

Prima ancella
Non vedete: qualcuno è sulla porta!

Crisotemide
Elettra! Sì, è Elettra!

Prima e seconda ancella
Elettra, Elettra! Ma perché mai non dice nulla?

Crisotemide
Elettra, perché stai lì e non parli?

Quarta ancella
Corro fuori e cerco aiuto! (
Corre via da destra.)

Crisotemide
Aprici la porta, Elettra!

Alcune ancelle
Elettra, lasciaci entrare in casa!

Quarta ancella
(
torna indietro)
Rientrate!

Tutte
(
prese da spavento)

Quarta ancella
Correte! Nelle nostre stanze! Egisto attraversa il cortile! Se ci vede e se in casa è successa un fatto orribile, ci ammazza.

Crisotemide
Via!

Tutte
Corriamo via!
(
Scompaiono in casa da sinistra. Da destra entra Egisto attraverso la porta del cortile.)

Egisto
(
si arresta alla porta)
Ehi! Nessuno a farmi luce? Non si muove nessuno di quei mascalzoni? Non può la canaglia imparare a comportarsi?

Elettra
(
prende la torcia dall'anello, corre giù verso di lui, e si inchina davanti a lui)

Egisto
(
si spaventa dinanzi alla figura sconvolta nella luce oscillante, indietreggia) E chi è questa femmina spettrale? Ho vietato che un viso sconosciuto mi si accosti! (La riconosce, con ira)
Che, sei tu? Perché mi vieni incontro?

Elettra
Mi permetti di farti luce?

Egisto
Già, il fatto riguarda prima te che altri. Dove trovo quei due stranieri che ci narrano di Oreste?

Elettra
Sono in casa. Hanno trovato una gentile padrona e fanno festa con lei.

Egisto
Essi ci raccontano davvero che è morto, ce lo narrano in nodo che non resta alcun dubbio?

Elettra
Signore, non lo narrano solo a parole, ma con segni tangibili di fronte a cui non resta ombra di dubbio.

Egisto
Che hai tu nella voce? Che è successo per ora lusingarmi in tal modo? Perché barcolli con la torcia avanti e indietro?

Elettra
È segno che finalmente mi son fatta saggia e mi schiero dalla parte del più forte. Vuoi che ti preceda, facendoti luce?

Egisto
(
un po' incerto)
Fino all'uscio. Ma perché danzi? Sta' attenta.

Elettra
(
mentre lo aggira in una specie di danza torva, facendogli all'improvviso un profondo inchino)
Qui! I gradini, che non cada.

Egisto
(
sulla porta di casa)
Perché qui è buio? Chi sono quelli là?

Elettra
Quelli che vogliono farti omaggio di persona, signore. Ed io che con sguaiata ed insolente presenza ti irritavo, ora voglio apprendere a ritirarmi in tempo.

Egisto
(
entra in casa. Silenzio. Poi rumori all'interno. A una finestrella appare Egisto, strappa via la tenda, urla) Aiutate il padrone! Mi ammazzano! Soccorso, mi ammazzano! Nessuno mi sente? (Lo trascinano via.)

Elettra
(
si protende)
Ti ode Agamennone!
(
Compare ancora il viso di Egisto alla finestra.)

Egisto
Ahimè!
(
Lo strappano via.)


Meurtre d'Égisthe par Oreste et Pylade
(Anonyme, vers 320 av. J.-C.)

Elettra
(
è rivolta verso la casa, e ansima orrendamente. Le donne escono correndo da sinistra; Crisotemide è tra loro. Come pazze corrono alla porta del cortile. Lì improvvisamente si fermano, si girano)

Crisotemide
Sorella! Elettra! Corri qui da noi, vieni con noi! In casa c'è il fratello! È Oreste, Oreste che l'ha fatto! (
Trambusto in casa, voci confuse, da cui si distinguono a volte più chiari le grida del coro: «Oreste».)
Vieni! Sta nell'ingresso, tutti gli sono intorno, e gli baciano i piedi.
(
Il tumulto dello scontro, lo scontro mortale tra gli schiavi che parteggiano per Oreste e i partigiani di Egisto, a poco a poco si è trasferito nei cortili interni, che comunicano direttamente con l'ingresso a destra.)
Chi odiava Egisto vivo, ha assalito gli altri, i cortili sono pieni di morti, imbrattati di sangue i vivi; tutti sono feriti, eppure tutti sono raggianti, esultano, si abbracciano...
(
Fuori un frastuono crescente, che però, quando Elettra comincia a parlare, progressivamente si è spostato verso i cortili esterni a destra e verso il fondo. Le donne sono uscite fuori, Crisotemide è sola, dall'esterno piove dentro una luce.) le torce a migliaia fiammeggiano. Non senti? Non senti dunque?

Elettra
(
rannicchiata sulla soglia)
Se io non sento? Se io non sento questa musica? Esce da me stessa. I mille e mille che portanole fiaccole, e i cui passi, migliaia di sconfinati passi, fanno rintronare cupamente la terra da ogni parte, essi tutti mi invocano. Io so, tutti mi aspettano, che io conduca le danze, e non ho forza: l'oceano immenso, sommerge ogni mio membro con la furia. Non posso alzarmi!

Crisotemide
(
quasi gridando per l'emozione)
Ascolta, lo portano tutti, sulle spalle lo portano.

Elettra
(
balza in piedi, pensierosa, senza curarsi di Crisotemide)
Noi siamo accanto agli dèi, noi esecutori. (
con entusiasmo) Il loro spirito ci trapassa essi come filo di spada... ma la loro potenza per noi non è troppa!

Crisotemide
Tutti sono mutati in volto, a tutti brillano di lacrime gli occhi e le vecchie guance! Piangono tutti, non ascolti?

Elettra
Ho seminato tenebre e raccolgo gioia su gioia. Ero un nero cadavere tra i vivi e ora sono il fuoco della vita, la mia fiamma squarcia le tenebre del mondo. Il mio viso deve essere più bianco del chiarissimo viso della luna. Chi posa su di me lo sguardo, deve cadere morto o deve soccombere alla gioia. Vedete il viso mio? Vedete il fulgore che da me si irradia?

Crisotemide
Buoni sono gli dèi! Buoni! Incomincia una vita per te, per me, per tutti. La sconfinata bontà degli dèi ci ha donato questo. Chi ci ha amato mai? Chi ci ha amato mai? Ora il fratello è giunto e amore scorre su noi come olio e mirra. Amore è tutto! Chi potrebbe vivere senza amore?

Elettra
L'amore uccide! Ma nessuno muore senza aver conosciuto l'amore!

Crisotemide
Elettra! Io devo stare accanto a mio fratello! (
Crisotemide corre via. Elettra scende dalla soglia. Ha il capo riverso come una menade. Muove in avanti le ginocchia, stende le braccia, è una danza ineffabile, nel ritmo della quale ella procede.)

Crisotemide
(
riappare alla porta, dietro di lei fiaccole, folla, visi di uomini e di donne)
Elettra!

Elettra
(
resta immobile, guarda fisso davanti a sé)
Taci e danza. Tutti vengano qui! Unitevi tutti! Io sostengo il peso della gioia e per voi danzo. Chi come noi è felice, deve solo tacere e danzare! (
Muove ancora qualche passo del più spasmodico trionfo e stramazza a terra.)

Crisotemide
(
è presso di lei. Elettra giace rigida. Crisotemide corre alla porta di casa e batte)
Oreste! Oreste!

Fine dell'opera

Une œuvre exceptionnelle, le groupe en terre cuite du Musée Canellopoulos à Athènes, qui présente Electre assise près du tombeau de son père au moment où elle reçoit la visite d'Oreste, peut être l'objet d'une étude très enrichissante :
- à gauche, le groupe des femmes : Electre et deux suivantes qui portent des vases pour les libations ; la jeune femme marque sa tristesse par son attitude ;
- au centre, la stèle funéraire (à comparer avec celles que l'on a retrouvées au cimetière du Céramique à Athènes) ;
- à droite, un groupe formé de trois hommes qui apparaissent derrière un cheval. Oreste qui tend la main vers Electre est coiffé d'un chapeau de voyage. Il est accompagné de deux hommes dont l'un, plus âgé, représente sans aucun doute son précepteur.